«Un giorno potrò raccontare» dissi rientrando negli spogliatoi «di aver giocato contro il dio del calcio». Tommaso Mandato lo racconta così il suo incontro con Diego Maradona. Pochi giri di parole, perché l’amichevole tra il «suo» Real Santa Lucia e il Napoli di Maradona resta l’episodio centrale della vita dell’avvocato e agente nel libro «Il centravanti in giacca e cravatta» (Homo Scrivens, 151 pagine).
«Quel giorno, un 18 marzo di trentasei anni fa, mi sono sentito nuovamente ’o russolillo, il ragazzino che poteva finalmente condividere il campo col proprio idolo. In quei novanta mi- nuti si racchiude il concetto stesso di calcio, qualcosa che va oltre la professione: è entusiasmo, ingenuità, sentirsi felici. Era un marzo freddissimo, Diego era a Napoli da sette mesi e, anche se il Napoli non era ancora quello vincente, l’amore nei confronti del Pibe de Oro era già straripante. Un sentimento così intenso che portava i napoletani a perdonar gli qualsiasi errore o mancanza».
La partita in questione è quella di Acerra, passata alla storia per la pioggia torrenziale e il fango.
Quel giorno ero tornato davvero a essere ’o russolillo, un bambino che aveva realizzato il suo sogno: incontrare il suo D10S in un luogo sacro come può e sa essere un campo di calcio, cadendo in uno stato di estasi totale che solo il Pallone può dare». Ma non solo, nel suo libro Tommaso Mandato racconta della sua avventura da agente e manager di calciatori (motivo per il quale gli è valso il soprannome di centravanti in giacca e cravatta).