«Ostranenie», Wojtek lancia una collana di teoria della letteratura

«Ostranenie», Wojtek lancia una collana di teoria della letteratura
di Giovanni Chianelli
Giovedì 30 Dicembre 2021, 15:18 - Ultimo agg. 15:41
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La strana idea di creare una collana di teoria della letteratura. Adesso, alle porte del 2022. È venuta a Wojtek, quella creatura anomala dell’editoria italiana che ormai da tempo punta su narratori esordienti e una forma libro sempre sorprendente, dal prosimetro di “Io e Bafometto” di Gregorio H. Meier alla raccolta a labirinto, il suggestivo gioco di specchi creato da Dario De Marco in “Storie che si biforcano”.

Una letteratura per pochi? “No, vogliamo vendere, la nostra è un’attività imprenditoriale. Ma siamo convinti che la qualità di un volume sia il primo requisito” ricorda spesso Ciro Marino, che dalla sua città, Pomigliano D’Arco, ha affiancato all’attività editoriale quella di libraio e da poco anche di ideatore di un festival come “Flip”, tutto consacrato al comparto indipendente.

Strana idea, si diceva. E infatti il nome che è stato scelto per la collana neonata è “Ostranenie”. Straniamento. Il termine che il narratore formalista russo Viktor Sklovskij, nel 1917, nel suo manifesto "L’arte come artificio", individua come la tecnica di conoscenza della realtà al di là dell’apparenza.

Eppure la strana idea sta avendo un certo riscontro, assicura Alfredo Zucchi, il curatore della collana insieme a Federica Arnoldi, Anna Di Gioia e Luca Mignola. Il primo volume, “Teoria della prosa” di Ricardo Piglia, che analizza in varie lezioni la figura del romanziere e saggista uruguaiano Juan Carlos Onetti, sta quasi esaurendo la prima tiratura. “C’è un nucleo di lettori attratto dall’idea di studiare il processo letterario. Nabokov avrebbe detto che sono i lettori ideali, quelli che più che identificarsi con i personaggi lo fanno con l’autore e la sua mente, ovvero cercano di capire come ha concepito la narrazione”.

E il motivo per cui occuparsi di riflessione attorno al libro non è una pensata naif è che, in Italia, oggi, non lo fa praticamente più nessuno: “A parte le università gli editori hanno rinunciato da tempo alla teoria. Negli anni ’70 era diverso, adesso potremmo coprire una fetta di mercato quasi in solitudine” dice ancora Zucchi.

Per ora quattro titoli previsti, fino a settembre 2023. Il secondo sarà “L’ultimo bastione del buon senso” del serbo Danilo Kiš che finora in Italia era arrivato solo come narratore, pubblicato da Adelphi (“Enciclopedia dei morti”, “Una tomba per Boris Davidović”) ma poi pressochè dimenticato. Ancora, l’argentno Alberto Laiseca, “Ti prego, plagiami!”, e poi il primo ciclo si conclude proprio con Šklovskij, “L’intreccio come fenomeno di stile”. Attenzione: un inedito del padre del formalismo, imperdibile.

Se c’è una cosa che accomuna gli autori selezionati, dice Zucchi, è “la passione. Sono scrittori e saggisti appassionati, atipici perché vivono la produzione in una modalità ‘ibrida’ tra il piacere di raccontare e l’attenzione allo studio della narrativa”. L’obiettivo, oltre a diffondere la riflessione sulla letteratura, è rivolgersi a un certo genere di fruitore: “Chi coltiva l’arte della lettura. Nel senso che affronta questa attività umana non in modo passivo ma è attento alle dinamiche creative. Che, in qualche modo, scriva il libro insieme all’autore”.

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