“Con-Vivere”, il libro curato a quattro mani da Raffaele Bracalenti e Mariella De Santis, è stato presentato nella storica cornice dell'Istituto italiano per gli Studi Filosofici, in via Monte di Dio.
Il testo, dal sottotitolo “Luoghi e forme della vita comunitaria” vuole indagare il presente della vita associativa e di chi la partecipa utilizzando le molteplici prospettive di una società in continua evoluzione.
Raffaele Bracalenti, presidente dell'Istituto Psicanalitico per le Ricerche Sociali, spiega: «Il libro parte dalla riflessione sulla nostra società, in cui le componenti narcisistiche e individualistiche fanno fatica a trovare elementi da condividere con gli altri».
Tenendo conto delle più recenti analisi filosofiche, politiche e psicoanalitiche, il vivere comunitario è pensato ed indagato all’interno del panorama contemporaneo.
Sono molti e diffusi, i sintomi che testimoniano il venir meno dei vincoli comunitari nelle società odierne. Dall'indebolirsi del sentimento d'appartenenza al prevalere degli individualismo. Eppure allo stesso tempo questi segnali sono mitigati dall'aumento, in apparenza contraddittorio, delle richieste poste agli altri individui.
Da una qualsiasi forma di comunità, insomma, ci si aspetta quanto meno che essa sia in grado di garantire la protezione, la soddisfazione dell'esigenze primarie, l'assistenza sanitaria e l'istruzione, salvo poi guardare con dispetto e fastidio agli obblighi e alle limitazioni poste alla libertà individuale che ne conseguono.
Di fronte a questo scenario appare quindi necessario il recupero del senso del fare comunità. Ed è proprio questo che il volume tenta di fare portando il lettore in un itinerario che parte dalle prime forme testimoniate di comunità nell'antico Oriente, passando per il grande spartiacque rappresentato dal Concilio Vaticano II, fino ad arrivare ai giorni nostri e al contemporaneo.
Mariella De Santis, coautrice del testo, spiega: «L'idea comunitaria trova la sua fragilità in modelli artificiali ed imposti all'individuo. Perchè un'insieme di persone divenga comunità e non resti solo un agglomerato di individui, vi è bisogno che ciascuno prenda coscienza di essere lui stesso comunità, uno spazio aperto».