«Voti comprati a 10 euro dal clan»
La Dda sequestra i verbali elettorali

«Voti comprati a 10 euro dal clan» La Dda sequestra i verbali elettorali
di Mary Liguori
Venerdì 22 Giugno 2018, 07:55 - Ultimo agg. 23 Giugno, 18:14
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È un’ipotesi inquietante ma, per ora, è solo un’ipotesi. Un teorema che però ha bloccato la proclamazione degli eletti a Maddaloni. Il sequestro del materiale elettorale è piombato sul Comune mentre erano il corso le operazioni di riconteggio delle schede. Il commissario le ha rinviate a data da destinarsi.
Con un decreto di perquisizione e sequestro firmato dal pm Luigi Landolfi della Dda di Napoli la squadra mobile di Caserta, diretta da Filippo Portoghese, ieri mattina, ha acquisito tutti i verbali dello spoglio, suddivisi per ogni singola sezione, l’elenco dei votanti, diviso sempre per sezioni, e tutte le documentazioni relative alle operazioni elettorali avvenute nei seggi di Maddaloni la notte a cavallo tra il 10 e l’11 giugno scorsi. La Procura indaga su un presunto inquinamento del voto che ha portato alla vittoria al primo turno del sindaco Andrea De Filippo. L’inchiesta si sta focalizzando sul seggio più caldo di Caserta Est, quello delle palazzine Iacp di Maddaloni. Via Feudo ormai è sinonimo di fortino del clan Esposito, dove il boss Antonio «o sapunaro» detta legge. Punto di snodo del traffico di stupefacenti destinato al Sannio, il quartiere è stato negli ultimi tre anni teatro di diversi blitz antidroga. In quel seggio, la lista «Orientiamo Maddaloni» ha candidato Teresa Esposito, sorella del giovane ras detenuto. Da ieri la 35enne è indagata per scambio elettorale politico-mafioso. Secondo il pool Antimafia diretto dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio la camorra ha viziato le elezioni con una compravendita di voti. Preferenze «acquistate» per 10 o 15 euro. Teresa Esposito, la sorella minore del capoclan, fu eletta in consiglio comunale per la prima volta nel 2013, con la legislatura spazzata via dalla retata che portò all’arresto del sindaco Rosa De Lucia. Anche l’anno scorso la Esposito entrò in assise, con 302 voti, ma la consiliatura finì anzitempo per la sfiducia allo stesso De Filippo eletto senza maggioranza. Sindaco d’espressione di centrodestra che due settimane fa è andato a segno con un risultato clamoroso. La Esposito è risultata la prima dei non eletti per la lista «Orientiamo Maddaloni». Per i rumors la sorella del boss ha un posto assicurato in giunta. 

LO SCENARIO
Ma chi è Antonio Esposito? Noto per i metodi violenti, detenuto da due anni, nel 2015 risarcito dallo Stato per un’ingiusta detenzione, di recente condannato all’ergastolo per omicidio. Ha ucciso, secondo la Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, un giovane pusher che voleva cambiare vita e smettere di spacciare. Gli sparò a sangue freddo davanti a un camioncino dei panini che staziona nel fortino del clan. Il ragazzo, che si chiamava Daniele Panipucci, morì dopo giorni di agonia. Alla lettura della sentenza, suo fratello ha minacciato il pm: «Ti taglio la testa», ha urlato. Ma torniamo in via Feudo, cuore popoloso di Maddaloni. È proprio lì che la sorella del boss ha racimolato i suoi 298 voti. In Consiglio non ci è entrata. Ma il supporto della sua famiglia, secondo la Dda, è stato determinante per la sua lista. E quindi per il sindaco. 

«CAMORRA NEI SEGGI? NO COMMENT, LASCIATECI GOVERNARE»
Il neosindaco Andrea De Filippo non è intenzionato a commentare il terremoto giudiziario che ha travolto Maddaloni. Alla domanda sulle ragioni che l’hanno portato ad accettare la candidatura della donna che, sebbene incensurata, ha parentele perlomeno discutibili, il primo cittadino del 60,88 per cento dei votanti di Maddaloni ha deciso di non rispondere. «Non scendo a commentare vicende particolari. Ho preso il 55% in ogni sezione. Via Feudo? Non so cosa sia successo. Ho fiducia nella magistratura e spero che quanto prima si possa dar seguito al mandato elettorale che, democraticamente, i cittadini ci hanno conferito».
Per la Dda una parte di quei voti sono stati acquisiti in maniera tutt’altro che democratica. Con una compravendita di preferenze. Con spese a domicilio, soldi e altro. E forse anche con l’influenza psicologica che la criminalità organizzata esercita in certe zone grigie della Campania. 
 

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