Viaggi dalla località protetta
per il pizzo: stangato genero boss

Viaggi dalla località protetta per il pizzo: stangato genero boss
di Mary Liguori
Giovedì 28 Febbraio 2019, 08:20
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Mentre era in località protetta, stipendiato dallo Stato in virtù della scelta di suo suocero di collaborare con la giustizia, usava il boss pentito (e poi scaricato dalla Dda) come uno spauracchio. Ma per entrambi, il conto è arrivato. Salvatore Belforte è stato cacciato dal programma dei collaboratori di giustizia, suo genero è stato condannato a dieci anni di carcere. Giuseppe Alberico è stato capace di chiederei il pizzo barattando la collaborazione del suocero. «Se non mi dai i soldi, finisci in galera». La sentenza, emessa ieri dalla prima sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, accoglie in toto le risultanze dell’inchiesta coordinata dal pm Luigi Landolfi che, dopo avere tolto a Salvatore 

Belforte lo status di pentito, chiese e ottenne l’arresto del marito di sua figlia, che finì in carcere, a Voghera, perché, mentre l’intera famiglia era in località segreta, beneficiando da un punto di vista economico della protezione riservata ai parenti dei pentiti, Giuseppe Alberico e la moglie si resero protagonisti di almeno due «viaggi lampo» a Marcianise. Lei, interrogata, ha spiegato che erano andati sulla tomba della figlia. Ma le celle telefoniche agganciate dai loro cellulari nei due giorni «incriminati», nella primavera del 2016, e le intercettazioni a carico delle vittime, di poco successive alle loro visite nella città natale, hanno ricostruito un’altra storia. La coppia avrebbe lasciato la località protetta senza autorizzazione per riscuotere il pizzo di Pasqua del 2016. Da ieri una sentenza di primo grado dà ragione alla Dda. Alberico è stato condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
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