«Volevo colpire un cinghiale,
ho ucciso il mio amico Aldo»

«Volevo colpire un cinghiale, ho ucciso il mio amico Aldo»
di Antonio Borrelli
Lunedì 3 Ottobre 2022, 09:11 - Ultimo agg. 10:22
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«Cittadino modello», «punto di riferimento», «persona buona e fidata». Dal centro città alle frazioni è così che viene definito dai residenti sidicini Aldo De Francesco, l'imprenditore 57enne morto ieri durante una battuta di caccia. Non un cordoglio edulcorato dalla tragedia, ma un sentito ricordo per una persona che rappresentava uno dei pilastri della comunità sidicina. «Abbiamo perso un cittadino modello, una persona stimata che in tanti conoscevano, dentro e fuori al Comune - commenta il sindaco Giovanni Scoglio pochi minuti dopo aver saputo della tragedia -. A nome di tutta l'amministrazione esprimo il più profondo cordoglio alla famiglia, per una morte tanto assurda quanto dolorosa». 

Padre di tre figlie, nonno di quattro nipotini - l'ultima era nata soltanto dieci giorni fa - De Francesco era il titolare di una piccola azienda edilizia con sede nella frazione di Pugliano. In diverse occasioni aveva lavorato con l'ente locale sidicino ed era da anni il punto di riferimento per lavori di adeguamento e ammodernamento sia nel settore privato che in quello pubblico. Ma esprimeva la sua bontà anche quando lavorava, come testimonia l'ex primo cittadino, il medico Dino D'Andrea: «Ricordo con affetto e piacere quando nel novembre del 2021 la sua azienda stava adeguando il plesso scolastico della frazione di Casale di Teano per conto del Comune.

Non potevamo permetterci di pagare anche un rinnovato sistema di riscaldamento e lui regalò alla comunità tre caldaie. Un gesto di cuore». Oltre il lavoro, però, c'era tanto altro. Con una famiglia ormai numerosa e una vita sociale attiva, era amico di tutti e nonno a tempo pieno. Amava i suoi nipotini e stava vivendo con gioia i primi giorni di vita della quarta. Il fine settimana, invece, lo dedicava al suo hobby, la caccia: ogni domenica batteva le campagne dell'alto Casertano insieme agli amici per cacciare cinghiali, laddove consentito. Così aveva fatto anche ieri, prima della tragedia. Chi lo conosce ripete che era una persona «umana», «perbene», che anche quando tornava dalle battute di caccia regalava ad amici e conoscenti la selvaggina del carniere. Condivideva il suo hobby con uomini e ragazzi del circondario, rispondendo anche ad un'esigenza - quella della caccia ai cinghiali - che nei mesi scorsi si è fatta sempre più impellente. Basti pensare che la proliferazione dei suini selvatici, nel territorio, ha visto passare i parti da 2-3 a 7-8 cuccioli. L'escalation ha comportato anche un aumento repentino dei danni al settore agricolo del Casertano. Forse Aldo De Francesco aveva voluto unirsi alla risposta collettiva dei cacciatori, rispondendo a quell'appello lanciato anche da Coldiretti. Quell'hobby, però, gli è costato la vita in una tranquilla domenica di inizio autunno come tante, in circostanze assurde che nessuno a Teano riesce a spiegarsi. 

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«È una notizia terribile», «Abbiamo una sensazione di vuoto», «Non è possibile morire così, in un modo così semplice e drammatico»: sono solo alcuni dei messaggi che dalla serata di ieri si susseguono anche sul web, primo termometro dell'atmosfera di dolore che vive la comunità poche ore dopo, e che vivrà nei prossimi giorni, in attesa di riversarsi per dare l'ultimo saluto e per esprimere cordoglio alla famiglia De Francesco. 

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