Elena Ferrante, l'ultimo mistero della scrittrice invisibile: scomparsi i diari che hanno ispirato “L'amica geniale”

Elena Ferrante, l'ultimo mistero della scrittrice invisibile: scomparsi i diari che hanno ispirato “L'amica geniale”
di Vittorio Del Tufo
Giovedì 10 Febbraio 2022, 23:01 - Ultimo agg. 12 Febbraio, 08:26
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Il segreto di Elena Ferrante è ancora nascosto al Rione Luzzatti. E sarebbe custodito in un quaderno nero, di cui si sono perse le tracce, conservato a lungo negli scaffali impolverati della biblioteca Andreoli fondata negli anni ‘40 dal maestro Agostino Collina, figura centrale e memoria storica del quartiere delle «amiche geniali».

Nel giallo della scrittrice (o dello scrittore) invisibile - chi si nasconde dietro lo pseudonimo Elena Ferrante? Chi ha fornito all’autrice (o all’autore) il materiale biografico all’origine del suo libro cult, L’amica geniale? - irrompe un nuovo mistero: il diario scomparso. È un mistero che ci porta nel cuore della Biblioteca Circolante, fondata alla fine degli anni ‘40 dal professor Collina, amatissimo da più generazioni di alunni (a lui è ispirato il personaggio del maestro Ferraro nei libri della Ferrante e nella serie tv). 

Fino a qualche anno fa tra i documenti conservati nella biblioteca v’erano anche alcuni quaderni scritti dallo stesso Collina, una dozzina di taccuini neri che sono svaniti nel nulla. Negli anni ‘50 il maestro aveva l’abitudine di riportare su questi quaderni le cronache del rione, una sorta di diario di bordo partendo dai racconti dei ragazzi che frequentavano l’oratorio, i gruppi scout e la stessa biblioteca del rione. In quei fogli scritti a mano è ricostruita la vita di tutti i giorni della generazione di Lila e Lenù, le due amiche protagoniste della tetralogia dell’Amica geniale. Una sorta di «sceneggiatura» originale su cui sarebbe stata poi imbastita la trama del romanzo venduto e letto in ogni angolo del pianeta. 

Tra le storie finite nei quaderni del professor Collina, scomparso nel ‘75, vi era con certezza quella di Nunzia Gatta, 80 anni, nata e cresciuta nel rione di Lila e Lenuccia. Già all’indomani dell’uscita de L’amica geniale Nunzia raccontò di aver riconosciuto, nelle pagine della Ferrante, numerosi frammenti della propria vita, dall’infanzia alla giovinezza. «Quella di Elena Greco e Lina Cerullo è la mia storia.

I due personaggi sono in realtà un’unica persona: io. Solo che l’autrice (o autore) li ha sdoppiati rimarcando i due lati della mia personalità. Io ero l’incubo dei ragazzini del rione - raccontò alla nostra Giuliana Covella e conferma oggi - li mettevo in fuga e difendevo le mie compagne graffiandoli e tirando loro i capelli».

La storia di Nunzia Gatta è certamente comune a quella di tante altre ragazzine del quartiere. Però chi ha scritto L’amica geniale ha riversato nel racconto numerosi particolari di cui solo lei poteva essere a conoscenza. Come l’episodio ambientato nella biblioteca del professor Collina. «Per leggere i libri avevo intestato più tessere a persone diverse, grazie a Collina». E ancora: la maestra di Lila e Lenù - la Oliviero - è proprio colei che mi spinse a proseguire gli studi contro il volere di mio padre. Anche io facevo scala per scala, andavo di famiglia in famiglia per convincere i genitori a mandare i figli a scuola... Come Elena Greco volevo insegnare alle mie coetanee ad emanciparsi dagli uomini». E la scena delle due bambine che si arrampicano fino all’ultimo piano della palazzina dove abita don Achille, usuraio del quartiere? «Anche io da piccola assieme alle mie amiche salivo lassù come prova di coraggio».

Dove è finito il diario nel quale Collina ha riversato la vera storia di Nunzia Gatta, poi confluita nell’Amica geniale? Attraverso quali giri tortuosi è arrivato alla scrittrice-scrittore invisibile? «Me lo chiedo da tempo e non riesco a darmi una risposta. Forse è andato smarrito durante i lavori di ristrutturazione della biblioteca. Forse è stato ceduto dai familiari di Collina, girato a qualcuno. Ma può darsi anche che, scavando a fondo nella biblioteca, si trovi ancora qualcosa. Di certo lì c’è la storia della mia vita. Ed è la storia di Lila e Lenuccia». Anche se - e Nunzia lo sottolinea con forza - il quartiere dipinto nel libro della Ferrante, e nella successiva trasposizione televisiva appare molto più scuro, cupo e opprimente di quanto non fosse nella realtà. 

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Oggi Nunzia lavora con il Gma Napoli, un organismo non governativo che organizza aiuti per i bambini africani. Negli anni ‘50 questa donna fiera e combattiva, sempre vicina agli ultimi, nata e cresciuta nel rione Luzzatti, frequentava l’oratorio e organizzava l’attività degli scout e delle coccinelle del quartiere. Frequentava, inoltre, lo stesso gruppo di ragazzini di cui faceva parte il futuro scrittore Domenico Starnone, che nel rione (e non solo) tutti accreditano come il vero autore dei libri della Ferrante, in tandem con la moglie Anita Raja. La traccia familiare che porta all’autore di Via Gemito è stata svelata nel 2018 da «Il Mattino». Lo scrittore, che oggi ha 79 anni, negli anni ‘50 frequentava assiduamente il rione dove abitavano (e abitano tuttora) i suoi cugini, componenti di una famiglia piuttosto numerosa: i Mattiacci. I cui nomi (Rino, Nunzia Lenuccia e così via) sono per incanto finiti ne L’amica geniale. «Domenico da ragazzino frequentava il rione. Veniva spessissimo a trovarci...», raccontarono i familiari di Starnone a «Il Mattino». «Eravamo ragazzini, ma non avevamo dubbi sul fatto che da grande sarebbe diventato uno scrittore».

Stesso rione, stesso giro di amici, stesso oratorio, stessa biblioteca. Antiche amicizie e “storie di strada” finite nei quaderni conservati dal custode delle memorie del rione, Agostino Collina. Nel “giallo dei diari scomparsi” si è imbattuto di recente anche lo scrittore Maurizio Pagano, nato e cresciuto al Rione Luzzatti, che nel libro I luoghi dell’amica geniale, scritto con Francesco Russo, ha descritto le atmosfere, i volti e le storie (vere) che hanno ispirato la quadrilogia di Elena Ferrante. Nel suo nuovo libro, La smemorata dei luoghi geniali, Pagano fa parlare (in forma romanzata) gli abitanti del quartiere. Che rilanciano gli interrogativi: «Ricordo che il professore aveva un quaderno, una sorta di diario di bordo, dove annotava tutto quello che di clamoroso e bello accadeva nel rione, ma soprattutto i successi e il percorso di studi che facevano i suoi studenti preferiti, e Nunzia era una delle sue preferite». E ancora: «Quando Mimì (Starnone, ndr) poi seppe della biblioteca popolare circolante, la volle subito visitare». E in un altro passaggio: «Penso che quel quaderno che sembra essere scomparso, possa essere almeno stato letto da Mimì». Pagano ha interrogato i familiari di Collina ma questi ultimi hanno dichiarato di non avere idea di dove possa essere finito il quaderno con la storia di Nunzia, il “canovaccio” da cui ha preso il via l’intera vicenda di Lila e Lenuccia. 

Ombre, segreti, fantasmi del passato. Che rivivono in una splendida opera letteraria e nella serie tv giunta alla terza stagione e in onda proprio in questi giorni su RaiUno con la regia di Daniele Lucchetti. La verità su Elena Ferrante è racchiusa in un fazzoletto di strade. Frammenti di questa verità sono, molto probabilmente, nascosti tra i «segreti» della biblioteca del rione. Segreti raccolti e custoditi per anni dal mitico maestro Collina, e finiti nelle mani della scrittrice misteriosa. O della coppia «geniale» Starnone-Raja che - nel quartiere di Lina e Lenuccia e negli ambienti letterari e culturali ne sono tutti convinti - avrebbe rielaborato i ricordi d’infanzia dei vecchi abitanti del rione trasfigurandoli in una magistrale e labirintica costruzione narrativa. Un gioco di echi, specchi e rimandi, che ha fatto breccia nel cuore di milioni di lettori.

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