Marianna Balducci guarda alla vita attraverso i suoi occhi d’artista e reinventa gli oggetti, pensando a cos’altro potrebbero essere, lo spiega ne “La vita nascosta delle cose” (Sabir Editore), dove, gli oggetti ritratti nelle fotografie di Fabio Gervasoni, cambiano la propria natura, così un pennino che non ha più inchiostro diventa una barchetta, un vecchio temperino, una porticina da cui spiare attraverso la fessura e un campanello, il tendone di un circo.
Com’è nato il libro?
“Il progetto, anche se è diventato un libro nel 2020, risale al 2014 ed è il primo progetto foto-illustrato che ho realizzato assieme a Fabio Gervasoni. È nato come un progetto istintivo, gli studi di moda, che ho intrapreso all’università, mi hanno portato a mescolare linguaggi senza pregiudizi e, con facilità, ho cominciato, in maniera istintiva, a tirare fuori dai cassetti di casa oggetti dimenticati e, su sfondo neutro, a guardarli da tutti i punti di vista possibili. Ci sono molte prospettive degli oggetti, che spesso non guardiamo. Dopo averli fotografati, ho guardato il repertorio per giorni, per capire come mi parlassero, poteva far parte del mio lavoro, non solo seguendo una scelta stilista ma anche considerando come funziona la mia testa: guardo spazi vuoti nel mondo e ci infilo le mie storie. Mi rendo conto che lo faccio con tutto”.
Come interagiscono i disegni con gli oggetti?
“Compio l’esercizio continuo, a livello formale, di smontare le cose e le immagini e vedere cosa mi ricordano e cosa hanno in comune con le altre.
Progetti futuri?
“Con la Sabir sta per uscire, all’inizio di giugno, un altro libro coloratissimo, sempre dedicato ai piccoli: scritto da Elisa Rocchi e illustrato da me. Poi, sto lavorando a un libro foto-illustrato per grandi, edito da una casa editrice canadese e sto scrivendo cose nuove. Il 2020 è stato un anno tremendo, però, per me è stato un anno lavorativo intenso, sono usciti cinque libri e, nella maggior parte dei casi, sono una combinazione tra disegni e fotografie”.