«Leonardo da Vinci? Figlio illegittimo di una schiava, un italiano a metà»

Un romanzo storico del napoletano Carlo Vecce mostra rivela l'identità della madre del genio rinascimentale: veniva dal Caucaso

Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci
Maria Pirrodi Maria Pirro
Mercoledì 15 Marzo 2023, 15:20 - Ultimo agg. 16 Marzo, 00:46
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Leonardo da Vinci, italiano a metà. «Per l'altra metà, forse la migliore, è figlio di una schiava, di una straniera al gradino più basso della scala sociale e umana, di una donna scesa da un barcone». Con documenti inediti mostrati in un'affollata conferenza, Carlo Vecce, professore universitario dell'Orientale, riscrive la storia del genio rinascimentale: pittore, architetto, scienziato, seguace fedele dell'esperienza, in grado di rivoluzionare le arti figurative, rompendo gli schemi e le scolastiche distinzioni. «La sua universalità deriva proprio dal non appartenere a una sola cultura e paese», sostiene lo studioso in Il sorriso di Caterina (Giunti editore), mettendo una profuga in copertina («un dramma anche dell'attualità») e ricostruendo l'identità materna per 600 anni rimasta avvolta nel mistero. «Sua l'idea di libertà assoluta. E, probabilmente, l'amore immenso per la natura, visto che la donna è circassa e quindi selvaggia, come quel popolo che venera i cavalli e ignora la scrittura, ma ha grande attitudine per il disegno, oltre a un antichissimo patrimonio di favole e miti: racconti che potrebbero aver colpito l'immaginario del piccolo Leonardo».

Carlo Vecce, professore universitario all'Orientale di Napoli


Vecce ritrova luoghi e suggestioni sin dalla «Annunciazione» dipinta dall'artista per il monastero di San Bartolomeo di Monteoliveto, oggi negli Uffizi. Sullo sfondo, fa notare, c'è una città marina: il paesaggio non è toscano ma orientale, forse ispirato alla Tana, avamposto delle civiltà europea al limite del mar Nero che coincide con il punto di arrivo di questo viaggio a ritroso verso le origini meticce, per poi tornare lungo le rotte del Mediterraneo. «Caterina arriva a Firenze grazie al marito della sua padrona, un vecchio avventuriero di nome Donato, già emigrato a Venezia dove aveva al suo servizio schiave provenienti anche dalla Tana». Vecce lo sostiene, presentando un documento del 2 novembre 1452 (Leonardo nacque sei mesi prima, il 15 aprile), recuperato nell'archivio di Stato di Firenze: è l'atto di liberazione della ragazza, pieno di sviste ed errori, ma autografo di ser Piero da Vinci, notaio e padre del bimbo non riconosciuto, che conquisterà gloria eterna con la sua vivace intelligenza. Per lo studioso, il manoscritto rappresenta la svolta nelle ricerche avviate oltre 20 anni fa, quando lo storico Giuseppe Galasso gli chiese di redigere una biografia di Leonardo per la collana di «Profili», approfondimenti portati avanti anche con Paolo Galluzzi, accademico dei Lincei. «Ma io, per primo, non avevo dato credito all'ipotesi già formulata da altri, che la mamma potesse essere straniera: così mi ero messo a cercare, tentando di dimostrare il contrario», e scovando invece la soluzione «quasi per caso».

Uno dei documenti mostrati durante la conferenza

In una vita da romanzo. «A Firenze, quando era ancora schiava, la ragazza venne data "in prestito" come balia in una casa fiorentina dove amoreggia ser Piero», spiega Vecce, che inserisce del romanticismo nella relazione sessuale che Caterina ebbe con il notaio.

Chissà cosa avrebbe detto lei, la protagonista, volutamente senza diritto di parola anche nel libro: la raccontano gli altri. 13 voci narranti, che compaiono in ordine cronologico, dal padre Yakov (nonno di Leonardo) al figlio «amatissimo», che le dice addio con un costoso funerale nel 1494, a Milano; e nella cappella dell'Immacolata Concezione, quella della «Vergine delle rocce», curiosa coincidenza, sono appena tornati alla luce resti di antiche sepolture, forse anche di Caterina.

«Nel volume tutto è reale, a partire dai nomi, la fiction interviene per connettere le varie storie», afferma Vecce, chiarendo però che fino allo sbarco il nome di Caterina non compare nelle carte consultate. Non solo. «Lei è una schiava, non è una principessa, eppure mi piace farle assumere tali sembianze e pensare che sia stata rapita. Così come sento che il suo sorriso è lo stesso della Monna Lisa», puntualizza, svelando il ragionamento sotteso nel titolo, e l'intreccio del testo. Al punto che «anche i particolari inventati sembrano veri», dice Antonio Franchini, direttore editoriale di Giunti. Visto che manca una nota bibliografica, diventa impossibile scindere un piano dall'altro. «Mi sono rifiutato di inserirla», rivendica l'autore, che usa un espediente letterario ripreso da Antonio Scurati per intervenire comunque in prima persona. «Immagino di incontrare il fantasma di Caterina diventata con il tempo un'ossessione. Mi ricorda mia madre, triestina, di mescolanza slava e tedesca. Ma io sono nato a Napoli, a San Giacomo dei Capri». Nella partecipazione autentica, trova forza la scrittura: le 528 pagine non sono appesantite dalle note e dalla precisione chirurgica del ricercatore, si leggono quasi d'un fiato; operazione più spericolata sarebbe avventurarsi nella filologia del testo: per questa, non resta che aspettare.

La prima presentazione oggi a Firenze, nel museo Galileo legato alla storia di Leonardo; giovedì 30 a Napoli, palazzo Venezia, nella libreria Ubik. Ventimila copie stampate per ora, ma Giunti, l'editore indissolubilmente legato a Leonardo, come ricorda il patron Sergio, punta sulla fiera di Londra per proporre il «caso» sulla scena internazionale. E ha già un altro libro in caldo, sempre di Vecce: La biografia di Leonardo da Vinci. Sottotitolo: Il figlio di Caterina, raggruppando nel prossimo volume documenti inediti ritrovati e non citati direttamente in questo romanzo storico. «Ce ne sono diversi che portano fino a Napoli», anticipa il docente dell'Orientale, che svela un altro mistero: «In città Leonardo non è mai stato, a differenza di quel che si era ipotizzato, ma ha avuto contatti diretti con la cultura dell'epoca e sono arrivati suoi manoscritti. L'ultima persona a fargli visita in Francia, prima della morte, non a caso, è stato il cardinale Luigi d'Aragona».

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