LEGGI ANCHE Vescovo indagato si difende: «Quei soldi usati per la Diocesi»
L'ex vescovo e gli altri due imputati si sono sempre difesi sostenendo che Leone avrebbe agito nel pieno delle sua facoltà fisiche e mentali quando decise di dare i soldi a Di Cerbo affinché li usasse per la Diocesi, mentre la Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha sostenuto l'accusa - le indagini sono state invece realizzate dai carabinieri di Piedimonte Matese - ha sempre affermato il contrario, ovvero che Leone avrebbe agito contro la sua reale volontà e i suoi interessi. Una volontà emersa prima che le sue condizioni peggiorassero, quando aveva deciso di donare i suoi soldi ad istituzioni benefiche diverse dalla Diocesi di Alife.
Ed invece, con la malattia, i tanti soldi accumulati in una vita, sono finiti proprio alla Diocesi dell'Alto-Casertano; ma ciò, ha deciso il giudice, sarebbe avvenuto con inganno e sotterfugi, approfittando di un uomo che non aveva più le capacità per decidere dei suoi beni.