La lettura come moda da seguire: l'idea della scrittrice Emanuela Esposito Amato

La lettura come moda da seguire: l'idea della scrittrice Emanuela Esposito Amato
Giovedì 28 Luglio 2022, 20:46 - Ultimo agg. 1 Agosto, 14:40
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Coinvolgendo tutti i mezzi di comunicazione, dalla tv alla radio, dalla moda alla pubblicità, dal marketing alla musica e fino all’utilizzo degli influencer, in un anno vedremmo le persone postare dei video sui social mentre leggono e non mentre ballano In Italia si legge poco. Pochissimo. Questo lo sappiamo da almeno trent’anni. Basti solamente pensare che nel nostro Paese ci sono solamente 3700 librerie. Eppure, fino ad oggi, nessuno ha mai avvertito la necessità di invertire questo nefasto trend culturale. Forse perché la lettura non genera un equivalente ritorno economico come la moda, la telefonia o l’industria cosmetica, legata alla bellezza estetica? Peccato perché investire nella cultura, arricchisce una nazione più di qualsiasi altra cosa. Nasce da qui il bisogno di trovare nuove idee che avvicinino tutti alla lettura. Nasce da qui l’idea, quasi provocatoria, di trasformare la lettura nell'ultima «moda» da far seguire a tutti. A lanciarla è Emanuela Esposito Amato, scrittrice napoletana e docente di francese.

«Vi immaginate cosa accadrebbe se Chiara Ferragni iniziasse a postare su Tiktok e Instagram dei video nei quali parla dell’ultimo libro che ha letto e delle emozioni che ha provato nel leggerlo? E se, inoltre, chiedesse ai suoi follower di fare altrettanto, non pensate che inizierebbero a imitarla? Ma immaginate ancora, non fermiamoci qui. Ipotizzate che per i prossimi sei mesi o un anno, in questo esperimento culturale, si coinvolgesse anche il mondo discografico, facendo cantare a dei rapper come la lettura abbia rappresentato una salvezza o un rifugio per la loro anima ferita. Oppure le radio, dedicando degli spazi alla poesia anche di soli cinque minuti al giorno. Secondo voi cosa accadrebbe?». La Esposito ha le idee chiare e nella sua ricetta vorrebbe abbracciare tutti i mezzi di comunicazione, gli ambiti e i settori della nostra vita quotidiana. «Coinvolgerei anche gli stilisti chiedendo loro, ad esempio, di disegnare delle t-shirt o degli abiti ad hoc che riportino delle frasi sulla vita, estrapolandole dai grandi classici della letteratura.

In Tv si potrebbero creare delle rubriche dal taglio non accademico nel quale si dia valore alla lettura. Ma sarebbe divertente organizzare dei flash mob in spiaggia, nelle sale d’attesa o nei treni, in cui tutti hanno un libro tra le mani o lo leggono; abituerei i nostri figli, fin da piccoli, al gusto della lettura come a un piacere e non come a un’imposizione; nelle librerie oltre alle canoniche presentazioni dei libri si potrebbero organizzare aperitivi letterari, delle cene con l’autore o creare dei tour in giro fra le varie location dei romanzi. Infine, penso alla pubblicità. Sarebbe così impensabile inserire negli spot qualcuno che legge oppure fotografare una modella con un libro fra le mani? Quindi, ripeto la domanda, siete proprio convinti che se iniziassimo a fare tutto questo non cambierebbe nulla? Io credo che se tutto questo si iniziasse a realizzarlo un po’ alla volta ma con costanza tutti i giorni, si potrebbe invertire la tendenza che vede la lettura come una cosa antica e noiosa. Ma lo ribadisco, ci vuole tempo, impegno e volontà. Se riuscissimo a coinvolgere tutti i media e i mezzi di comunicazione, costruendo delle comunicazioni «moderne», non pedanti, ingessate e accademiche, otterremmo dei risultati incredibili».

D’altronde è stato scientificamente dimostrato come l’essere umano può imparare una nuova attività o abituarsi a essa in un lasso di tempo relativamente breve. Negli anni ’60 – spiega Fabio De Lucia, direttore vendite del gruppo di marketing digitale «Deraweb - Net Enjoy» - il dottor Maxwell Maltz ha certificato che per instillare una abitudine occorrono ventuno giorni. Successivamente gli studi si sono sofisticati e l’«University College» di Londra ha stabilito che, per una nuova abitudine, il lasso di tempo varia dai ventuno ai sessantasei giorni, fino a centottanta per quelle più complesse. Partendo da questo presupposto – chiarisce De Lucia - comprendiamo bene che anche leggere i libri creando un’attività costante di divulgazione, la trasformerà da moda ad abitudine. Il marketing ci insegna che un’attività costante, se indirizzata nella giusta direzione e con i giusti strumenti fa la differenza: e anche la lettura, essendo un’attività che migliora la vita degli esseri umani, dev’essere trasformata prima in moda e poi in abitudine con un piano strategico che si muova sia online nel mondo web/digitale e sia offline”. «In un anno- ne è convinta la Esposito- vedremo le persone postare sui social dei video mentre leggono e non mentre ballano». Perché non provare dunque, soprattutto tenendo conto che: la lettura apporta notevoli benefici alla mente e al corpo. Leggere aiuta a prevenire l’Alzheimer e le persone che leggono almeno 30 minuti al giorno vivono in media 23 mesi in più di chi non legge. Ma non solo. I lettori hanno il 20% in meno di probabilità di essere depressi e il 10% in più di provare sentimenti positivi. «Eppure, prosegue la Esposito - se analizziamo i posti dove fino a qualche anno fa si incontrava un discreto numero di persone con un libro o una rivista tra le mani, pensiamo alle sale d’attesa, in treno, in aereo, dal parrucchiere, in spiaggia o in piscina, oggi vediamo tutti gli occhi chini sui cellulari. Trascorriamo il nostro tempo a postare immagini, a chattare, fotografare o farsi selfie e se vediamo qualcuno immerso nella lettura di un libro ci sembra di essere al cospetto di un alieno!».

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Darle torto, in effetti, sembra impossibile. Anche nelle nostre case, le cose non vanno meglio. Le serie tv, Netflix, Amazon, catturano l’interesse del pubblico sicuramente più dell’ormai obsoleto libro. Sono pochissimi i programmi televisivi dedicati alla lettura e quei pochi che ci sono vengono relegati nelle fasce d’ascolto a bassa visibilità. Così come è altrettanto vero che in nessun talk show, ad esempio, quando viene intervistato un ospite “famoso”, non gli si chiede mai cosa stia leggendo. Il libro, dobbiamo ammetterlo, è oramai un oggetto démodé. «Il libro non va più di moda e la scarsa propensione degli italiani alla lettura si riscontra anche nell’impoverimento sempre più grave del lessico, soprattutto nelle giovani generazioni. Ma se la situazione italiana sembra in fase di ‘stallo’ o di abbandono della lettura, in altri paesi non è così. Per mia esperienza personale, continua la scrittrice - posso testimoniare che in Francia ho visto e vede code di centinaia di metri davanti a centri culturali o alle librerie, solamente per un «firma copie» di autori neanche particolarmente conosciuti. E, prima del lockdown, c’erano file di fronte ai negozi delle «Librerie Fnac» per fare provvista di libri! Mi è capitato, viaggiando, di trovarmi in contesti pubblici, come piscine d’albergo o centri termali nei quali stranieri, di diversa provenienza, avevano sempre il libro a portata di mano!». Insomma, secondo la Esposito, dovremmo subito correre ai ripari. Leggere deve diventare una “moda” come farsi il ritocchino, avere il cellulare di ultima generazione, l’outfit di tendenza o il bicipite scolpito. «E a chi continua a ribadire che la lettura non dia adeguati ritorni economici – conclude -potremmo sempre ricordare loro che investire in conoscenza dà ricchezza al presente e al presente di una nazione mentre l’ignoranza, invece, impoverisce».

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