Il ritorno di Elena Ferrante: senza volto e anche senza titolo

Il ritorno di Elena Ferrante: senza volto e anche senza titolo
di Titti Marrone
Martedì 10 Settembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:26
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Dunque, c'è un nuovo romanzo firmato Elena Ferrante. Sappiamo che uscirà il 7 novembre, conosciamo l'incipit fluido e trascinante, vi incontriamo l'io narrante, una donna da bambina definita «molto brutta» dal padre. Ci sono una famiglia napoletana, un appartamento in via San Giacomo dei Capri, «gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido». Quanto basta per accendere la curiosità dei ferrantiani ferventi. Ma manca il titolo. È l'ultima trovata del marketing editoriale più astuto che si sia visto negli ultimi decenni.
 
Costruito in buona misura sulla sparizione: prima della misteriosa autrice, ora addirittura del titolo. Che scopriremo solo vivendo. E leggendo. Lo faremo, altroché se lo faremo. E in tanti abboccheremo all'amo furbescamente teso dalla casa editrice e/o con quest'inizio che sembra fatto apposta per attizzare il desiderio.

«Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell'appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al Rione Alto, in via San Giacomo dei Capri. Tutto gli spazi di Napoli, la luce blu di un febbraio gelido, quelle parole è rimasto fermo. Io invece sono scivolata via e continuo a scivolare anche adesso, dentro queste righe che vogliono darmi una storia mentre in effetti non sono niente, niente di mio, niente che sia davvero cominciato o sia davvero arrivato a compimento: solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione».

Forse adesso ci sarà chi prenderà a scavare non più nelle denunce dei redditi ma nell'infanzia di Anita Raia, indicata dai gossip mediatico-editoriali già 25 anni fa come la detentrice più plausibile della penna di Elena Ferrante, con o senza il marito Domenico Starnone, per scoprire se lei, o almeno qualcuno della sua famiglia, abbia mai abitato un appartamento nella parte alta di San Giacomo dei Capri, per esempio al parco Frascino. E non è detto che di qui al 7 novembre, nella filiera mobilitata alla costruzione di un libro, incluse la stampa e la grafica di copertina, non si allenti qualche maglia facendo filtrare il titolo per ora tenuto sotto chiave.

Ma lo scopo del marketing editoriale è proprio quello di mobilitare la curiosità, come dimostra da tempo il caso Harry Potter, e com'è in questi giorni attestato dall'arrivo in libreria di I testamenti della Atwood, il seguito di L'Ancella.

Restando al nuovo romanzo di Elena Ferrante: non siamo ai livelli di blindatura messi in campo dalla Penguin Random House per proteggere la trama della distopia della Atwood su Galaad, peraltro trapelata ugualmente prima del tempo, ma l'astuzia contenuta nel lancio dell'incipit ferrantiano è evidente. Già in queste poche righe riecheggia la voce di spaesamento vagamente ortesiano e anche un po' morantiano che risulterà familiare alle schiere di lettori della Ferrante, che parlano una quarantina di diverse lingue. Tutte quelle in cui è stata tradotta la quadrilogia de L'amica geniale, il fenomeno cult dell'editoria mondiale che ha venduto più di dieci milioni di copie riproducendosi nella non meno fortunata fiction diretta da Saverio Costanzo e in arrivo in autunno sui teleschermi con la seconda serie. Sembra di leggervi, in quelle poche righe, l'insofferenza di Lenuccia e insieme le smarginature di Lila de L'amica geniale, la tensione sottopelle di Olga la protagonista de I giorni dell'abbandono. Risuonano l'incompiutezza identitaria di Delia de L'amore molesto, l'incomunicabilitá familiare di Leda de La figlia oscura. E certo da questo punto di vista non mente Elena Ferrante quando dice «ogni mia possibile fisionomia è affidata alla scrittura», poiché il brand che ha generato è sorretto da una scrittura che è oggetto di scomposizioni, discettazioni, analisi e molte imitazioni, ma resta comunque unica.

Non sarà facile, dopo tanto successo, mietere con un nuovo libro accoglienze entusiastiche come quelle che nel 2106 hanno portato «Time» a indicare Elena Ferrante tra le 100 personalità più influenti al mondo, o due anni prima «Foreign Policy» ad annoverarla addirittura tra i 100 pensatori dal maggior seguito. E sarà anche con una simile consapevolezza che gli editori Sandro Ferri e Sandra Ozzola aguzzano l'ingegno passando dall'autrice Anonymous, il cui mistero, sia pure di Pulcinella, è parte importantissima del successo, al titolo top secret. Così, mentre sul piccolo schermo vedremo tornare Lila e Lenù, i Cerullo e i Greco, i Solara e i Sarratore, gli editori continueranno a ripetere indignati che è riduttivo attribuire una parte del successo al marketing e in simultanea avremo, in libreria, una Ferrante nuova fiammante, gallina dalle uova d'oro troppo preziosa per fermare la giostra.
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