Quali e quanti mestieri si facevano a Pompei, 2000 anni fa? Quali erano le botteghe che in quella città venivano aperte, ogni giorno, da una folta schiera di schiavi, liberti, piccoli artigiani. E, quali erano i nomi, i cognomi e i soprannomi di sarti, panettieri, attori, gladiatori, fabbri, muratori, prostitute, usurai e manutengoli, ovvero di tutta la varia umanità che a Pompei rendeva possibile, con i limiti e i problemi, la vita giornaliera di un centro romano del I secolo dopo Cristo? Di più. Come morì, quella cittadina, assieme a Ercolano, Oplontis, Stabiae, quando il Vesuvio, nell'anno 79, esplose, azzerando la vita su un'area vasta quasi quanto un quarto dell'attuale Campania?
Carlo Avvisati, giornalista esperto di archeologia vesuviana, risponde a ogni interrogativo e lo fa con una narrazione dei fatti che aspira ad essere scientificamente corretta e portata avanti con stile giornalistico. Torna così in libreria, con una moderna veste grafica e un'accattivante copertina, la nuova edizione di «Pompei, mestieri e botteghe 2000 anni fa» impreziosita dalle prefazioni - presentazioni di due grandi archeologi pompeianisti, Stefano de Caro e Andrew Wallace-Hadrill.
Stefano De Caro nella sua significativa presentazione ammette che «Carlo Avvisati, che pure si muove nella tradizione della pompeianistica, riesce a sfuggire a questa deriva sia facendo ampio ricorso ai repertori generali di antichità romane sia, e soprattutto, grazie alla poesia. Come i personaggi che descrive nei suoi versi i suoi Pompeiani non pretendono di farsi modelli di storia e neppure di microstoria locale: raccontati con elegante leggerezza venata di ironia, sono semplicemente uomini e donne, cui toccò di vivere sotto il Vesuvio in un momento drammatico, con affetti e sentimenti umani, e perciò eterni». E così che, assieme agli altri, prendono corpo e dimensione Januarius il bagnino, custode delle terme di Marco Crasso Frugi; Pudens e Verecundus, pasticcieri ambulanti con licenza rilasciatagli dall'assessore in carica; la foeneratrix (strozzina e usuraia) Faustilla che dava soldi con interesse del 30 per cento della somma prestata.
E, ancora il lanifricarius: cardatore, lisciatore della lana; il lanternarius: reggitore di lanterna; il librarius: rilegatore di libri; il pomarius: fruttaiolo; il putiarius: pozzaro, scavatore di pozzi neri; il saccarius: facchino; i salinensis: fornitori e produttori di sale e le lupae, le prostitute che lavoravano nei diversi postriboli cittadini. «È a questo stuolo di persone che Carlo Avvisati - sottolinea nella sua prefazione l'archeologo Andrew Wallace-Hadrill - ha rivolto la sua attenzione, comprendendo, con l'istinto di un giornalista, che le realtà della vita emergono da una serie di istantanee. Gli studiosi sono ora davanti a una sfida: superare il loro disprezzo e studiare più sistematicamente le ricche testimonianze sulla vita commerciale che Pompei offre. Frattanto, i visitatori dell'antico sito profitteranno grandemente della vivace evocazione dell»umile vità romana offerta da questo volume