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Ma il pm di Napoli Nord e la polizia postale delegata alle indagini, hanno scoperto che Comparone si era inventato tutto, ideando un falso profilo Facebook intestato al consigliere regionale del Pd Stefano Graziano, e inserendo messaggi da cui emergeva la promessa di un posto di lavoro in cambio di voti fatta nei suoi confronti dal politico, che ha poi denunciato per voto di scambio. Comparone consegnò agli inquirenti dei messaggi che erano nel profilo facebook di tal «stefano.graziano.940»; messaggi dal contenuto esplicito, in cui Comparone ribadiva lo scambio: «Buongiorno, io come ho promesso faccio il mio dovere, però si ricordi che domani mio cognato ha la prova».
Molto chiara anche la risposta: «Sta tranquillo, pensa a fare i voti, per il resto ci penso io, abbiamo chiesto anche per lui il 30». Proprio indagando sul profilo, la Polizia Postale ha scoperto che dietro c'era Comparone; Facebook ha infatti fornito l'Ip relativo alla connessione utilizzatrice del profilo, ovvero Windtre, mentre quest'ultima ha fornito i numeri telefonici collegati all'Ip, e tra questi è emerso quello Comparone. Il cerchio si è così chiuso. Per Graziano è la seconda archiviazione in altrettanti indagini penali, dopo quella ottenuta per il procedimento per corruzione elettorale. Anche allora uscì indenne e pulito, ricevendo anche il plauso dell'allora premier Matteo Renzi. «Ho sempre avuto la massima fiducia nella giustizia e anche questa volta la verità è venuta a galla, smontando calunniose accuse costruite ad arte». Così Stefano Graziano, consigliere regionale del Partito Democratico, commenta la firma del decreto di archiviazione dell'inchiesta. «Ringrazio l'avvocato Vittorio Giaquinto per il lavoro fatto grazie al quale abbiamo porti to dimostrare che le accuse erano del tutto false, costruite ad arte attraverso un profilo Facebook falso.
Credo sia il momento di aprire una riflessione sui social, l'utilizzo e la tutela della identità digitale di ognuno di noi».