Fondazione Banco di Napoli, il Fondo Apodissario dell'Archivio storico entra a far parte dell’Unesco

Tra gli anfratti di Forcella sono custoditi i preziosi documenti prodotti dagli otto banchi pubblici tra il 1573 e il 1809

I protagonisti della Fondazione Banco di Napoli
I protagonisti della Fondazione Banco di Napoli
di Alessio Liberini
Sabato 27 Maggio 2023, 20:04
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L’origine della rete dei banchi napoletani, attraverso le dinamiche che caratterizzano e accomunano la loro esistenza, segna già dalla seconda metà del XVI secolo un significativo mutamento nei modelli, fin ad allora conosciuti, del rapporto degli esseri umani con il denaro. Tracciando una vera e propria “rivoluzione” sancita dall’invenzione, tutta partenopea, della fede di credito. Ovvero la primissima e primordiale forma di quello che oggi potremmo definire assegno circolare.

Lo schema innovativo, partito da Napoli, cambiò per sempre il modo di spendere il denaro diventando presto un modello di riferimento per tutti gli istituti di credito europei. Non è un caso quindi che l’Unesco, a margine della candidatura presentata nel novembre 2021, abbia iscritto nel Registro Internazionale del Programma  “Memory of The world” il “Fondo Apodissario degli Antichi Banchi Pubblici Napoletani”.

Qui, tra gli anfratti di Forcella, sono infatti custoditi i preziosi documenti prodotti dagli otto banchi pubblici tra il 1573 e il 1809 che rappresentano una significativa testimonianza della storia economica e culturale non solo della città di Napoli ma dell’intero patrimonio documentario mondiale di cui ora fanno parte.

La prestigiosa iscrizione del Fondo Apodissario nel Registro Unesco è stata presentata ufficialmente questa mattina nella sede della Fondazione Banco di Napoli. «Il riconoscimento – racconta il presidente della Fondazione, Orazio Abbamonte – è un primo passo ma è anche un momento di alta responsabilizzazione che ci spingerà a lavorare ancora più intensamente affinché questo Archivio possa avere tutto il rilievo e possa soprattutto risultare utile a chi vorrà consultarlo, studiarlo e lavorarci».

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«Un meritato attestato di rilevanza e diffusione mondiale» lo definisce il professor Abbamonte ricordando le attività effettuate per arrivare all’autorevole traguardo: «Il coordinamento di tutte le componenti della Fondazione è stato svolto dal Direttore Generale Ciro Castaldo, che ha anche avuto il merito di saper individuare la persona che ha avuto a sua volta il carico di tenere insieme le fila delle tante attività che hanno si è dovuto porre in essere per giungere alla meta, l’architetto Maria Teresa Iaquinta.

Un ringraziamento particolare, al Direttore Luciano Scala, che con la sua esperienza e competenza ha offerto un contributo decisivo alla formazione del dossier inoltrato a Parigi. E un ringraziamento particolare va a Mounier Bouscenaki, che ha, grazie alla straordinaria considerazione di cui gode presso l’Unesco, ha fatto da mentore del progetto, permettendo ad esso di essere giudicato nella giusta prospettiva. Infine, il mio personale ringraziamento ai dipendenti tutti della Fondazione Banco Napoli e della sua strumentale, il Cartastorie, per l’impegno profuso, ciascuno secondo le proprie competenze e capacità, nel perseguimento del successo dell’iniziativa».

Alla presentazione del riconoscimento hanno preso parte anche Gabriele Capone, il Soprintendente archivistico e bibliografico della Campania ed il delegato del sindaco di Napoli per le biblioteche e la programmazione culturale integrata, Andrea Mazzucchi.

«L’archivio storico del Banco di Napoli – ha spiegato Mazzucchi -  è un deposito di materiale straordinario, che rappresenta la storia globale, un unicum, interessante e intrigante un luogo perfettamente conservato, che coltiva la memoria del patrimonio scritto. Il riconoscimento Unesco è per la città un grande privilegio, che dimostra il nostro rilievo culturale e l’importanza del tema della conservazione».

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