Noi, Virgilio e la magia di un Uovo

Noi, Virgilio e la magia di un Uovo
di Titti Marrone
Sabato 30 Novembre 2019, 08:28 - Ultimo agg. 15:45
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Ci vuole talento per raccontare il mistero. Se poi il mistero s'incarna nei mille luoghi di una città custode di memorie fatate, se come un fiume famelico scorre in vicoli, fondaci, angiporti, per saperlo scorgere oltre al talento occorrono conoscenza e amore. E poi parole ben calibrate per nominarlo. E ancora sguardi penetranti ma leggeri per vederlo, senza sciuparlo.
 

 

Ora il mistero di Napoli prende la forma sferica di un uovo e, come lo scrigno di un tesoro nascosto nei suoi luoghi, si lascia svelare seguendo una mappa. Da sfogliare con le pagine raffinate di un libro, L'Uovo di Virgilio - Dentro Napoli: la memoria dei luoghi (pagg. 300, euro 18). Lo pubblica Rogiosi, lo firma una coppia del Mattino formata dal caporedattore Vittorio Del Tufo, già autore di Trentaremi e di Napoli magica, e dal fotografo-artista Sergio Siano. Il libro è in un'edizione realizzata con gran cura grafica e nasce dalla raccolta dei vari capitoli di una serie cult del giornale partita tre anni fa e battezzata da Francesco de Core. Si era pensato, allora, di inviare alla scoperta dei misteri di Napoli il giornalista più affascinato dalle sue storie e leggende. Quello convinto da sempre che a Napoli, e non a Torino, spettasse lo scettro di città magica, e dell'aspetto fortemente identitario di questa dimensione. Ad affiancarlo, gli occhi del giornale, cioè l'erede di una tradizione familiare radicata nelle sue pagine e capace di virare il suo sguardo dal filtro crudo della cronaca nera a quello incantato che si addice al mistero.

Così, con un titolo che paga il giusto tributo al mito del Poeta Mago, è nata la serie de L'Uovo di Virgilio, che torna sul Mattino ogni domenica e di cui il libro offre ora una prima raccolta. È proprio la mappa di una caccia al tesoro: si procede tra gli enigmi dell'antica Neapolis, i raduni segreti di maghi e alchimisti, le dimore nobiliari custodi di innominabili vendette, i rifugi appartati di ladri e assassini, le leggende popolari trasmesse per tradizione orale, poi raccolte e consegnate alla cultura alta da filosofi come Benedetto Croce, scrittori come Mastriani, i due Rea, La Capria, Compagnone, giornalisti come Matilde Serao. È una successione di quaranta narrazioni che Del Tufo costruisce facendosi cronista e storico dei luoghi, consultando una mole massiccia di documenti, interpellando archeologi, speleologi, architetti, scrittori, storici dell'arte, ma poi passando ciascuna fonte al vaglio della memoria popolare e dell'osservazione diretta. Ed è come se le immagini di Sergio Siano s'impigliassero ai racconti: così i testi si specchiano nelle fotografie che rincorrono ombre arcane, evocano i fantasmi della memoria nascosti sotto i clamori della vita quotidiana. Quasi che il fotografo si fosse servito di un obiettivo speciale, sfumato con una lente adeguata a catturare la magia nascosta.

Giustamente la prima e l'ultima storia, l'alfa e l'omega del libro, pongono al centro miti fondativi. Si comincia con quello della Sirena Partenope, del mistero della sua tomba localizzata in almeno quattro diversi luoghi, sulle tracce del poeta Licofrone e di Plinio il Vecchio, poi di Carlo Celano, di Bartolommeo Capasso e di altri. E qui, dopo aver mostrato le sedi ipotetiche del sepolcro perduto, Sergio Siano piazza la grazia inaspettata di una donna anziana o forse un femminello sulla soglia screpolata di un sordido basso che non riesce a spegnerne il gesto seduttivo da Sirena grottesca. Nell'ultima storia la Sirena ha le sembianze di creatura nata mmiezo o mare: la scarola della canzone Michelemmà, che poi sarebbe, secondo Vittorio Paliotti, una ragazza ischitana, visto che i nativi dell'isola venivano detti iscaroli.

E non si contano le curiosità, le notizie, gli etimi della lingua napoletana svelati nei vari capitoli. Come l'origine di janara, collegabile a dianara, sacerdotessa di Diana in grado, secondo la leggenda, di evocare il demonio, richiamata nel racconto sulla basilica della Pietrasanta. Spesso le storie sono intrecciate a musiche e a canzoni, il che è inevitabile trattandosi di memorie napoletane. E c'è quella dell'assassinio con venti coltellate, nel 1432, di Sergianni Caracciolo, su cui un poeta anonimo compose quella che Croce definì la prima canzone politica («Muorto è lu purpo e sta sotto a la preta/muorto è ser Gianni figlio de poeta»). La musica torna anche in miti napoletani contemporanei, come quello della tammurriata dei neri a metà, i figli di guerra concepiti con afroamericani. E in un passato più recente, dalla ricerca etnomusicologica di Roberto De Simone nasce un altro mito indelebile della memoria culturale napoletana, la Nuova Compagnia di Canto Popolare raccontato come un'epopea da Vittorio e illustrata da foto d'archivio, da immagini scattate da Sergio e da un altro Siano, l'indimenticabile Mario suo padre.

Volendo, il libro si può leggere anche ricavandosi un proprio percorso che privilegi il sentiero alchemico-esoterico o ancora quello illuminato da grandi protagonisti dell'immaginario mitologico napoletano. Le donne, per esempio: come la contrabbandiera di Vico Carbonari a Forcella che ispirò ad Eduardo il soggetto su Adelina, la Loren di Ieri, oggi e domani; o come la Francesca Spada raccontata da Ermanno Rea in Mistero napoletano; oppure come la bambina Eugenia di Un paio di occhiali della Ortese; e ci si può fermare sull'identità segreta di Elena Ferrante di cui il cronista e il fotografo cercano indizi nel rione Luzzatti, finendo per scovare parentele e altre spie interessanti.
Il cronista racconta, l'occhio del fotografo penetra oltre i dettagli, scova i residui del passato, i cambiamenti che increspano la pelle della città. Lo sguardo di entrambi è sempre mobile, mai fermo sulla superficie delle cose. Insieme mostrano Napoli nei suoi misteri denudandola degli stereotipi della contemporaneità, oltre il canone sull'epos del Male. E nelle parole e nelle immagini i luoghi visualizzano il mistero come sentimento forte del passato. Capace di mostrare l'ombra delle memorie, di dare altra vita ai miti.

«L'Uovo di Virgilio» sarà presentato mercoledì 4 dicembre, alle 18, alla libreria Feltrinelli di Piazza dei Martiri.
Gli autori converseranno con Titti Marrone. Letture di Andrea Fiorillo, ospite Gianni Lamagna (Nuova Compagnia di Canto Popolare).

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