Materiali scadenti e mazzette per costruire
viadotti in tutta Italia: due arresti a Caserta

Materiali scadenti e mazzette per costruire viadotti in tutta Italia: due arresti a Caserta
di Marilù Musto
Mercoledì 11 Dicembre 2019, 17:29 - Ultimo agg. 17:52
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«Chiarirò tutto ai magistrati, lo farò al più presto alla presenza del mio legale Felice Belluomo». Questa la prima dichiarazione del sindaco di Lusciano, Nicola Esposito, dopo l’uscita della notizia di una seconda indagine che lo coinvolge. Quattro anni fa, il primo procedimento a suo carico sulla riqualificazione delle fogne nel paese che amministra.

Questa volta, però, sono pesanti le accuse su di lui e sugli amministratori: dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni di fondi Europei, al falso e alla frode in fase esecutiva. Si tratta di un’indagine nata da una segnalazione all’Anac, Autorità Anticorruzione, inoltrata da alcuni consiglieri comunali fra il 2015 e il 2016. Al centro, ci sono i lavori di adeguamento e completamento della rete fognaria stralcio I e II lotto. Stando al parere dell'Anac, l'Ati che aveva vinto l'appalto costruiva le condotte usando materiali di qualità e quantità inferiore a quelli dichiarati: invece del cemento armato usava il prolipropilene. Così è stato anche in Sardegna per l'appalto ai viadotti Navile a Cagliari. Lì, la procura ha aperto un fascicolo d'indagine parallelo. Un appalto che faceva gola a molti, quello di Lusciano, invece, anche perché sono, ancora oggi, «congelati» i sei milioni di euro in Regione che dovrebbero arrivare nelle casse del Comune per la seconda fase di lavori.

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Ebbene, il 2 marzo del 2016, l’Anac delibera che l’appalto affidato alla Co.Ge.Stra. srl con amministratore i Nicchiniello di Villa Literno sarebbe stato viziato da un prezzo lanciato al ribasso. In sostanza, il gruppo di imprese, l’Ati (in cui dentro c’era anche la ditta di Nicchiniello), vincitrice della gara, avrebbe scontato troppo il prezzo dei materiali rispetto ai lavori da svolgere. In che modo? Nel provvedimento dell’Anac si legge che «la variante progettuale in corso d’opera, che prevede la totale sostituzione degli sprechi in cemento armato in tubazioni in Pp» non poteva certo essere fatta. In sostanza, i prezzi bassi derivavano dalla possibile scarsa qualità dei materiali impiegati. Ed ecco che l’Anac impose lo stop per l’appalto delle fogne di Lusciano. Passa un anno e la delibera viene, quindi, acquisita dalla procura di Napoli Nord che, durante le indagini, ha chiesto all’Anac di ripercorrere le fasi della gara d’appalto in questione. Il parere tecnico dell’Anac fornito all’ufficio inquirente di Aversa - frutto del protocollo d’intesa firmato qualche anno fa dal procuratore Francesco Greco e dal magistrato Raffaele Cantone - ha fatto emergere l’illegalità. E così, nel calderone dell’inchiesta sono finiti anche il tecnico comunale di Casalnuovo, Anastasia Russo (responsabile unico del procedimento) all’epoca in servizio a Lusciano, l’ex assessore Nicola Grimaldi (anche dipendente del provveditorato per le opere pubbliche Campania e Molise), l’ingegnere Antonio Onofrio, amministratore della società Gop Srl, l’imprenditore Salvatore Nicchiniello e Vincenzo Sposito, presidente della commissione di gara. Indagati anche Gioacchino Gabriele e Nicola Costanzo che, inseme alla Russo, sarebbero stati gli autori formali di due verbali falsi riferiti ai lavori della rete fognaria. Uno dei verbali sarebbe poi stato inoltrato in Regione per ottenere il finanziamento dell’opera. Eduardo Cotugno è indagato per essere stato il direttore dei lavori fino al 19 ottobre del 2015, mentre Luigi Santagata sarebbe stato il collaudatore dei lavori in Fase uno.

Buonanno, Bruno e Mascolo erano invece i supporti al Rup, mentre Migliaccio era coordinatore della sicurezza in fase esecutiva dei lavori.

Il tutto si intreccia con l’inchiesta di Villa Literno e un’altra, parallela, in Sardegna dove al centro ci sono sempre loro: i Nicchiniello, imprenditori liternesi impegnati nei vari appalti pubblici in tutta Italia.

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