«Il giuramento sulla città», la prima raccolta poetica di Fabio Barone

Barone studia lettere all’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio,

«Il giuramento sulla città», la prima raccolta poetica di Fabio Barone
di Alessandra Farro
Lunedì 6 Marzo 2023, 15:02 - Ultimo agg. 19:09
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Fabio Barone, abruzzese classe ’93, è da sempre legato al mondo della parola, tanto che ne ha fatto una ragione di vita, pubblicando la sua prima raccolta di poesie, “Il giuramento sulla città”, edito da Capire Edizioni, a cura di Davide Rondoni. Attualmente studia lettere all’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio, da qualche anno collabora con la rivista online ClanDestino diretta da Rondoni e Gianfranco Lauretano e si occupa di cronaca culturale per Il Messaggero di Pescara.

Come nascono queste poesie?
«Principalmente dagli incontri che ho fatto a Pescara e a Francavilla al mare.

Sono delle città in cui ho fatto degli incontri quasi epifanici, che mi hanno rivelato uno spiraglio di luce che prima ignoravo. Sono stati illuminato dai miei sentimenti e dalle mie emozioni e da quelle altrui. Quasi tutti i testi all’interno della raccolta, infatti, sono nati da alcuni incontri che ho avuto, sia dal vivo sia con personaggio di film o documentari, come ad esempio l’ultima poesia che dedico al pittore abruzzese Ettore Spalletti, riconosciuto a livello internazionale».

Quindi i testi sono legati all’incontro.
«Vengono suscitati dall’incontro rivelatore, che è stata capace di far uscir fuori una verità utile al percorso di scrittura e di aprire squarci di luce che illuminassero il cammino che stavo compiendo. Quello che ho percepito alla fine della scrittura del libro è stato il percorso che ho attraversato scrivendo, composto da feste e dolori. Ho intuito di stare lavorando a un libro iniziatico, come si trattasse di un rito religioso che mi ha iniziato alla scrittura poetica. Per me la scrittura in versi, infatti, è un atto di fede».

Qual è il file rouge tra le poesie?
«Definirei le corrispondenze il legame tra tutti i testi, sia con le persone che con i paesaggi che cito. C’è una trasmissione non univoca, una trasmissione dal fuori al dentro e dal dentro al fuori di corrispondenze, su cui aleggia una sorta di meraviglia. L’incontro viene vissuto come scoperta, sorpresa e meraviglia ma anche come dolore».

Ha scritto mai di getto?
«La poesia è difficile che si scriva di getto. Sicuramente, ci sono stati dei testi che ho scritto in breve tempo, ma parliamo comunque di un arco temporale di qualche giorno. Se sorgeva in me l’esigenza espressiva del verso quando ero fuori casa, prendevo appunti e poi ci lavoravo nella solitudine della mia stanza a tempo debito, attingendo da quelle note scritte in prosa oppure composte da parole che apparentemente non avevano nesso logico tra loro, ma che, nello sforzo di creare la composizione poetica, davano forma a un’armonia. Erano come delle note spezzate in un pentagramma che costruivo in una sequenzialità armonica. Cerco da sempre una sorta di armonia tra senso, parola, suono e immagine. In totale ho lavorato questo libro per quattro anni».

Prossimi progetti?
«È uscito anche l’“Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea”, a cura di Walter Raffaelli e Gianfranco Lauretano, dove sono presenti alcune mie poesie inedite, che andranno a comporre la mia seconda raccolta, che è già pronta. Come ho fatto per la prima raccolta, però, ho bisogno di confrontarmi con voci poetiche più autorevoli di me, come Davide Rondoni e Giuseppe Rosato. Si tratta di un confronto necessario per me, che accomuna tutti gli artisti, come un tempo i pittori andavano a bottega dai maestri per imparare l’arte del dipinto, io mi confronto con poeti maestri per affinare la mia poesia». 

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