Zagaria, l'ultimo bunker in rovina:
la villa di Beatrice sarà caseificio

Zagaria, l'ultimo bunker in rovina: la villa di Beatrice sarà caseificio
di Marilù Musto
Venerdì 7 Maggio 2021, 09:59
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La vasca idromassaggio di Beatrice Zagaria è al primo piano della villa di viale Europa a Casapesenna. In questa casa aveva immaginato il resto della sua vita la sorella del capoclan Michele Zagaria. Pomeriggi d'estate con l'idromassaggio accesso e una buona musica di sottofondo. Tutto sarebbe stato possibile se solo la villa non fosse stata confiscata. «Se mi pento io, voi andate a lavare le scale», aveva detto il boss alla sorella nel 2015, intercettato nel carcere di Milano Opera. E nel villone di due piani con veranda e travi in legno, Beatrice non voleva mica lavarle solo lei le scale.


Una casa da re: solo il garage è pari a 500 metri quadrati. Manie di grandezza, al punto che ci sono due portoni di uscita: uno che sbuca nel comune di Casapesenna e l'altro in quello di San Cipriano d'Aversa. Due comuni in un solo edificio. «Si trattavano bene», sbotta ora il sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa. Il due volte primo cittadino è stato prima sotto scorta per le minacce subite, poi libero dalla tutela da circa un anno. «Hanno deciso che non c'era più pericolo per me», spiega. Ora, ha intenzione di mettere in moto il meccanismo del riutilizzo: «Nel bene confiscato a Beatrice Zagaria nascerà il centro polifunzionale con laboratorio artigianale per la produzione di mozzarella di bufala che faciliti l'inserimento lavorativo di donne vittime di violenza», racconta. Un milione e 450mila euro sono serviti per adeguare la villa a caseificio. Non briciole. «Con l'aiuto di Agrorinasce», continua il sindaco. Il cantiere chiuderà entro il mese di giugno se tutto andrà per il meglio e all'inaugurazione del caseificio sarà invitato anche il ministro dell'Interno.

Ma per la rinascita di un bene si sconta l'abbandono di un altro. L'ultimo bunker del boss Michele Zagaria in via Mascagni è inutilizzato.

Uno sberleffo. L'agenzia nazionale dei beni confiscati, da anni, non sblocca la pratica. «Sono trascorsi dieci anni dalla cattura del boss in questa abitazione - spiega De Rosa - e non siamo ancora riusciti ad avere le chiavi della villa. Lì, accanto al mosaico della Madonnina, Zagaria aveva installato una telecamera per tenere sotto controllo la strada», spiega indicando l'altarino. E infatti, Santa Maria è ancora lì. Che attende anche lei la rinascita di un luogo-simbolo. Davanti al portone di via Mascagni - dove la mattina del 7 Dicembre 2011 sfilarono le auto della polizia con il boss in manette - qualcuno ha lasciato il paraurti di una vettura. «Solleciteremo l'agenzia dei beni confiscati», conclude De Rosa. Sì, perché la villa della famiglia Inquieto non è solo la ex casa del «capo dei capi» del clan dei Casalesi, ma è un emblema. Se sia una icona del bene o del male, poco importa. Di certo, il punto di rottura passa attraverso il riutilizzo che, allo stato, non c'è.

 



Strada che vai, villa che trovi. Come quella di via Sant'Agata appartenuta all'imprenditore Luciano Licenza che diventerà un centro di recupero per tossicodipendenti. Vandalizzata e distrutta dalla camorra per renderla inaccessibile, la villa ha mura alte e una pianta di fico che entra fin dentro le stanze. Qui, c'è ancora il covo «freddo» dove i latitanti si nascondevano nel periodo d'oro della camorra. Sarà necessario un altro milione di euro per rimette a regime l'immobile. Un bene riutilizzato che funziona è invece quello di Pasquale Salzillo, confiscato e acquisito dal Comune, ora è gestito dalla chiesa Evangelica.

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Ma Casapesenna è ancora in «pericolo». Dopo l'arresto del boss Michele «capastorta» la camorra ha abbassato la testa, ma non chiede certo il permesso per entrare in paese. Negli ultimi tempi, sono tornati in libertà i fratelli di Michele Zagaria. Il primo, Carmine, vive a San Marcellino, ma a Casapesenna torna spesso per recarsi al cimitero. Anche Antonio Zagaria - residente, sembrerebbe, nella zona del litorale - pare torni spesso a Casapesenna in bicicletta. E mentre il boss Michele resta confinato al 41bis nel carcere di Sassari (dove è stato spostato nel periodo estivo del 2020), Elvira, la sorella, è libera nonostante, oltre un anno fa, avesse violato gli arresti domiciliari nella sua lussuosa villa di Boville Ernica, in provincia di Frosinone, dove viveva dal 31 maggio dell'anno prima, quando era stata scarcerata da Messina. Dopo un passaggio al carcere romano di Rebibbia, sarebbe tornata in provincia di Caserta. Per questo, il mese scorso, proprio il sindaco De Rosa ha depositato una denuncia alle forze dell'ordine che contiene dei timori sulla ricostruzione di un sistema che faticosamente era stato smantellato.
 

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