«Don Riboldi, il coraggio tradito», Pietro Perone presenta il libro a Santa Ninfa dove il parroco affrontò il dramma del terremoto

Venerdì 3 marzo alle ore 18 nell'aula consiliare del comune di Santa Ninfa in provincia di Trapani

La locandina dell'evento
La locandina dell'evento
Lunedì 27 Febbraio 2023, 14:37
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Venerdì 3 marzo alle ore 18 nell'aula consiliare del comune di Santa Ninfa in provincia di Trapani il giornalista del Mattino Pietro Perone  presenta il libro “Don Riboldi 1923-2023, il coraggio tradito di Pietro Perone”, edizioni San Paolo (Milano).

Alla presentazione saranno presenti Giuseppe Lombardino sindaco di Santa Ninfa, don Vincenzo Aloisi parroco di Santa Ninfa. Introduzione di Carlo Ferreri presidente del Consiglio comunale.

Dialogano con l'autore Biagio Accardo poeta e mons. Angelo Giurdanella vescovo di Mazara del Vallo.

A cento anni dalla nascita di don Riboldi il ricordo nella sua Santa Ninfa, dove da parroco affrontò il dramma del terremoto e lottò per una ricostruzione soltanto promessa, primo prete a marciare fino a Roma insieme con i bimbi con i quali si recò da Aldo Moro, che era presidente del Consiglio, Giovanni Leone al Quirinale e da papa Paolo VI. A Santa Ninfa un pomeriggio dedicato alla memoria di un Vescovo, nato in Brianza, che insegnò il coraggio prima ai siciliani e poi ai napoletani. Un incontro particolarmente significativo all'indomani dell'arresto del super latitante Messina Denaro: a don Riboldi inviato in Belice dal suo ordine, i Rosminiani, fu assegnato anche il comune di Castelvetrano dove negli anni Sessanta la mafia già esercitava un forte potere di condizionamento su ogni aspetto della vita sociale.

I familiari del boss erano nostri parrocchiani, ha ricordato don Vito Nardin che condivise l'esperienza del Belice con don Terremoto come gli abitanti della valle definirono quel sacerdote fattosi meridionale per missione.

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Dal libro Don Riboldi 1923-2023, il coraggio tradito di Pietro Perone, edizioni San Paolo (Milano): «In mezzo alle baracche è stato ordinato vescovo l’11 marzo del 1978. È una giornata illuminata dal sole e sferzata dal vento di scirocco che si insinua tra le case disabitate e sembra voler infliggere una definitiva spallata a quelle rovine. Volano le tovaglie bianche che coprono l’altare posto al centro del palco; gli anziani tengono le coppole strette tra le mani. Il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo e il vescovo di Mazara del Vallo, Costantino Trapani, che officiano la messa, fanno fatica a farsi ascoltare perché la loro voce viene ricoperta dal rombo sordo del vento. In diecimila lasciano i propri container per assistere alla liturgia, che si svolge nella piazza: cerimonia improvvisata, quasi da sagra paesana. Dice con orgoglio un anziano sulla soglia del proprio container ricoperto di manifesti che pubblicizzano un amaro che si produce nella valle: «Il papa lo ha scelto ma è una creatura nostra. Quel parroco è uscito da noi».

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