Uccide la moglie e spara dal balcone: così il carabiniere eroe camuffato da medico ha evitato la strage

Uccide la moglie e spara dal balcone: così il carabiniere eroe camuffato da medico ha evitato la strage
di Mary Liguori
Mercoledì 24 Gennaio 2018, 16:32 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 10:16
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Per tre ore il citofono e il telefono sono stati l’unico contatto con la realtà. Il suo mondo si è ridotto ai centoventi metri quadrati della casa che ha trasformato nella cabina di regia di un pomeriggio di orrore, follia, terrore. Dall’altro capo del telefono e del citofono c’erano i carabinieri del Reparto operativo specializzato nel ruolo di negoziatori. Una sola parola fuori posto, in casi del genere, può peggiorare situazioni già tese. Scatenare ulteriormente la follia di chi ha un momento di completa disconnessione dalla realtà.

Bellona, il giorno dopo. La casa di via Aldo Moro dalla quale Davide Mango ha sparato cinquanta volte in dieci minuti dopo avere ucciso la moglie è sotto sequestro. I carabinieri hanno trovato centinaia di cartucce per fucili da caccia e proiettili da pistola. Li aveva sistemati su un tavolo, pronti a usarli tutti. Mango poteva fare danni peggiori di quelli che ha provocato. Ma i militari sono riusciti a impedirgli di andare oltre.

Tre ore in cui un intero paese si è fermato. L’Italia, attraverso la tv e i siti web, col fiato sospeso ha seguito a distanza ciò che accadeva in quel vicolo di via Aldo Moro dove le villette a schiera sono concatenate le une alle altre. Dove, se Davide avesse aperto il gas, avrebbe fatto saltare un intero caseggiato.
 


Ha sparato sui passanti per dieci minuti dopo avere ammazzato sua moglie, Anna Carusone, e aver sparato anche contro la figlia in fuga. Ma poteva uccidere ancora. I carabinieri, coordinati sul posto dal comandante provinciale Alberto Maestri, guidati dal tenente colonnello Nicola Mirante, gli hanno parlato al telefono e al citofono. Lo hanno rassicurato anche quando ha iniziato a urlare di voler «parlare con Mussolini», quando ha detto «la mia vita è finita, ho ucciso mia moglie». I negoziatori hanno cercato di fargli credere che la donna fosse ancora viva, anche dopo che, ormai cadavere e dopo due ore di estenuanti trattative, Mirante l’ha tirata fuori dall’androne che era, purtroppo, già cadavere.  Il colonnello Mirante ha indossato la divisa di un medico del 118 e per due volte è riuscito ad entrare nel palazzo, rischiando la vita, dopo aver convinto Mango a lasciare che soccorresse sua moglie. Il colonnello Mirante l’ha portata fuori caricandosela sulle spalle. Purtroppo era già morta. Poi è tornato dentro per una donna che vive al piano sottostante quello in cui Davide si era barricato. Era in preda al terrore, il carabiniere l’ha convinta a uscire mentre Mango iniziava a minacciare di far esplodere l’edificio con il gas. 


«Davide, parlami dei tuoi hobby», «Arrenditi, ti aiutiamo noi a venirne fuori». Mango ascoltava. Poi riprendeva a urlare frasi senza senso, in un susseguirsi di raptus. «Mi voleva lasciare», spiegava. Poi i singhiozzi. E, di nuovo, le minacce. «Davide, puoi ancora farcela. C’è tua figlia. Fallo per tua figlia, lascia le armi». Mango non ha più sparato dopo i primi dieci minuti di pazzia, ma di uscire di casa non ha voluto saperne. Si è asserragliato nell’appartamento, minacciando di aprire il gas ogni volta che aveva il sentore che i carabinieri potessero fare irruzione. Non è più uscito sui balconi, forse consapevole che i cecchini appostati sui palazzi circostanti, evacuati ormai da ore, potessero sparargli. Ma l’obiettivo dell’operazione era tirarlo vivo da quell’inferno che lui stesso aveva scatenato. Salvargli la vita. Mango però non ha voluto saperne. 
 
 

I carabinieri hanno tentato un’ultima carta lasciando che fosse anche suo padre a parlargli. Prima al telefono. «Davide, esci di là, smettila». L’anziano inizialmente ha seguito le indicazioni dei militari prima di rivolgersi al figlio. Poi anche lui ha perso la testa. E ha iniziato a strillare mentre intorno era silenzio e attesa. «Davide, Davide! Ora basta». Lo ha ripetuto per minuti che sono sembrati interminabili. Davide ha ripreso a parlare con i carabinieri.

«Possiamo aiutarti». Niente. Lo sparo. E dall’altro capo si è sentito un rantolo. A quel punto sono saltate tutte le cautele. Nell’ultimo tentativo di salvargli la vita. Mango però si è sparato in bocca. Per lui non c’era più nulla da fare. 

Si cerca un movente preciso, forse ce ne sono diversi.
La gelosia, secondo parenti e amici, immotivata, aveva avvelenato l’esistenza di Davide e Anna. Liti continue. Tali che hanno costretto la coppia a cambiare più volte casa anche dopo la nascita della figlia oggi quindicenne. L’estremismo politico che si alimentava di germi fascisti. L’alcol. Lunedì pomeriggio Mango aveva bevuto. Tutto insieme, un cocktail esplosivo che si è manifestato in tutta la sua violenza lasciando l’amaro in bocca a un paese intero, a due famiglie sconvolte, a una ragazzina che a quindici anni deve già fare i conti con un passato di cocci. E a quei carabinieri che, fino all’ultimo, hanno cercato di farlo uscire vivo dall’inferno.  

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