Siamo alla fine dell'Ottocento e Sherlock Holmes analizza le tracce che lo portano a scoprire gli autori di irrisolvibili delitti: sono gli indizi che lo portano a sciogliere gli enigmi; nella stessa epoca il dottor Freud indaga su tracce fatte di parole dei sogni e lapsus verbali e tic fisici: sono gli indizi che lo portano a scoprire le origini di malattie nascoste; nella stessa atmosfera Giovanni Morelli, uno strano «dilettante» innamorato dell'arte ma che ha studiato anatomia comparata, confronta la forma delle orecchie nei quadri degli artisti per scoprire le tracce, in dipinti di cui si ignora l'autore, dell'autore del dipinto.
Poi, più di mezzo secolo dopo, arriva uno storico contemporaneo che mette insieme il massimo di concreta realtà documentale possibile alla Storia con lo strumento che lui stesso chiama morfologico: lo studio di forme che si ripetono variando e che porta, attraverso l'esame delle tracce, l'indagine storica concreta a cercare di sciogliere misteri che non può sciogliere con i soli strumenti classici: lo storico contemporaneo è Carlo Ginzburg, e ora è in libreria un suo libro intitolato Miti Emblemi Spie pubblicato da Adelphi con nuovi saggi e una postfazione, un libro (la prima pubblicazione è del 1986) dove si incontrano ma anche si scontrano l'occhio di Calvino e quello di Freud, lo sguardo di Morelli e quello di Propp, la Stregoneria e Tiziano, le Spie e i lupi mannari, le impronte digitali e il mastino dei Baskerville, l'uomo primitivo e il nazismo, la mitologia germanica e Aby Warburg, incontri e scontri che per il lettore sono una festa conoscitiva.
Ginzburg, oggi ottantaquattrenne, ha spinto la Storia in territori difficili, dove la Storia è stata spinta a cercare le tracce reali di fenomeni storici ritenuti in passato «al di fuori» dei confini della Storia, ma lo ha fatto senza mai rinunciare alla concretezza documentale della Storia ma ampliando la sua visione con l'indagine dei miti, che fossero arcaici o popolari o culturali, considerati come qualcosa che rientra nella Storia ma che può illuminare le zone oscure di fenomeni storici mal documentati: e questa indagine ha portato a libri imperdibili come Il formaggio e i vermi, o I Benendanti, o Storia notturna, dove Ginzburg si è fatto storico di mugnai del Cinquecento considerati senza cultura e quindi senza storia, mostrando che essi avevano cultura e storia, e si è fatto storico del sabba stregonesco non solo nel tempo della sua «esplosione», ma in quello mitico-culturale delle origini.
E Miti Emblemi Spie in un certo senso ci spiega, attraverso indagini brillanti su Holmes e Tiziano e il Nazismo, da quale cultura è nata l'innovazione di Ginzburg: in un caleidoscopio dove compaiono, quasi alla maniera di una autobiografia, i grandi autori che hanno provocato nel ventenne Ginzburg quei terremoti senza i quali non nasce la passione né per la ricerca né per la letteratura né per qualsiasi forma che la cultura possa prendere, terremoti in cui lo storico Bloch dei Re taumaturghi può incrociare il Freud di Psicopatologia della vita quotidiana, si può arrivare dai Dialoghi di Leucò di Pavese al Mondo magico di De Martino, dai Minima moralia di Adorno all'antropologia strutturale di Levy-Strauss, e da Auerbach alle Lettere a una professoressa di don Milani.
Ma attenzione, lettore: questa sorta di puzzle è fantasmagorico solo in apparenza, perché il vero lavoro di Ginzburg è stato ed è quello dello storico che vede storicità in qualsiasi mitologia o realtà anche visionaria, e che non lascia mai che una ricerca sui maghi o gli sciamani o il sabba diventi uno di quegli inutili assemblaggi di dati che sono usati per inventarsi una «realtà» comoda o ideologica o fantastica.
Il fascino vero di quello che è ormai un classico come Miti Emblemi Spie e di tutti i libri di Ginzburg, tra cui in particolare Paura reverenza terrore, sta nel fatto che Ginzburg, impavido ma cosciente dei pericoli, entra in territori che da sempre sono preda di mistagoghi e manipolatori, come i territori in cui la politica nazista diventa una fede e un mito nascondendo il suo lato ipnotizzatore, e là trova spesso chiavi per scoprire i segreti delle costruzioni mitologiche.
E cosa resterebbe oggi da fare a chiunque voglia capire i fenomeni in cui la politica tocca la «pancia» delle persone con mitologie sempre rinnovate ma sempre simili, se non smascherare le mitologie falsificate del presente?
Ma questo lo diciamo noi: il lettore entri nella festa del pensiero di Ginzburg e si «diverta» a scoprire, se non vuole vivere da infante, come la Storia può indagare sulle complessità della realtà.
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