D'Alessandro e la vita culturale all'ombra di Suor Orsola

D'Alessandro e la vita culturale all'ombra di Suor Orsola
di Paola Villani
Domenica 19 Giugno 2016, 15:12 - Ultimo agg. 20:43
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C'è una Napoli ancora poco nota, distante dagli stereotipi della città tutta cuore e passione, tutta grida, o peggio tutta malavita, diffusi da secoli nel mondo. È una raffinatissima città delle arti, delle scienze e della filosofia, civiltà delle lettere, dell'archeologia, della filologia classica e delle traduzioni straniere. A questa Napoli Lucio d'Alessandro dedica il suo ultimo libro Il dono delle nozze (Mondadori Electa), che sarà presentato oggi alle 12 al festival «Salerno letteratura», nella sala Pasolini.

È la Napoli dei salotti, delle accademie e degli educandati, in un precoce protagonismo femminile che contribuisce a rendere unica la città dai mille volti, la cui storia è segnata da donne-protagoniste, nella versione erotica di una napoletana di adozione come Emma Hamilton (le cui mascherate classicheggianti tanto accesero la fantasia dei visitatori stranieri, non ultimo Goethe) o nella versione eroica di una Eleonora Pimentel Fonseca o Luisa Sanfelice. E a loro si aggiunge, nel corso dell'ottocento, una galleria di donne che hanno davvero animato la vita culturale e civile, anche e soprattutto nel secondo Ottocento quando, sulle ceneri della perduta centralità politica, la città viveva una delle sue stagioni culturali più feconde, che si articola in un paesaggio dalle vaste estensioni geostoriche. In questo particolarissimo cronotopo, la Napoli di fine Ottocento, si ambienta la «storia vera» raccontata da d'Alessandro nel suo ultimo libro, un «romanzo involontario» che l'autore presenta come essersi fatto da sé, tra carte e carteggi inediti che vengono qui per la prima volta alla luce.

Tra ecdotica e narrativa, tra storia e invenzione, il libro offre pagine di una Napoli «italiana», raccontata attraverso gli occhi di una di quelle speciali donne, che univano intelligenza e cultura a una sensibilità e impegno sociale davvero rari. È Adelaide del Balzo Pignatelli, principessa di Strongoli, donna di ottimi natali, se sua madre Paolina Capece Minutolo era attiva con le due sorelle, Teresa Ravaschieri e Laura Acton in una vera battaglia culturale e civile in ambito pedagogico. Adelaide sembra il vero centro di questa narrazione, colta in un preciso anno. Nel 1896 infatti, Adelaide, dopo aver prestato servizio alla regina Margherita come dama di corte dal 1869, passata poi come ispettrice del Suor Orsola Benincasa, e divenuta quindi direttrice dello stesso istituto, da quella cittadella monastica muove le fila di una organizzazione complessa come il fatidico «dono di nozze» che i reali avrebbero consegnato alla loro futura nuora, Elena di Montenegro, in occasione del matrimonio con il principe di Napoli Vittorio Emanuele, celebrato il 24 ottobre 1896, proprio nell'anno dei tragici fatti di Adua e della questione africana.

Storia nazionale, storia di Napoli e vita di corte si intrecciano in un sapido racconto che si muove da e nel Suor Orsola, in una fitta rete di relazioni che corrono in carteggi e missive e che raccolgono intorno alla ideale cittadella della cultura e della formazione letterati e artisti come d'Annunzio, Michetti, De Bosis. Sembra proprio che nelle pagine che descrivono Adelaide al Suor Orsola si dispieghi la migliore vena narrativa di d'Alessandro, che dichiaratamente - nume tutelare Calvino - regredisce di fronte al racconto di testi e documenti, ma che in realtà non riesce a nascondersi, fino a rivelare un autobiografismo che sottende il racconto. Perché in fondo di quella nobilissima Adelaide il vero successore è d'Alessandro stesso, che oggi quella cittadella (patrimonio Unesco) guida e governa e nella quale ha trascorso svariati decenni, in una instancabile attività di docente, di organizzatore e di promotore culturale, lavorando ogni giorno tra i giardini e i terrazzi, tra le chiese e le stanze, i musei e le polverose (eloquenti) carte che Silvia Croce, presidente dell'ente morale fino alla sua scomparsa, gli aveva sapientemente e gelosamente affidato.
 
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