Grazia Deledda, Sibilla Aleramo e le altre: la galassia delle scrittrici dimenticate

Grazia Deledda, Sibilla Aleramo e le altre: la galassia delle scrittrici dimenticate
di Donatella Trotta
Domenica 30 Maggio 2021, 09:30
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«A scuola le scrittrici dovrebbero essere studiate di più. Il canone letterario è ancora maschile»: a (ri)lanciare un j'accuse che viene da lontano ma è a tutt'oggi irrisolto è la voce di Igiaba Scego, vincitrice della quarta edizione del premio letterario intitolato a Matilde Serao: «madre» cofondatrice del «Mattino» e grande poligrafa infraseculare a sua volta soggetta, malgrado lo straripante successo in vita, ad una lunga damnatio memoriae postuma. Che affligge, s'intende, non pochi autori. Ma, a ben vedere, soprattutto se donne (e non solo del Novecento, secolo già poco approfondito nelle scuole): basti solo pensare al Premio Nobel Grazia Deledda, «strappato» peraltro proprio alla Serao, pressoché dimenticata nelle scuole; o a Sibilla Aleramo, di cui a stento si ricorda nel manuali di studio Una donna.

E non è allora un caso che l'appello di Scego durante la cerimonia nella sala Tiziano del museo di Capodimonte coerente peraltro con il suo impegno di far conoscere voci nuove e «altre», portatrici di una doppia differenza, femminile e afrodiscendente si saldi idealmente con la militanza culturale della prima vincitrice, nel 2017, del premio letterario Serao: Antonia Arslan, fine italianista, scrittrice e paladina della causa armena che ha trovato le parole per dirla, l'esclusione (o l'oblio, che equivale a una cancellazione) delle donne che scrivono, e della loro produzione, dal canone alto declinato al maschile.

Arslan aveva usato l'evocativa metafora di una «galassia sommersa» (di novellatrici, poetesse, romanziere, diariste, biografe, saggiste, drammaturghe, critiche, pamphlettiste, autrici di reportage di viaggio, manuali e libri di ogni genere) che inabissa non tanto figure minori ma persino stelle (di)sperse del firmamento letterario, e non solo: «La scrittura femminile ha saputo offrire nel corso della storia una produzione molto ampia di testi, un patrimonio di voci e di tracce spesso dimenticate e perfino sconosciute anche nel panorama della letteratura italiana. Riscoprire criticamente questi testi equivale oggi a scorrere una lunga sequenza di opere di singolare bellezza e intensità, in cui è racchiusa l'irriducibile originalità dello sguardo femminile soprattutto nella capacità di aderire al senso profondo della vita e delle cose», sottolineava Arslan nel volume da lei curato con Saveria Chemotti e intitolato appunto La galassia sommersa (Il Poligrafo 2008), ripercorrendo storie e scritture femminili ritrovate, al centro anche di un suo spettacolo-concerto letterario con Nicoletta Maragno, attenta a mettere in scena figure come la toscana Contessa Lara (alias Evelina Cattermole, 1849-1896), le lombarde Neera (Anna Maria Zuccari, 1846-1918) e Ada Negri (1870-1945, unica donna ad essere ammessa all'Accademia d'Italia), la friulana Caterina Percoto (1812-1887) o la piemontese Marchesa Colombi (Maria Antonietta Torriani, 1840-1920).

Donne con la penna, di un'ampia schiera di colleghe che hanno dato (e continuano a dare) un contributo indispensabile alla storia della letteratura da centinaia di anni, come ricordava anche la studiosa americana Ellen Moers (1928-1978), pioniera della «ginocritica» letteraria, ma dalla sua prospettiva non italiana, che già ribaltava tuttavia la presunta assenza di una produzione femminile dimostrandone, al contrario, la plurisecolare vitalità.

Figure, però, Visibili, invisibili: come analizzato nell'omonima ricerca corale (Cug/Cnr 2016) che ha messo a fuoco, proprio a fini divulgativi per i più giovani, Matilde Serao e le donne nell'Italia post-unitaria limitandosi ad un orizzonte geo-temporale vicino, e circoscritto alla temperie seraiana, rispetto al più ampio orizzonte mondiale di altre civiltà. E proprio a Napoli una scrittrice, poetessa, attivista e studiosa come Anna Santoro ha allora avviato, dagli anni '80, un'operazione da lei definita «di recupero di memoria e di verità» che ha portato a pubblicazioni preziose ma dimenticate come il Catalogo della produzione femminile italiana a stampa presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli (dalle origini della stampa al 1860), e a volumi come Narratrici italiane dell'800 (Federico & Ardia 1987), Il Novecento. Antologia di scrittrici italiane del primo ventennio (Bulzoni 1997) e Piccola Antologia di scrittrici campane (Intra Moenia 2001) utili a colmare lacune, in una cartografia di ieri e di oggi delle scritture femminili dimenticate, ma che fanno la differenza, come quelle di Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Fabrizia Ramondino; ma anche di Anna Banti, Fausta Cialente, Isabella Andreini, Diodata Saluzzo, Elisabetta Caminer, Ida Baccini, Annie Vivanti, Paola Riccora, Natalia Ginzburg, Lalla Romano, Paola Masino, Antonia Pozzi, Maria Luisa Spaziani... L'elenco è lungo. Bene ha fatto Igiaba Scego a ricordarcelo. E la scuola deve ripartire anche dalle donne scrittrici. 

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