24 marzo, la Giornata nazionale della promozione della lettura

Voce ai librai di Napoli: Giancarlo Di Maio e la Libreria Dante & Descartes

24 marzo, la Giornata nazionale della promozione della lettura
24 marzo, la Giornata nazionale della promozione della lettura
di Aurora Alliegro
Venerdì 24 Marzo 2023, 13:00
6 Minuti di Lettura

Negli ultimi anni non sono certamente mancati interventi finanziari e iniziative pubbliche destinate alla promozione della lettura. Dal bistrattato bonus cultura (destinato a mutare forma e contenuto dal 2024) sino ai progetti realizzati dal Miur attraverso il Centro per il Libro e la Lettura, sono numerose le azioni messe in campo per combattere la povertà educativa e culturale in Italia. Iniziative come la Capitale italiana del Libro (Genova per il 2023), i Patti locali per la Lettura, “il Maggio dei libri”, “Ad alta voce”, “Città che legge” sono solo alcuni dei programmi annoverati nel Piano nazionale d’azione per la promozione della lettura per gli anni 2021-2023.

Nonostante questi sforzi, che si pongono in linea con le direttive internazionali, i dati relativi alla lettura in Italia restano scoraggianti, soprattutto se comparati al resto d’Europa. Come dimostra il dossier di Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia nel 2021, la quota dei lettori (ossia coloro che hanno letto almeno un libro nell’anno precedente l’intervista) resta stabile al 40,8%. I grafici evidenziano come, a partire dal 2000, quando la quota di lettori era pari al 38,6%, l’andamento sia stato crescente fino a toccare il picco nel 2010 (46,8%) per poi ridiscendere sensibilmente fino al 2016.

Dati Istat, 2021

Con il fine di ribaltare le statistiche, è stata istituita nel 2009 la Giornata nazionale della promozione della lettura, un’occasione per esplorare nuovi itinerari risolutivi con la mano tesa allo sviluppo culturale, di cui i cittadini-lettori devono necessariamente essere protagonisti e forza motrice.

Su questi ed altri punti all’ordine del giorno nell’agenda di lettori, editori e librai, ci siamo confrontati con Giancarlo Di Maio, classe 1988, proprietario di una delle principali librerie storiche napoletane, Dante & Descartes (“Libri perduti e ritrovati”), nota soprattutto per il ricercato catalogo di libri antichi e la disponibilità di edizioni particolarmente rare. Fondata nel 1984, la Libreria, che oggi dispone di due punti vendita (in via Mezzocannone e a Piazza del Gesù Nuovo), è anche casa editrice, nonché monumento al passato e alla tradizione libraria ed editoriale, a un modo di fare e vendere libri che va via via estinguendosi senza lasciare traccia.

Quando nasce la Libreria Dante & Descartes?

«Io appartengo ormai alla seconda generazione di librai.

La storia di questa libreria inizia a Via Donnalbina 22, la strada che collega via Monteoliveto all’Orientale, dove nel 1984 mio padre aprì la prima sede. Lui mi racconta che quella zona era un crocevia di universitari in quegli anni. Sin da subito, mio padre avviò anche la casa editrice, che inizialmente si occupava soprattutto di università. Quando avevo due anni, nel ‘90, mio padre si trasferì in una libreria più prestigiosa che si trovava tra via Mezzocannone e via De Marinis. Proprio lì ho mosso i primi passi nella libreria. Per me quella libreria era un sogno. Dopo un duro caro affitti, fummo costretti nuovamente a spostarci rinunciando a quella sede a noi molto cara. Così, dodici anni fa, mio padre si è trasferito in una nuova sede a Mezzocannone e io, che avevo 23 anni, ho aperto una nuova sede a Piazza del Gesù.»

Cosa vi contraddistingue in quanto libreria e casa editrice?

«Oltre alla libreria, abbiamo anche una piccola casa editrice. Parte della nostra produzione è sui nostri banchi. Per i piccoli librai, è molto bello avere una piccola casa editrice che ci consenta di controllare le proposte al pubblico. Alcune delle nostre pubblicazioni sono sul banco dedicato a Napoli. Si parte da “Il soggiorno napoletano” di Goethe, pubblicato in collaborazione con il Goethe-Institut; Walter Benjamin e Asja Lacis, con “Napoli porosa”; Jean Paul Sartre con lo “Spaesamento”, uno scritto su Napoli che fu escluso dalla raccolta di racconti “Il muro”; e poi Domenico Rea in tutte le forme, a partire da i “Pensieri della notte” che furono pubblicati a puntate su Il Mattino. Da un lato, quindi, vogliamo offrire strumenti utili per leggere la città del passato e del presente. Allo stesso tempo ci dedichiamo anche ad altri generi. Qualche anno fa pubblicammo “Averno”, la raccolta di Louise Glück, che nel 2020 ha vinto il Premio Nobel per la Poesia e che prima di allora era pressoché sconosciuta in Italia. Come libreria, poi, cerchiamo di unire piccole e grandi case editrici, proponendo libri nuovi e altri che noi chiamiamo “perduti e ritrovati”, cioè vecchi, usati, fuori catalogo e difficilmente reperibili che noi compriamo e reperiamo un po’ dappertutto.»

Come si è evoluta nel tempo la libreria?

«Negli ultimi anni è cambiato tutto. Dai cataloghi universali, i fax e le vendite fisiche siamo passati alle vendite online e i cataloghi digitali. Abbiamo una grossa pagina eBay che ci permette di comprare e vendere facilmente. Stiamo con un piede nel vecchio modo di vendere libri e con l’altro nella modernità, usufruendo di strumenti di vendita tecnologici. Durante la pandemia ci siamo reinventati con scambi fuori al supermercato e consegne al domicilio. Dal 2020 in poi, noi e tre altre librerie della città, Perditempo, L’ibrido e Tamu, abbiamo dato vita al progetto "LIRe", una rete di librerie indipendenti che organizza eventi culturali pubblici e gratuiti. Da questo progetto è nato il festival autorganizzato "Libbra" che quest’anno si ripeterà per la seconda edizione nei giorni 5, 6, e 7 maggio sempre nella cornice delle Scalze a Montesanto. A breve annunceremo il programma.»

Quanto leggono i napoletani?

«Al di là degli indici di lettura che ogni anno ci condannano a fanalino di coda nelle statistiche sulla lettura in Italia, io direi che c’è un buon livello di lettura. Io vedo che i napoletani, quando hanno bisogno di approfondire qualcosa, si recano ancora in libreria, e ciò non avviene altrove. Quando parlo con turisti provenienti da altre parti di Italia, mi rendo conto che non hanno idea di cosa sia una libreria con libri vecchi. In altri posti la lettura è appannaggio di catene e vendite online, mentre qui c’è ancora il commercio fisico. E queste vendite sfuggono alle statistiche. Nonostante ciò, restano tanti i problemi da risolvere. A Napoli, mentre si piangeva per quello che succedeva a Portalba, si perdeva Mezzocannone, dove la nostra libreria storica è tra le poche rimaste in quella strada. È una città strana che si accorge di cose quando sono già accadute e ne ignora altre già concluse.»

Come ti immagini il futuro della Libreria e delle librerie?

«Ogni giorno escono tantissimi libri. C’è una sovrapproduzione tale che a volte si perdono di vista belle esperienze editoriali che hanno bisogno dell’intervento del libraio. Questa velocità nel produrre libri ha un contrappasso. Con la stessa velocità, infatti, i libri vengono messi fuori catalogo se non vendono. E qui entro in gioco io con i miei libri di seconda mano. Se le cose continueranno così, i librai come me, se capaci di intravedere idee, riusciranno a garantirsi un futuro rimettendo i libri in rete con le proprie abilità e con l’utilizzo dei nuovi media. Ad esempio, io curo una rubrica Instagram che si chiama #ControScaffale. È nata per caso. C’erano dei libri che non entravano negli scaffali, allora li ho fotografati e postati su Instagram. La gente me li chiedeva e così li vendevo. Bisogna essere abili e sfruttare i nuovi media per trovare nuove modalità di vendita.»

Qual è il tuo libro preferito?

«Sicuramente “Una solitudine troppo rumorosa” dello scrittore praghese Bohumil Hrabal, il libro su cui è fondato questo posto.»

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