Lei muore e dona gli organi,
lui non può portarla in patria

Lei muore e dona gli organi, lui non può portarla in patria
di Milly Vigliano
Domenica 10 Aprile 2022, 12:00
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Un gesto di grande solidarietà ed amore che ha salvato la vita ad almeno quattro persone. È la storia di Nila, la donna ucraina di 60 anni, deceduta più di un mese fa, dopo essersi recata al Pronto Soccorso dell'Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione «Sant'Anna e San Sebastiano» di Caserta per un'emorragia cerebrale. Nila ha ridato vita e speranza a chi, magari, si era già arreso.

La donna aveva deciso, infatti, di donare in caso di decesso i suoi organi ed infatti, a seguito del periodo di osservazione e del parere favorevole espresso dai familiari, è stato effettuato un prelievo multiorgano: cuore, fegato, rene e cornee.

Tuttavia, a questo nobile gesto non ha fatto seguito la giusta attenzione nei confronti dei familiari da parte di una burocrazia che sembra non sentire ragioni nemmeno di fronte alla morte e alla generosità. Così, essendo la coppia non regolare perchè giunta in Italia prima della guerra, il marito Igor non ha potuto far cremare la moglie e riportarne in patria le ceneri, come lei desiderava.

Anzi, dopo aver bussato alle porte di tanti enti pubblici, solo la generosità di un vicino di casa, un architetto di Succivo, ha consentito a Nila di trovare almeno una sepoltura in cimitero.

La storia di Nila e l'odissea che si ritrova adesso a vivere suo marito, che già deve combattere per il dolore della perdita dell'amata moglie, è venuta fuori grazie alla caparbia e alla sensibilità del presidente dell'Associazione Italiana Trapiantati di Fegato (Aitf), Franco Martino, che è riuscito ad incontrare il signor Igor. Un incontro da cui è emersa tutta la forza di chi prova a superare il dolore della perdita di una persona cara, consentendo ad altre vite di rifiorire. E, d'altro canto, la gratitudine di chi rifiorisce grazie all'amore e alla solidarietà di chi dona.

«Confesso che questa vicenda mi sta provando molto - spiega Martino - non è possibile che a seguito di un gesto di civiltà, di un atto d'amore verso il prossimo, qual è il donare gli organi per salvare vite umane, si debba poi vivere una vera e propria odissea come quella che tuttora sta vivendo il signor Igor. Questo caso limite pone l'accento su di un problema assai più vasto che vedo noi volontari disarmati nell'affrontare analoghe situazioni e, necessariamente, deve poter trovare una soluzione. Sono immani e continui gli sforzi che si stanno producendo per diffondere la cultura della donazione alla cittadinanza a causa della grave carenza di organi, tessuti e cellule; e sempre più spesso ci rivolgiamo alle numerose comunità di cittadini extracomunitari che vivono sul nostro territorio per sensibilizzarle a voler esprimere la loro volontà sul consenso a donare; e qualche buon riscontro in merito comincia ad affiorare».

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«Nelle stesse giornate, infatti, a Caserta - precisa il presidente dell'Aitf - ci sono stati anche altri prelievi di organi donati da altri immigrati di etnia diversa. Ma non si può, poi, successivamente, sbattergli le porte in faccia perché non hanno il permesso di soggiorno. Queste persone non sono invisibili. Esse esistono e contribuiscono sotto varie forme anche al nostro benessere». Per Martino, dunque, bisognerebbe promuovere una legge che ponga fine a questo genere di odissee. «Si potrebbe magari pensare di modificare la stessa legge N° 91/99 continua il presidente dell'Aitf - (peraltro già abbastanza lacunosa sul trattamento delle cellule) contenente: Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e tessuti, prevedendo un percorso specifico per questo tipo di donatori, affinché i loro familiari consenzienti non si trovino più lasciati soli a vivere l'odissea che ha vissuto Igor. E' anche una questione di civiltà del nostro stesso Paese e le Istituzioni non possono ignorare il problema. Un donatore di organi e i suoi familiari hanno diritto ad un percorso agevolato nell'acquisire i diritti connessi alla cittadinanza italiana». Intanto, l'Aitf continuerà a percorrere ogni strada per stare vicino a questa persona; investendo del caso lo stesso coordinamento regionale delle associazioni di trapiantati e donatori operante presso la Direzione Generale per la tutela della salute della Regione Campania (di cui fa parte) e lo stesso C.R.T. (Centro Regionale Trapianti). «Ed infine - conclude il presidente dell'Aitf - si sta già interessando per far riconoscere a Igor lo status di rifugiato di guerra, dal momento che, allo stato attuale, non può più far ritorno in Ucraina». 

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