Dino Pedriali, morto il fotografo di Pasolini. Gli amici: «Dimenticato dalle istituzioni»

Dino Pedriali, morto il fotografo di Pasolini. Gli amici: «Dimenticato dalle istituzioni»
di Laura Larcan
Giovedì 11 Novembre 2021, 10:43 - Ultimo agg. 16 Novembre, 09:00
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Lutto nel mondo della fotografia. E' morto Dino Pedriali, il fotografo romano che aveva legato il suo talento alla memoria di Pier Paolo Pasolini. Aveva 71 anni. Se n'è andato stamattina alle 7:15, nella casa di cura romana Le ancelle francescane del buon pastore, dove era stato ricoverato dalla scorsa estate, assistito dal figlio Tristano. Consumato da una debolezza scaturita dalla malattia, un tumore alla gola, che l'aveva colpito qualche anno fa e che aveva anche compromesso la sua voce. Uno degli ultimi eventi espositivi che l'aveva celebrato risale al 2020, quando Alda Fendi gli aveva dedicato l’esposizione di 110 fotografie (della sua raccolta personale) che Dino Pedriali aveva scattato a Pier Paolo Pasolini, nei giorni precedenti il 2 novembre 1975, quando lo scrittore poeta e regista venne ucciso all’Idroscalo di Ostia. Scatti memorabili, in quell'elegante e poetico bianco e nero in cui Pasolini veniva ritratto nella sua casa di Sabaudia e in quella di Chia, vicino Viterbo. «I centodieci scatti di Dino Pedriali - aveva detto all'epoca Alda Fendi - sono tra le cose più importanti della mia collezione».

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Stava male da tempo, racconta l'artista Alessandro Valeri che gli è stato vicino. «Gli ultimi anni, dopo il tumore, non sono stati facili.

E' drammatico che un artista del suo calibro abbia affrontato tutto questo calvario da solo, senza un riconoscimento istituzionale. Ci lascia un patrimonio inestimabile. Non esiste un archivio, ora se ne occuperà il figlio Tristano». La sua Roma era legata al quartiere Prati dove ha vissuto. Ma anche la Roma delle borgate di Pasolini che da cronista dell'obiettivo amava raccontare. A maggio scorso le condizioni si erano aggravate. Aveva avuto un incidente, era caduto e sbattuto la testa. Dalla scorsa estate era entrato nella casa di cura. «Pedriali era un artista geniale, ma viveva senza agi. Tra molte difficoltà». Ora gli amici artisti e galleristi si stanno stringendo intorno a Tristano Pedriali per organizzare un funerale alla sua altezza. «Stiamo cercando aiuti per poter fare il funerale».

«Nonostante lui avesse un enorme patrimonio di archivio - continua Alessandro Valeri - aveva difficoltà finanziare e stiamo raccogliendo i soldi per fargli il funerale. Ha raccontato un'Italia fantastica ma purtroppo ha vissuto solo con i soldi della Siae perché non voleva più vendere le sue opere in quanto era sconcertato dal mondo dell'arte. Le sue foto infatti non erano riconosciute economicamente per quello che realmente valevano». «È stato un uomo coraggioso e molto generoso - riflette Valeri - nonostante si dica in giro che fosse polemico. Ha fatto cose molto importanti, ha fotografato Pier Paolo Pasolini nella sua casa di Sabaudia pochi giorni prima che lo scrittore venisse ucciso, ma non solo. Ha fotografato Andy Wrahol, Man Ray e moltissimi altri artisti con una lucidità straordinaria e una qualità artistica di altissimo livello. Ora mi occuperò di trovare una chiesa importante per le sue esequie», conclude l'artista.

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Era il 1975 quando Dino Pedriali comincia a lavorare con Pasolini. All'epoca aveva appena 25 anni. La fotografia era già la sua strada professionale (aveva fatto l’assistente di Man Ray), ma attendeva una svolta, che gli offrì lo scrittore.  Lo scelse proprio per seguire, attraverso le foto, le fasi di realizzazione del suo titanico libro-testamento “Petrolio” (che come sappiamo non riuscirà a vedere completato, perché ucciso nel 2 novembre dello stesso anno). Il rapporto tra Dino e Pier Paolo fu intenso, come raccontano le fotografie. Dino lo segue, lo spia, lo ritrae in ogni momento della giornata. Mentre pensa, legge, riposa, mentre tocca i suoi oggetti del cuore, come la macchina da scrivere Lettera 22. Un universo, quello di Pasolini, che Pedriali sapeva leggere e interpretare. In una puntata di Storie Maledette intervistato da Franca Leosini, Dino Pedriali dichiarò: «Sono convinto che sia stato un omicidio maturato nell’ambiente della prostituzione maschile: è un omicidio che nasce lì, dal branco, e con la politica non ha nulla a che fare. Non è stato un delitto politico».

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