Premio Strega a Emanuele Trevi con “Due vite”, le 10 frasi più belle tratte dal libro

Premio Strega a Emanuele Trevi con “Due vite”, le 10 frasi più belle tratte dal libro
di Maria Pirro
Venerdì 9 Luglio 2021, 15:22 - Ultimo agg. 10 Luglio, 16:12
4 Minuti di Lettura

«Due vite», dieci brani tratti dal libro di Emanuele Trevi vincitore del Premio Strega 2021. Un modo diverso per presentare il racconto edito da Neri Pozza, incentrato sulle storie di Rocco Carbone e Pia Pera, scrittori legati all'autore da una profonda amicizia, prematuramente scomparsi qualche tempo fa.

1.

Di quella mattina ho un ricordo luminoso, la vita pareva ancora nasconderci qualche promettende segreto, ed era come se il maestro avesse appena terminato il suo capolavoro apposta per noi, con un ultimo tocco leggero di pennarello.

2. Più ti avvicini a un individuo, più assomiglia a un quadro impressionista, o a un muro scorticato dal tempo e dalle intemperie: diventa insomma un coagulo di macchie insensate, di grumi, di tracce indecifrabili. Ti allontani, viceversa, e quello stesso individuo comincia ad assomigliare troppo agli altri. L'unica cosa importante in questo tipo di riscatti scritti è cercare la distanza giusta, che è lo stile dell'unicità.

3. E in quelle donne che amava (e le amava davvero, in modo impetuoso e possessivo) intravedeva sempre una debolezza, una comprensione della realtà limitata dal privilegio, alla quale avrebbe posto rimedio lui, che si era conquistato ogni singola cosa partendo da quello che considerava il gradino più basso.

4. Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l'ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno.

5. La scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne, accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, si manifesta di sua propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, è proprio lui una buona volta.

6. Quella che mi si fa incontro è un'immagine della totalità della vita, un'immagine che racchiude in sé ciò che è possibile sapere e ciò che non si può sapere, il giorno e quella parte della notte che, come nelle sonate di Chopin, non diventa mai la luce dell'alba, non passa, permane.

7. Perché è vero solo ciò che ci appartiene, ciò da cui veniamo fuori.

8. I nostri amici sono anche questo, rappresentazioni delle epoche della vita che attraversiamo come navigando in un arcipelago dove arriviamo a doppiare promontori che ci sembravano lontanissimi, rimanendo sempre più soli, non riuscendo a intuire nulla dello scoglio dove toccherà a noi, una buona volta, andare a sbattere.

9. Come fiori di melo appena sfiorati dalla brezza, anche i ricordi di chi abbiamo conosciuto talmente bene che la consuetudine è diventata quasi un riflesso condizionato, si staccano e volano via con rapidità inconcepibile. Pensiamo di averne accumulati di averne accumulati tantissimi, così numerosi e vividi da ritenerli inestinguibili - e invece in mano ci resta poco più di uno sfarfallio di immagini incerte e fuggitive. Forme di memoria talmente insignificanti e sbriciolate da equivalere alla dimenticanza. Tutto l'onere della prova ricade sulle spalle di chi resta.

10. Soprattutto di un corpo gettato nel vuoto rimane solo il peso. Poi tornano l'ironia, un pensiero gentile, la capacità di farsi coraggio.

Video

© RIPRODUZIONE RISERVATA