«Napoli segreta», libro in omaggio col Mattino martedì 21 dicembre: viaggio tra i tesori nascosti di una Pompei mai sepolta

«Napoli segreta», libro in omaggio col Mattino martedì 21 dicembre: viaggio tra i tesori nascosti di una Pompei mai sepolta
di Pietro Gargano
Domenica 19 Dicembre 2021, 12:00 - Ultimo agg. 21 Dicembre, 08:09
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Napoli ha una lunga storia, una grande bellezza, un infinito orgoglio. Ma ha una pessima memoria. I politici ricordano soprattutto ciò che gli conviene. Gli intellettuali ciò che è alla moda e parte lontano dalla loro città. È fenomeno antico. Raffaele Viviani scrisse un poetico e polemico monologo teatrale, «Campalismo», in cui denunciava l'indifferenza di Napoli nei confronti dei talenti napoletani. «Nu Milanese fa na cosa? Embè, / tutta Milano: Evviva o Milanese! / È rrobba lloro e l'hann' a sustenè, / e o stesso o Turinese e o Genovese».

Da noi tiene a mente il passato - la canzone, il teatro popolare e di alto profilo, i fattarielli ossia le leggende le storie - il popolo minuto, nella sua veramente beata ignoranza. E quindi è meritoria, e nobile, l'opera di Vittorio Del Tufo che, accompagnato dagli inseparabili e insuperabili scatti di Sergio Siano, raccontando i misteri della città ci fa ripassare date, fatti, personaggi e interpreti di vicende lunghe più di duemila anni. Questo nuovo libro segue una tradizione ormai consolidata. Come scrive Giuseppe Montesano nell'introduzione, Vittorio ci accompagna alla scoperta di quanto, ed è tanto, si nasconde sotto la crosta del sole e della gioia di vivere nonostante tutto. Esplora specialmente il centro antico, «rebus di luce e di pietra su cui è depositata la polvere di tante leggende della Città-Mondo». 

L'ho già scritto e ho il dovere di ripeterlo.

Il mio non è un parere imparziale, perché a Vittorio e a Sergio io voglio molto bene. Li conosco da una vita, li ho seguiti negli esordi delle loro belle carriere. Me li sono «cresciuti», come si dice da noi. Di Vittorio sono stato il capo a metà degli anni Ottanta. Sergio Siano, addirittura, l'ho visto per la prima volta quand'era un bambino, figlio e nipote d'arte. Suo nonno Riccardo documentò la città del fascismo, degli sperperi e delle occasioni perdute. Nulla di nuovo sotto il sole mio. Suo padre Mariettiello fu tra i mitici fondatori della Foto Sud, l'agenzia del Mattino. A Mario devo lezioni di giornalismo.

Erano guagliuncielli, oramai sono veterani del quotidiano di cui resto innamorato, frequentandolo da vicino da quasi sessant'anni. «Il caffè in tazza, il Mattino in piazza», per tanti di noi il piatto a tavola. Il lavoro di Vittorio, documentato dalle immagini di Sergio, fatalmente conduce a un gioco delle differenze tra altroieri, ieri e oggi. In filigrana è una specie di gioco alla scoperta del tesoro perduto, il nostro. Mi auguro, e auguro ai lettori, che questa fatica duri all'infinito. Partendo dalle caverne di tufo, dalla viscere di Palepolis, si arriva alla nudità della luce. La cronaca, spesso la denuncia, si basano sulla sapienza di libri ingialliti dagli anni, sulla verità di archivi di famiglia. Tutti questi dati si incrociano con notizie fresche. In fondo alla città verticale puoi sempre trovare qualcosa di nuovo.

Ci sono infiniti modi di narrare Napoli, ma resta difficile aggirare i luoghi comuni, resta un miracolo di equilibrismo evitare di cadere nelle trappole delle leggende inverosimili. La scorciatoia più praticata è quella di tentare di decifrare la storia vera. Vittorio Del Tufo ha scelto una via alternativa, originale. Si immerge negli enigmi della città ma nello stesso tempo adopera frammenti di storia autentica. Mi ripeto: gioca seriamente con il mito, il verosimile e il vero. 

In questa «Napoli segreta» ci accompagna in una passeggiate per vicoli, strade e slarghi. Partendo dal mistero della testa di Partenope si spinge al labirinto del teatro dell'Anticaglia scelto da Nerone per il suo canto stonato. Dall'ombelico di piazza San Gaetano tocca il Duomo in cui si squaglia il sangue di San Gennaro e va alla ricerca dell'ampolla perduta.

Angeli e demoni ci lo accompagnano dai Decumani al Cristo Velato. Piazza San Domenico Maggiore procura brividi, Posillipo offre meraviglie e l'ombra di Virgilio il Mago che svela l'arte della negromanzia ai suoi discepoli. Sorprese alla Riviera di Chiaia dove nacque Frankenstein; nella falsa Floridiana; in Santa Maria del Parto dove il Diavolo di Mergellina continua a turbare.

Si visitano i castelli, Sant'Elmo a forma di stella e il Maschio Angioino con l'incubo del coccodrillo venuto dal mare. Tutto questo, e altro ancora, sono accompagnati da indirizzi e orari di apertura e chiusura, per il comodo del visitatore.

A chiudere una riflessione che è diventata un mantra. Il mio maestro Antonio Ghirelli spronava ad aver fede in Napoli e nella sua gente. Si basava sulla storia: di Civiltà contemporanee si serbava a malapena un ricordo, mentre noi siamo ancora qui, sia pure a lamentarci di infiniti guai. Come scrisse Curzio Malaparte, «Napoli è l'unica città del mondo antico che non sia perita come Ilio, come Ninive, come Babilonia. È la sola non affondata nell'immane naufragio della civiltà antica. Napoli è una Pompei che non è stata mai sepolta. Non è una città: è un mondo». Del Tufo ci aiuta a non dimenticarlo. 

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