Morto Richard Serra, gigante del minimalismo

È morto a 85 anni il grande scultore americano, autore di enormi opere in metallo sistemate in spazi appositi. Nel 2003 fu protagonista dell’arte in piazza Plebiscito con la spirale «Naples», oggi al museo Guggenheim di Bilbao

Richard Serra
Richard Serra
di ​Lorenza Fruci
Giovedì 28 Marzo 2024, 06:45
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Materia, spazio, interazione. L’opera di Richard Serra ha impattato nello spazio e sul pubblico esplorando queste dimensioni. Protagonista indiscusso dell’arte contemporanea del secolo scorso, gigante del minimalismo, lo scultore statunitense che amava lavorare su operazioni kolossal in metal e site specific si è spento nella sua casa di Orient, New York, il 26 marzo a 85 anni a causa di una polmonite.

Nato il 2 novembre 1938 a San Francisco, da padre spagnolo e madre russa, studiò prima Letteratura inglese alla University of California di Santa Barbara e poi Arte alla Yale University (1961-64) dove si confrontò con Josef Albers sull’uso dei colori.

Grazie a una borsa di studio approdò in Europa, continente che segnerà la sua carriera per tutta la vita, soggiornando prima a Parigi e poi a Firenze (1964-66).

Lontano da casa, di fronte alla grandezza del dipinto «Las Meninas» di Diego Velázquez, entrò in crisi come pittore, appassionandosi contemporaneamente alla scultura grazie alla frequentazione dell’atelier Brancusi e poi alla conoscenza con Alberto Giacometti. Scoprì le potenzialità della materia in relazione allo spazio, e riemersero in lui le memorie dei materiali industriali verso i quali aveva sviluppato sensibilità lavorando come operaio in una acciaieria per mantenersi durante gli studi in America. 


L’Italia accolse e coltivò la sua svolta artistica. La sua prima personale «Animal habitats live and stuffed...» venne organizzata nel 1966 dalla galleria romana La Salita, che ospitò una serie di gabbie con animali vivi e impagliati. Mostra che fece storia e creò delle polemiche per cui il lavoro di Serra dovette essere difeso da Palma Bucarelli, arrivando ben tre anni prima dei famosi cavalli dell’istallazione di Jannis Kounellis, esposti nel 1969 alla galleria Attico.


Gli anni Settanta lo videro esplorare diversi materiali come gomma, fibra di vetro e neon, andando verso la definizione delle grandi opere scultoree site-specific in acciaio per cui è diventato famoso in tutto il mondo. Sculture ingombrati che entrano in relazione con lo spazio, anche urbano, attraversabili ed estranianti per il pubblico che si trova a dover riflettere sulla relazione tra spazio e tempo. Ricordiamo «Tilted Arc» del 1981, che, dopo l’nstallazione nella Federal Plaza di New York City, venne rimossa su richiesta dei cittadini; immediate le rimostranze dell’artista, ma una causa legale gli negò ogni diritto di pretendere il mantenimento dell’opera che aveva ceduto nell’originaria collocazione. 


Nel 1996 di nuovo l’influenza dell’arte e dell’architettura italiana su Serra che si ispirò a San Carlo, alle Quattro Fontane di Borromini per la serie «Torqued ellipses» installata per la prima volta al Dia Center for the Arts di New York.  Nel 2001 il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale d’Arte in quanto «creatore di un nuovo concetto di monumentalità», e dal 2005 ospite del Guggenheim di Bilbao con la «La materia del Tempo»; e al Madre di Napoli con «Giuditta e Oloferne». Imponente il lavoro «Est-Ovest / Ovest-Est» composto da quattro sculture che si trovano dal 2014 nel bel mezzo del deserto del Qatar come sei monoliti.


Fondamentale il suo rapporto con Napoli: per la città realizzò nel 2003 in piazza del Plebiscito , «Naples», una spirale costituita da grossi blocchi di metallo in equilibrio tra di loro, tra pesi e contrappesi, che rientrò nel più ampio progetto dedicato alla promozione dell’arte contemporanea lanciato da Antonio Bassolino. Oggi l’opera è al museo Guggenheim di Bilbao ma è possibile rivedere l’installazione partenopea grazie al film d’arte di Pappi Corsicato che riprese uno scimpanzé all'interno della spirale per dare forma al senso di attrazione, ma allo stesso momento al senso di smarrimento per l'ignoto e la confusione.

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