Luca Trapanese assessore e scrittore: «Gay, amore e malattia, liberiamoci dai tabù»

Luca Trapanese assessore e scrittore: «Gay, amore e malattia, liberiamoci dai tabù»
di Giovanni Chianelli
Domenica 14 Novembre 2021, 11:00
4 Minuti di Lettura

Un elogio della vita imperfetta, lontana dagli imperativi di bellezza salute. Si chiama Le nostre imperfezioni (Salani, pagine 240, euro 15) il romanzo con cui Luca Trapanese racconta la storia d'amore tra Livio, attivista napoletano del terzo settore, e Pietro, coetaneo disabile conosciuto sul cammino di Santiago. I due si riconoscono anche se non potrebbero essere più distanti: uno è un giovane aperto e trasandato, l'altro è sottile, elegante, su una sedia a rotelle. Ma quell'identità avvertita è capace di scatenare l'amore. Sulle prime Livio rifiuta, ha intrapreso la strada del seminario, assecondando l'impegno verso gli ultimi della terra che da tempo coltiva; eppure, proprio in India, dove era andato per assistere i sopravvissuti a una catastrofe, scopre in un altro corpo malato di aver «ritrovato Pietro. La mia salvezza». Neoassessore alle Politiche sociali della giunta Manfredi, Trapanese da anni è attivo nel terzo settore con l'associazione A Ruota Libera e nel 2018 ha adottato Alba, una bambina con la sindrome di Down: su questa storia, con Luca Mercadante ha scritto Nata per te che diventerà un film.

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Trapanese, come nasce il romanzo?
«La società impone di essere sani, belli, con un lavoro importante, altrimenti non siamo niente.

E invece non esiste né la vita perfetta né la normalità, nessuno si può arrogare il diritto di stabilire cosa è normale».

Quanto il romanzo è legato alla sua biografia?
«Ho fatto davvero il cammino di Santiago e ho rinunciato a diventare prete perché mi ero innamorato. Ma il legame con la mia esperienza è soprattutto in questo: quando ho fatto programmi sono stati puntualmente sconvolti, come accade ai protagonisti della storia. Sulle prime si è sconvolti quando arriva il nuovo e il diverso, sembra per forza negativo; in realtà è funzionale alla preparazione della propria, vera identità. Avevo voglia di parlare di disabilità e di amore omosessuale. Il sentimento verso il corpo malato, peraltro di una persona dello stesso sesso, viene vista come cosa da cui sfuggire: ma non è detto che chi è sano ed eterosessuale sia più felice».

Quanta felicità può dare amare un corpo sofferente?
«Livio è pieno di amore. Prima per gli altri: perciò è sulla strada del seminario e del volontariato. Quando incontra Pietro non guarda la disabilità ma esclusivamente la persona che lo fa impazzire. Sulle prime vuole allontanarlo, per poi ammettere che è avvolto e protetto dalla sua presenza anche se sono lontani. Tendiamo a reprimere i sentimenti fuori dagli schemi. Invece si può scoprire di poter essere gay e cattolici al tempo stesso».

Magari grazie al cammino e la meditazione.
«Siamo tutti i giorni in cammino e non lo capiamo. Ho fatto volontariato in Africa e in India e ho incontrato figure piene di spiritualità e amore per il prossimo. Mi hanno mostrato che la sofferenza che è necessaria alla felicità. Moriamo e rinasciamo continuamente, ogni fine è un nuovo inizio. E chi pensa di fare la propria strada da solo non trova nulla».

Ora è assessore al Welfare.
«Non ambivo a questa carica, ero dall'altra parte, quella delle associazioni. Adesso mi sento parte del cambiamento, so che Gaetano Manfredi lo sta portando. Nel terzo settore ho accumulato esperienze e contatti e ora posso operare direttamente: è una grande opportunità». 

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