Covid a Natale, gli infettivologi: «Meglio del 2020, ma piccole ondate». Tornano le mascherine?

Il parere di Claudio Mastroianni, professore ordinario di Malattie infettive all'Università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana malattie infettive e tropicali

Covid a Natale, gli infettivologi: «Meglio del 2020, ma piccole ondate». Tornano le mascherine?
Covid a Natale, gli infettivologi: «Meglio del 2020, ma piccole ondate». Tornano le mascherine?
Lunedì 21 Novembre 2022, 16:15 - Ultimo agg. 17:49
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Che Natale sarà quello del 2022, dopo che le ultime due feste natalizie sono state rovinate dalla pandemia di Covid? Secondo gli infettivologi, sarà un Natale migliore rispetto a quello del 2020 e quello del 2021, ma ci saranno ancora piccole ondate. 

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Gli infettivologi: «Meglio di Natale 2020»

A parlare all'Adnkronos Salute è Claudio Mastroianni, professore ordinario di Malattie infettive all'Università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana malattie infettive e tropicali. Natale, quest'anno, «sarà sicuramente migliore di quello del 2020 perché oggi abbiamo tutte le armi per fronteggiare Covid-19, ma ci dobbiamo abituare a delle piccole ondate e recrudescenze, vista la grossa variabilità e l'altissimo grado di contagiosità che continua ad avere questo virus», le sue parole.

Anche per questo, secondo l'esperto, che ha parlato a margine del XXI Congresso nazionale Simit in corso a Roma, le mascherine «devono essere utilizzate nella maniera più appropriata e selezionata.

Nelle Rsa e in ospedale vanno assolutamente raccomandate e devono essere mantenute - avverte Mastroianni - anche laddove c'è un'alta concentrazione di persone, soprattutto per proteggere i più fragili».

«Varianti supercontagiose, tenere guardia alta»

Dopo alcune settimane di rallentamento tornano a crescere i casi di Covid-19, spinti dalle nuove sottovarianti di Omicron Bq.1 e Bq.1.1, note con i nomi Cerberus, a cui si aggiunge Gryphon, in aumento. «Queste nuove varianti attualmente in circolazione e già presenti in Italia hanno dimostrato un indice di trasmissibilità superiore a 15, per cui ogni persona è in grado di infettarne almeno 15». Lo sottolinea Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali, dal XXI congresso nazionale Simit, in corso a Roma. «Il numero dei casi sta aumentando, l'Rt è vicino a 1. Stiamo assistendo a un incremento delle ospedalizzazioni e anche dei decessi - fa il punto - Si tratta di un insieme di elementi che ci preoccupano e ci devono indurre a tenere alta la guardia».

Secondo Andreoni, «ad oggi possiamo ipotizzare con ragionevolezza che le prossime vacanze natalizie, a differenza degli ultimi due anni, potranno essere affrontate con maggiore serenità. Vi sarà comunque il rischio di un incremento dei contagi, che sarà opportuno fronteggiare con il ricorso a quei mezzi di contenimento indispensabili per la limitazione della diffusione del virus. Inoltre è fondamentale ribadire l'importanza della vaccinazione e dei richiami vaccinali con la nuova somministrazione bivalente, che protegge soprattutto i soggetti più fragili dalla malattia grave, coprendo anche la variante Omicron». Non solo. «Abbiamo constatato che l'immunità da vaccino o da malattia non è particolarmente duratura, quindi il richiamo periodico è necessario - rimarca - anche nei giovani, in quanto solo immunizzando un'ampia porzione di popolazione sarà possibile limitare la diffusione del virus e combattere la pandemia».

Attenzione anche agli effetti del Covid sull'antibiotico-resistenza. «Nei pazienti ricoverati per Covid-19 in terapia intensiva, una delle più frequenti cause di decesso è stata una seconda infezione causata da batteri multiresistenti agli antibiotici acquisita in ospedale - spiega Marco Falcone, segretario Simit - Si è verificato con frequenza quel fenomeno denominato come sinergismo microbico, per cui l'infezione batterica si è sovrapposta all'infezione virale già esistente».

 

«Oggi non abbiamo un'emergenza Covid nei ricoveri, ma vi sono diversi pazienti fragili, per età o per comorbidità, che se si infettano - avverte l'infettivologo - possono sviluppare una malattia grave, con il rischio di contrarre anche un'infezione batterica a livello polmonare: questo organo, infatti, già indebolito dal virus Sars-CoV-2, è maggiormente suscettibile a ulteriori infezioni di tipo batterico. A ciò si aggiunge il dato preoccupante per cui l'Italia ha il tasso di antibiotico-resistenza più elevato in Europa dopo la Grecia. Questo problema è particolarmente diffuso negli ospedali, ma il 20-25% di questi batteri si trova già in comunità e può essere alimentato da un uso distorto di antibiotici».

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