Nava, romanzo a Napoli tra esoterismo e camorra

Nava, romanzo a Napoli tra esoterismo e camorra
di Francesco Durante
Domenica 10 Giugno 2018, 15:30
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Napoli è una città che «produce più storie di quante riesca a digerirne». Lo sa bene Massimo Nava, editorialista da Parigi del Corriere della Sera, che all'inizio degli anni '80 era stabilmente inviato a Napoli, e che con Napoli ha conservato negli anni un rapporto speciale. Tanto speciale da avergli ispirato questo thriller appena edito da Mondadori: «Il boss è immortale» (264 pagine, 18 euro, sarà presentato a Napoli il 14 giugno alle 18,30 alla Libreria del cinema e del teatro, in via del Parco Margherita 35), in cui la storia antica della città si mischia e si confonde col presente, e tiene insieme esoterismo e finanza internazionale, gerarchie ecclesiastiche e colletti bianchi della camorra e tutto il demi-monde della cosiddetta «zona grigia»: aristocratici decaduti ma ferocemente attaccati ai simboli del perduto splendore, professionisti rampanti, donne più o meno fatali...

Nava ha immaginato che il vecchio boss don Michele, malato e prossimo alla dipartita, stia «pensando all'immortalità», e che ne parli col suo medico. La cronaca soccorre: «So», gli dice, «di uno peggiore di me che si è fatto seppellire in chiesa. Un bastardo che ha rapito una ragazza che non si è più trovata. Adesso riposa in una basilica di Roma, con la benedizione del vescovo». Il suo parrebbe un assurdo capriccio «in limine»; ma mette in moto una trama ricchissima a partire dagli studi del principe Raimondo de Sangro di Sansevero, che per l'appunto si era posto il problema di una sua eventuale «risurrezione». Dunque a Napoli, sotto una statua giustamente famosa, don Michele vuole essere sepolto. Ma, intanto, sparisce dalla Cappella Sansevero una delle due «macchine anatomiche». Farà un lungo viaggio fino agli Hospices Civils di Lione, dove le tecniche più avanzate della chirurgia si sposano con pratiche esoteriche sotto la supervisione di un'inquietante figura di sacerdote, e dove opera l'ispettore Bernard Bastiani dell'Interpol già protagonista di un precedente romanzo di Nava, «Il mercante di quadri scomparsi» che sarà coinvolto nelle indagini insieme al colonnello dei carabinieri Gagliano. Ma a sparire non è stata solo la «macchina anatomica»: c'è anche lo strano sequestro di una giovane studiosa britannica che sta perfezionandosi all'Orientale, Lisa Miller, di facoltosissima famiglia, preceduto da un'orribile strage di camorra a Sant'Antimo. Tutto collegato, in modi che qui non posso rivelare, dalle mene di Anastasio Carullo, ultimo erede, forse abusivo, del principe di Sansevero, raffinato tombeur de femmes, acrobata del poker e di spericolati traffici finanziari, sempre sull'orlo del baratro.

La morte imminente di don Michele prefigura paurosi scenari legati alla problematica successione. A orientarli c'è l'avvocato Sammanco, un consigliori senza scrupoli; a viverli con angoscia il figlio del boss, che sta a Londra e non ha avuto alcuna parte nella costruzione di un impero che nel frattempo si è ripulito e, fra l'altro, si è distinto nella costruzione della nuova Bagnoli, dove ora «si ergevano alberghi a cinque stelle con facciate di cristallo e terrazze protese verso l'orizzonte, un centro congressi, yacht club, ritrovi e discoteche per vip», il tutto «grazie a don Michele, che a colpi di mazzette aveva ridotto i tempi della burocrazia e favorito le decisioni della politica», e «aveva anche imposto il mantenimento dei posti di lavoro, garantendosi così il silenzio-assenso dei sindacati sulle opere pubbliche e sui piani di lottizzazione».

Una trama forte e avvincente, dunque, nelle cui pieghe solo in pochi sono capaci di leggere: Bastiani e Gagliano, certo, ma anche il giovane, coraggioso cronista del Mattino, Paolo Sini l'omaggio di Nava al nostro Giancarlo Siani. «Il boss è immortale» si legge d'un fiato e lascia l'amaro in bocca. Nava conosce Napoli e ne subisce il fascino, ma la sua pagina è intrisa di una sincera dolenzia: Napoli, fa dire ai suoi personaggi, «sa digerire tutto, anche il male». È «una terra meravigliosa» che, però, «vomita violenza e morte». C'è, infine, questa iscrizione della città al ristretto club delle capitali della magia nera. Lione è infatti unita a Praga e a Torino in un celebre triangolo; e come Napoli ha ospitato il conte Cagliostro, che da noi sostenne l'Alta Massoneria Egiziana e trovò in Sansevero un ispiratore. Segnatevi dunque il numero aureo: 1,618. E cominciate anche voi a cercare sotto la Napoli che si vede. Molte sorprese sono in attesa.

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