L’architetta napoletana Raffaella Simeoli ne “Il lungo inverno - Ho imparato a sognare per riuscire a vivere”, edito da Edita Lab, si lascia andare a un racconto ispirato alla sua vita personale, costellata di prove e di mancanze sofferte contrastate da una forza instancabile e sempre crescente.
Il libro, ambientato a partire dalla fine degli anni ’80, è stato presentato giovedì 8 dicembre al Cala Moresca, insieme all’autrice, il console della Repubblica del Benin Giuseppe Gambardella, il patron del Cala Moresca Roberto Laringe e il giornalista Diego Paura. A moderare l’incontro l’attore Lino Barbieri.
L’architetta insieme al marito ha dato vita alla Fondazione “#PaoloVive”, nata in memoria del loro primogenito Paolo, scomparso prematuramente, e rappresentata da Carlo Simeoli, da Raffaella e dal presidente Lorenzo Simeoli.
Nel villaggio di Pentinga, nel Benin, luogo scelto personalmente dal dottor Simeoli in una delle sue missioni umanitarie, sorge una nuova struttura scolastica accogliente ed adeguata ad armonizzare il percorso di formazione dei suoi giovani allievi: la scuola “Paolo Vive”.
Per l’autrice sviscerare il suo percorso è stato difficile, ma le ha insegnato che il dolore può cambiare le persone anche positivamente, basta avere il coraggio di affrontare la pena per aiutare chi soffre ma non ha la forza di trovare una via di uscita.
Il console del Benin Giuseppe Gambardella ha parlato della necessità di avere un maggiore entusiasmo per la vita: lamentandosi soltanto delle proprie sventure non si riesce a intravedere la fortuna che abbiamo tutti di poter vivere e insegnare agli altri la propria esperienza, nel bene e nel male.
I proventi della vendita del libro saranno devoluti alla raccolta fondi per il Benin.
«Verranno costruiti pozzi e scuole per dare un incremento ad una civiltà legata purtroppo alle forti distanze ed alla mancanza di istruzione», spiega Gambardella. «Dobbiamo pensare e realizzare progetti per il futuro, partendo dai percorsi di sofferenza come quelli citati nel libro. Ho conosciuto Carlo e Raffaella 8 anni fa e già eravamo sulla stessa lunghezza d’onda: fare del bene dando alle persone la possibilità di restare nel luogo natio».