La violenza di genere come responsabilità collettiva: “La trama alternativa”, esordio di Giusi Palomba

La scrittrice napoletana offre un’analisi rigorosa della nostra cultura e delle sue narrazioni

La copertina del libro
La copertina del libro
di Giovanni hianelli
Sabato 25 Marzo 2023, 10:00
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Cosa succede quando un’idea collettiva interferisce col sentire privato? La protagonista di questa storia è davanti a un bivio del genere: italiana, è a Barcellona da alcuni anni e conduce una vita intensa, divisa tra lavoro e impegno politico, inserendosi in associazioni e collettivi che stanno contribuendo alla trasformazione della società catalana a metà degli anni 10: «La Catalogna è in ebollizione per la causa indipendentista. La richiesta di un referendum per l’indipendenza dallo Stato spagnolo anima un intenso fermento di piazza. L’occasione è storica, aree anarchiche, comuniste, femministe e queer contribuiscono al dibattito pubblico sulla formazione di una nuova repubblica» scrive Giusi Palomba, napoletana, all’inizio del suo volume d’esordio “La trama alternativa. Sogni e pratiche di giustizia trasformativa contro la violenza di genere” (Minimum fax).

Il suo affetto principale è Bernat, attivista e figura inserita negli ambienti militanti e intellettuali, così come in quelli istituzionali e nelle feste glam.

Carismatico e pronto a mettere la sua popolarità a disposizione degli amici e dell’idea di società che porta avanti, aiuta la protagonista a conoscere la città e lo spirito municipale; diventano molto amici e collaborano a una cooperativa. A un certo punto arriva la notizia: Bernat è accusato di stupro. La donna che ha subito la violenza non ha però intenzione di denunciarlo ma desidera, tramite le reti politiche di cui fanno entrambi parte, che si lavori alla sua trasformazione: «In quella comunità esiste un piano pensato apposta per l’evenienza di un abuso sessuale. Mar ci ha pensato e ha deciso: vuole che si avvii un processo trasformativo, che Bernat capisca cosa le ha fatto e che tutta la comunità del quartiere venga coinvolta». Si stabilisce così un punto: «Ogni passo è una maniera di affermare un principio: la responsabilità è collettiva». È questa la “trama alternativa” annunciata dal titolo.

E per l’autrice è l’avvio di un conflitto personale che passa dal legame che ha con quello che ormai tutti considerano il carnefice. I sentimenti sono contrastanti: rabbia e voglia di non abbandonarlo, riflessione profonda, crisi e senso di impotenza si stagliano nel suo cuore quando il protocollo stabilito dalla comunità di appartenenza, e non dalla legge, inizia a fare il suo corso. Uno dei primi punti voluti dalla donna che ha subito lo stupro è interessante: che Bernat rinunci a parte delle sue prerogative sociali, ovvero agli incarichi nei centri di potere – ancorchè informato all’attivismo – che negli anni ha maturato. «Bernat deve rinunciare alle sue responsabilità per scendere da tutti i suoi piedistalli sociali. È chiamato a fare un passo indietro perché solo in quel modo potrà riflettere su se stesso e sugli effetti che quel potere accumulato negli anni ha avuto sulla sua concezione delle relazioni» sottolinea Palomba.

Un testo inedito, quello che l’autrice confeziona tra inchiesta e narrativa. Dove gli spazi per il dibattito interno, di nuovo diviso tra i poli dell’individuo e della comunità, si delineano in maniera drammatica, sorvegliati dalla sensazione che una questione singola non possa essere – forse non lo è mai stata ma adesso sempre più – una vicenda che coinvolge solo i suoi protagonisti ma che investe una responsabilità diffusa. Della società, del modello che tramanda, dei ruoli che stabilisce, mentre una decisione clamorosa può contribuire a istituire una dinamica davvero rivoluzionaria. Lo scarto laterale di un’idea nuova diventa palingenetico e può ispirare altre fattispecie: forse solo da qui «la richiesta di giustizia somiglia a un processo di guarigione collettiva».

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