«Chiamami Iris»: donne, sentimenti e Napoli nel romanzo di Vincenza Alfano

«Chiamami Iris»: donne, sentimenti e Napoli nel romanzo di Vincenza Alfano
di Marco Perillo
Martedì 13 Novembre 2018, 22:00
2 Minuti di Lettura
Sono le donne le protagoniste assolute dei romanzi di Vincenza Alfano. Donne scandagliate nel profondo, coi loro drammi interiori, le loro esistenze che sono tele di Penelope, i loro sentimenti irraggiungibili, tra passato, presente e futuro. Donna è anche Napoli, che fa da sfondo - ma che in realtà è anch'essa protagonista - del nuovo romanzo della scrittrice: «Chiamami Iris», edito da L'Erudita e che sarà presentato martedì 20 novembre alle 17,30, al Pan con l'assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele, lo scrittore Maurizio de Giovanni e l'attrice Ramona Tripodi. Modererà il giornalista Rai Guido Pocobelli Ragosta. 

Il romanzo si snoda in una casa nel centro antico di Napoli, dove la piccola Iris vive un'esistenza serena fino alla morte improvvisa della madre. Affidata a un'assistente sociale, incaricata di accompagnarla da Napoli a Scilla da un’anziana zia, Iris si ritroverà presto a Napoli dalle suore. Qui conoscerà una nuova amica e si appassionerà alla scrittura, prima di scoprire il suo primo amore, clandestino, causa di un labirinto di sentimenti.

Una linea d'ombra da varcare, una rivoluzione da affrontare contro tutto e tutti, sovvertendo le regole, sfidando sé stessi. «Toccami. Sono Iris - si legge -. Sono l’orfana. Sono la bambina abbandonata. Sono la bambina accolta nella casa di una zia troppo anziana. Sono la deportata. Sono la monacata. Sono la condannata a non essere donna, a non essere madre. Adesso è il mio corpo che reclama la libertà che io ho ceduto senza nessuna costrizione.»

Un romanzo intenso di formazione, dunque, sulla libera scelta di una bambina divenuta presto e dolorosamente donna ma anche sulla colpa e sul destino di ognuno. Come sempre la scrittura di Vincenza Alfano è intensa e introspettiva, senza fronzoli e autentica.

Probabilmente c'è del vissuto in quest'opera che denota una conoscenza radicale per Napoli e per il mondo della scrittura, due mondi da affontare evitando gli stereotipi. E la docente e scrittrice napoletana, direttrice dell’«Officina delle parole», ci riesce al meglio, così come nelle sue precedenti prove narrative. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA