Piergiorgio Pulixi e La libreria dei gatti neri: «Il miglior detective? È il libraio gran lettore»

«I gialli sono anche cultura. Sono evasione, divertimento, sfida enigmistica, passatempo»

Piergiorgio Pulixi, il quarantenne scrittore cagliaritano
Piergiorgio Pulixi, il quarantenne scrittore cagliaritano
di Francesco Mannoni
Martedì 3 Gennaio 2023, 10:00
4 Minuti di Lettura

Proprietario poco avveduto di una libreria a Cagliari, Marzio Montecristo è un ex maestro licenziato per aver picchiato il genitore manesco di un suo alunno. Con l'ironia prova a stemperare i delitti discussi dal Clan del giallo, gruppo di clienti che tutti i martedì si riunisce tra i suoi scaffali e commenta e destruttura le opere di maestri indiscussi dei noir. Un pensionato malinconico, un frate fin troppo vivace, un'ottantenne fissata con i serial killer e una ragazzina dark che sogna di uccidere qualcuno hanno ridato ossigeno a un libraio sull'orlo del fallimento, e dimostrato di avere finezze analitiche. Così l'ispettore Flavio Caruso e la sovrintendente sexy Angela Dimase della squadra mobile di Cagliari si rivolgono agli «investigatori del martedì» per svolgere indagini parallele: hanno per le mani il caso di un assassino mascherato che pone di fronte al capo famiglia, legato e imbavagliato, una clessidra, lasciandogli un minuto per scegliere chi dei suoi cari deve essere giustiziato. Marzio, che non è un poliziotto ma degli uomini di legge ha l'intuito e la sensibilità, presume che i delitti siano frutto di una vendetta. Tesi confermata quando padre e due figli vengono uccisi con lo stesso rituale in una città del Nord, Saronno, e i tre delitti sono subito associati a quelli sardi.

La storia è di Piergiorgio Pulixi, il quarantenne scrittore cagliaritano autore di una ventina di thriller spesso premiati, di cui venerdì esce La libreria dei gatti neri (Marsilio, pagine 208, euro 14).

Pulixi, quanto le assomiglia il suo personaggio Marzio?
«In passato sono stato un libraio, sia pur molto diverso da lui che al contrario di me è burbero, non ha pazienza con i clienti e si è soprattutto pentito di aver aperto Les Chats Noirs, perché gli affari vanno molto male.

Marzio è un personaggio che ispira simpatia: è un bravo ragazzo che cerca sempre di fare la cosa giusta, anche quando questo potrebbe arrecargli dei danni. La sua esperienza da ex maestro, e il fattaccio che ne ha decretato l'espulsione da scuola, viene da un'esperienza reale che mi è stata raccontata da alcuni insegnanti e che da qualche anno cercavo di inserire in una delle mie storie».

Veniamo al serial killer su cui indaga.
«Il modus operandi dell'assassino è stato ispirato da quella perfida domanda che tutti da bambini ci siamo sentiti porre: vuoi più bene a mamma o a papà? Lui punta una pistola contro un uomo, o una donna, e gli chiede chi sacrificare tra due persone care, se non sceglie li eliminerà entrambi. Un omicida che inchioda le sue vittime a delle scelte atroci e impossibili».

Quali sono le doti investigative del suo libraio?
«Il suo segreto sta in una incredibile mole di letture. È come se avesse avuto una squadra di maestri illustri quali Auguste Dupin, Monsieur Lecoq, Sherlock Holmes, Poirot, Maigret e tanti altri. Tutti loro gli hanno dato un metodo e insegnato come pensare. Il fatto poi di non essere un investigatore istituzionale gli garantisce un ampio spazio di manovra».

L'ispettore Caruso e la sovrintendente Angela Dimase, ricorrono spesso all'acume degli investigatori del martedì.
«La vera forza di Marzio è che i suoi lettori hanno tutti gusti diversi: c'è chi ama i thriller sanguinolenti, chi i gialli classici deduttivi, chi i noir psicologici, e queste varie sfumature sul poliziesco contribuiscono a creare una visione d'insieme sui casi che deve affrontare. È come se potesse attingere a una immensa biblioteca di delitti, moventi, pulsioni e metodi di risoluzione».

Il male cambia le persone?
«Da sardo la vendetta è un tema importantissimo. La nostra è una terra che ha versato tanto sangue in nome di torti subiti e presunte riparazioni. Ma il sangue non è mai una risposta risolutiva: la rabbia sfuma e rimane il dolore, la perdita e l'eterna solitudine».

Ma «i gialli sono cultura?», come si chiede a un certo punto Angela Dimase?
«I gialli sono anche cultura. Sono evasione, divertimento, sfida enigmistica, passatempo. Ma sono anche lenti attraverso le quali si può analizzare la società e oracoli con cui interrogare gli antri più nascosti della nostra anima. Possono essere delle raffinate perle letterarie (pensiamo a Il nome della rosa o La natura della grazia) o dei prodotti sciatti e dozzinali. Come sempre la differenza la fa l'onestà intellettuale di chi scrive e soprattutto la disponibilità di mettersi al servizio della storia e non soltanto del mercato». 

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