All'inizio non ci credeva. «Pensavo fosse uno scherzo». Quando Abdulrazak Gurnah ha ricevuto la telefonata dalla Fondazione Nobel che lo informava della vittoria del premio per la letteratura, «è stata tale la sorpresa» che ha aspettato l'annuncio ufficiale «prima di poterci credere». È stato lo stesso scrittore tanzaniano a raccontare le sue emozioni a caldo. Alla chiamata del segretario permanente e presidente dell'Accademia svedese Mats Malm, ha risposto: «Vado a controllare tra un minuto. Aspetterò finché non lo vedrò o lo sentirò».
Incalzato poi dalla redazione del sito della Fondazione Nobel, Gurnah nel frattempo aveva raccolto le idee.
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«Il motivo per cui è così difficile per l'Europa e per gli stati europei fare i conti con questa realtà, penso che sia una sorta di avarizia», ha sottolineato ancora Gurnah. Molti di coloro che fuggono dai loro Paesi di origine «sono persone di talento, energiche, che hanno qualcosa da dare. Non stai solo accogliendo le persone come se fossero povere nullità. Pensa che offri soccorso a persone che hanno bisogno, ma che possono anche dare un loro contributo». Nel colloquio, registrato subito dopo l'assegnazione del premio, Gurnah ha anche tratteggiato il processo creativo del suo lavoro. «È in gran parte qualcosa di compulsivo, avvincente. Non puoi farlo se lo odi. Ma suppongo che alla base ci sia il piacere di fare le cose, creare, trasmettere qualcosa, dare piacere, sostenere una causa».