“L'amico fragile” diventa un libro con Francesco Presta

“L'amico fragile” diventa un libro con Francesco Presta
di Alessandra Farro
Martedì 21 Dicembre 2021, 18:07
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Francesco Presta, di Diamante in Calabria, ha una passione per la musica, il cinema e la letteratura, e, in effetti, dal suo ultimo romanzo “L’amico fragile” (Di Leandro Partners) risulta evidente. Il libro racconta di un quarantenne, Fabrizio, che ha vissuto la sua vita nella piena certezza di chi fosse, finché una lettera non mette in discussione il suo passato. Intanto, compare una donna, una di quelle difficili da ignorare. Una storia di amore, di legami e di dolori. L'incasso sarà devoluto alle associazioni che si occupano di violenza sui minori.

Perché si parla di violenza minorile?
"Si parla tanto di violenza sulle donne, senza poi fare nulla di concreto per contrastarla, ma almeno se ne parla. Della violenza sui minori invece non si sa nulla. Sembra ci sia paura nell'affrontare il tema. Meglio nasconderlo sotto al tappeto. La violenza minorile è sia fifica che mentale. Pensiamo allo sfruttamento nel mondo del lavoro. L'incasso sarà devoluto alle associazioni locali nei luoghi in cui presenterò il libro".

Già dal titolo emerge un chiaro riferimento a Fabrizio De André, che continua lungo tutta la storia.
"Anni fa ascoltavo De andré, partì 'La canzone dell'amore perduto' e sul verso 'Non ci lasceremo mai', mi è arrivataveloce alla mente una storia, concepita all'inizio come una sceneggiatura.

Dopo tempo, ho deciso di trasformarla in un romanzo, affidando la scrittura alla mia parte femminile, ho cercato di dare voce alla mia parte piu emotiva, quella di una donna. La storia ha visto la luce durante il lockdown, che mi ha permesso di concentrarmi sulle mie passioni. Ci tengo, però, a dire che non mi sento uno scrittore, non lo sono. Racconto storie, ma gli scrittori hanno un'altra penna. Comunque, la storia ha avuto origine con De André, così ho deciso di omaggiarlo durante tutto il percorso di Fabrizio".

Nel tuo libro l'amore c'è, ma non si vede.
"C'è il racconto dell'amore, c'è il dialogo tra i due ragazzi, ma nessun bacio adolescenziale. Si tratta piuttisto di una conoscenza, di scambi di opinioni tra i due, che omaggiano il Sud Italia. Attraverso i loro discorsi ho cercato di evidenziare il calore della gente della nostra terra, i nostri odori, il mare, i profumi che abbiamo e che forse apprezziamo poco". 

C'è qualcosa di autobiografico?
"No, non nella soria in sé, ma nelle esperienze. Gli anni '70 che racconto sono gli stessi che ho vissuto con la mia comotiva, che oggi non c'è più: i pomeriggi a mare con la radio, la discoteca della sera, gli amici che ci lavoravano. Anche io ho lavorato in disco, dietro al bancone del bar, a 13/14 anni. Poi, sì, ho messo dentro un po' di cose personali, qualche amore adolescenziale, come quello che racconta Fabrizio con la turista del periodo".

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