Villa del boss Zagaria, trovati 106mila euro per la demolizione

Via Mascagni e la sua demolizione hanno un forte valore simbolico

La villa di Zagaria a Casapesenna
La villa di Zagaria a Casapesenna
Marilu Mustodi Marilù Musto
Giovedì 8 Dicembre 2022, 09:51 - Ultimo agg. 16:30
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Costerà 106mila euro l'abbattimento dell'ultima villa di Michele Zagaria, in via Mascagni a Casapesenna. A undici anni dalla cattura dell'ultimo boss del clan dei Casalesi (ieri, l'undicesimo anniversario dell'arresto) è stato firmato un protocollo d'intesa fra il Comune di Casapesenna e la Regione Campania su un tema: le spese vive che gli enti pubblici dovranno affrontare per gettare a terra l'ultimo baluardo della camorra.

Ci penserà la Regione che pagherà fino all'ultimo centesimo. Non è uno scherzo. Sotto le ruspe dovrà crollare un bastione di cemento incastonato in un budello di viuzze a Casapesenna e per arrivare in via Mascagni le ruspe dovranno faticare parecchio: al centro della villetta c'è anche un bunker in cemento armato che sarà riempito con una colata di calce fresca.

Il re del calcestruzzo (il clan) affogato nel suo stesso «oro». Non resterà più nulla del nascondiglio di Michele Zagaria, il boss ora rinchiuso a Milano-Opera al 41 bis.

Se l'impero di Michele «capastorta» è ormai crollato, la villa è rimasta com'era undici anni fa. L'inerzia sul fronte del riutilizzo è venuta a galla dopo una inchiesta de Il Mattino, seguita poi da una puntata di Striscia la notizia su Mediaset. Ora, qualcosa comincia a muoversi anche con l'interessamento della prefettura di Caserta con a capo Giuseppe Castaldo. Chi è saltato dalla sedia ed è corso a dare il suo consenso per un protocollo che prevede l'impiego dei fondi della Regione per gettare a terra la villa, è stato il sindaco Marcello De Rosa: «Sono corso a firmare, come Comune non abbiamo tante risorse economiche e per questo l'aiuto dell'ente regionale ci fa tirare un sospiro di sollievo - spiega adesso il primo cittadino di Casapesenna - la Regione si accollerà i costi di smaltimento mentre noi avremo il compito di ripristinare la viabilità in zona e in via Mascagni soprattutto».

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Il Comune si impegnerà anche a piantare un albero, probabilmente un ulivo, sul terreno spianato, libero dalle macerie: ciò che resterà della villa-bunker di via Mascagni della famiglia Inquieto, sarà un simbolo di pace su un luogo che ha rappresentato la morte. A undici anni dai fatti, Vincenzo e Rosaria, i due vivandieri che hanno ospitato il «capo dei capi» prima della sua cattura, sono liberi. Tuttavia, la famiglia Inquieto non sarebbe soddisfatta della presa di coscienza delle istituzioni negli ultimi anni, anche perché pare che l'utilizzo della villa da parte dei legittimi proprietari rientrasse fra gli accordi presi con coloro che resero possibile la cattura del capoclan nella sua Casapesenna, dopo 16 anni di latitanza. Ipotesi rimasta tale nel corso di questi undici anni, mai nemmeno smentita.

Via Mascagni e la sua demolizione hanno un forte valore simbolico: qui, nel cuore di Casapesenna, a un passo dal confine con San Marcellino, il pericolosissimo ras «capastorta» condannato a tre ergastoli, fu catturato come un topo in trappola, vittima del bunker che lo proteggeva. Dentro la villa, vivevano Vincenzo Inquieto, idraulico di professione, e sua moglie, Rosaria Massa, ufficialmente titolare di una sala di ballo. Su questa lunga storia di connivenze e silenzi si innesterà la via del riscatto con l'abbattimento, deciso a tavolino a maggio scorso dal sindaco di Casapesenna,  De Rosa, dal delegato per la legalità della regione Campania, Mario Morcone grazie a un confronto aperto con il delegato della Dda, Maurizio Giordano e il prefetto di Caserta, Giuseppe Castaldo con il suo vice, Biagio Del Prete. Adesso, le ruspe dei vigili del fuoco di Caserta avranno il compito di radere al suolo tutto. «La decisione si lega al riconoscimento della cittadinanza onoraria di Casapesenna ad Alessandro Tocco, l'ex capo della squadra mobile di Caserta», ha spiegato il sindaco De Rosa, che nella scorsa primavera consegnò il riconoscimento a Tocco. Qualcuno, però, dice che il potere criminale non sia mai finito qui, ma saranno i fatti a decidere da oggi in poi.
 

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