Milot, Keys of unity a Napoli: «La mia chiave kolossal simbolo del dialogo»

«Meglio piazza Mercato del Plebiscito, è lo spazio perfetto per mandare un messaggio semplice come la sua gente»

Milot, al secolo Alfred Mirashi
Milot, al secolo Alfred Mirashi
di Maria Pirro
Martedì 28 Marzo 2023, 11:00 - Ultimo agg. 29 Marzo, 08:16
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È una chiave kolossal, simbolo del dialogo. L'artista la chiama così. «Vuole aprire tutte le porte, i luoghi chiusi, essere strumento per trovare la via giusta, superando paure, pregiudizi, incertezze, dubbi...» dice Milot, al secolo Alfred Mirashi, al lavoro per completare la monumentale istallazione cominciata ieri in piazza Mercato e destinata a proseguire in vista dell'inaugurazione fissata per giovedì 30 marzo.

L'opera è grande, così lunga da occupare l'intero campo di calcio disegnato dai bambini del quartiere tra i due pali dell'illuminazione, sinora l'unico segno tracciato in uno spazio carico di simboli, storie e leggende, in pieno centro, eppure così poco valorizzato.
«I ragazzi potranno continuare a giocare a pallone intorno alla Chiave, toccarla, e anche così avvicinarsi all'arte». 

Inizialmente si era ipotizzato di installare la sua scultura al Plebiscito.
«Meglio questa splendida piazza, che ha avuto un ruolo chiave - mi si consenta il gioco di parole - nella storia della città.

Ricordato per le rivolte e le esecuzioni, quantomai vivo e vero, lo spazio è perfetto per mandare un messaggio semplice come la sua gente. Di speranza, perché tutti abbiamo il diritto di realizzare i nostri sogni e tutti meritiamo le stesse opportunità per farlo».

La sua storia lo dimostra. Ex profugo albanese sbarcato con un gommone sulle coste pugliesi, oggi cittadino italiano, lei ha curato mostre a Pechino, Berlino, New York e tante altre metropoli. Ma, nel 1991, ha iniziato la sua carriera proprio qui, con una mostra al Maschio Angioino, dipingendo Venere e Maradona. Adesso, in zona terzo scudetto e senza adeguata vigilanza, la sua opera potrebbe tingersi d'azzurro...
«Spero che i cittadini la rispettino, anche perché avrebbe un alto costo farla ripulire, visto che la Chiave deve poi andare un po' ovunque».

Come mai ha scelto Napoli come prima tappa?
«Con la sua storia millenaria, Napoli resta una grande capitale culturale che mescola civiltà, razze, idee anche in un momento così difficile e divisivo, segnato da guerre, crisi, depressione. In città ho trovato l'importante sostegno del sindaco Gaetano Manfredi, che ringrazio, come il curatore Maurizio De Giovanni».

Qual è il ruolo dello scrittore?
«È chiamato a intervenire all'inaugurazione, e il suo entusiasmo per l'iniziativa è prezioso come la collaborazione del direttore artistico del progetto, Michele Stanzione, e dell'ingegnere Michele Palumbo, con Francesco Bianco, Lai Junjie e Albine Mirashi».

Senza uno sponsor privato sarebbe stato impossibile, però, per un'amministrazione pubblica sostenere i costi dell'operazione.
«Difatti, il progetto Keys of unity è proposto con Jean Wolfe Los Angeles (direttore esecutivo Michael Kaiser), che lo ha finanziato, stanziando un milione di euro».

L'impressione è che ogni volta che lei progetta una nuova «Chiave» voglia superare se stesso: la scultura in piazza Mercato che dimensioni ha?
«Composta da 13 pezzi, l'opera in acciaio corten è alta dieci metri e lunga venti cui si aggiungono altri dieci di basamento: pesa 40 quintali ed è la più grande al mondo, persino più di quella che ho donato a Cervinara candidata a entrare nel Guinness dei primati».

Quanto resterà in città?
«Dai tre ai cinque mesi, dipenderà dalle prossime tappe del tour che prevede Roma e Firenze, poi Madrid e Atene. E tanti altri luoghi, in ognuno verrà aggiunto un timbro sulla scultura. Non solo».

Cos'altro?
«Anche due chiavi - The water key in tournée a Sidney (poi in altre città tra Oceania e Australia) e The dream key a Washington, Boston e Los Angeles, con dedica a Martin Luther King - si aggiungeranno l'anno prossimo al progetto in modo da portare ovunque il messaggio di connessione e dialogo. E un'altra, Albanian Key, la realizzerò presto nel Nord del mio paese d'origine, poiché lì ho vinto un concorso internazionale organizzato dal ministero della Cultura».

Dopo tutto, il dialogo è la «chiave». Ma, nella città di partenza del messaggio, non lascerà segno?
«D'intesa con lo sponsor, ho intenzione di donare una grande scultura alla città, da sistemare non lontano, in piazza Nazionale». 

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