Rosario Esposito La Rossa: «Io, spacciatore di libri tra le vele di Scampia»

Un racconto nato nel 2004, quando i criminali della zona uccisero per sbaglio il cugino, disabile, Antonio Landieri

Rosario Esposito La Rossa
Rosario Esposito La Rossa
di Ugo Cundari
Mercoledì 22 Marzo 2023, 11:00
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Sarebbe molto istruttivo, soprattutto per i ragazzi dei quartieri a rischio, leggere la biografia di uno spacciatore che con il suo duro lavoro ha fatto fortuna ed è ancora in attività. Lui è uno dei tanti ragazzi della periferia napoletana cresciuto tra parchi e casermoni ostaggi di delinquenti e teatri di omicidi tra bande in lotta per la gestione del mercato della droga. Poi è arrivato Rosario Esposito La Rossa, e niente più omicidi. Non perché ha imposto la legge del più forte su tutti gli altri, ma perché ha diffuso nel suo parco, e di là in tutta Italia, un altro genere di prodotto, molto diverso, benché anche questo possa creare dipendenza, e la sua vita, insieme a quella di tutti i giovanissimi appartenenti al suo clan, la racconta in «Spacciatori di libri» (pagine 208, euro 15) pubblicato dalla sua casa editrice, con sede al confine tra Melito e Scampia, Marotta & Cafiero.

L'autore inizia ricordando cosa gli fosse permesso fare, da abitante del lotto K, a quindici anni.

Doveva chiedere il permesso per entrare a casa sua, perché abitava in un palazzo che era una delle 22 piazze di spaccio della zona. Doveva fare attenzione a dove metteva i piedi, evitando le siringhe, nel tragitto per la scuola.

Poi il 6 novembre 2004 i criminali della zona uccisero per sbaglio il cugino, disabile, Antonio Landieri di 25 anni. «Antonio stava giocando a biliardino coi suoi amici, con cinque ragazzi incensurati, doveva andare a mangiare una pizza, quando si è trovato a Baghdad. Trentotto colpi sparati in dodici secondi, con una mitraglietta Uzi proveniente dall'Afghanistan. I killer erano talmente fatti di cocaina che si spararono addosso tra di loro».

Quando Esposito La Rossa ha visto il corpo di Antonio su «un letto di marmo» con le due perfette metà «dalla testa ai genitali» ricucite alla bella e meglio dopo l'autopsia, lì è scattato il senso di ribellione, la rabbia, la voglia di lottare. Lì ha deciso che un giorno avrebbe «fato fiorire il sangue innocente dall'asfalto di Scampia», il che si tradusse in un libro per raccontare l'altra faccia del quartiere, quella abitata da gente per bene che della camorra era ostaggio, non complice. 

Lo propose a Tommaso Marotta e Anna Cafiero, titolari della casa editrice Marotta&Cafiero, con sede in una porzione di Napoli che è l'opposto di Scampia, a Posillipo. Il libro fu pubblicato con il titolo Al di là della neve (la neve è la cocaina) ma prima fu sottoposto a un feroce editing, e il giovane Rosario, avido di conoscenze, capì come si lavora a un libro, come renderlo migliore e più adatto al mercato. Il libro ebbe un grande successo e lui si convinse che contro la criminalità si può condurre una battaglia usando come armi i libri: «A diciassette anni capii che narrare è resistere». Di lì a poco Marotta e Cafiero decisero di cambiare vita e iniziare una nuova avventura in Francia, così regalarono il marchio a Esposito La Rossa, che decise di gestirlo con i pochi risparmi messi da parte insieme alla sua fidanzatina, oggi moglie e attrice, Maddalena Stornaiuolo, Lena. 

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Nel 2010 il primo libro, sulla crisi dei rifiuti a Napoli, stampato con una colletta alla quale aderì per prima una ragazza di Novara con 20 euro. La prima sede fu a Piscinola, una stanza di venti metri quadri arroccati su una scala di ferro. Non c'era acqua, mancava il bagno e l'unica finestra era protetta da doppie grate in ferro, saldate dal padre di Rosario, per evitare che rubassero l'unico computer. Sul soffitto lui e Lena avevano dipinto una frase di Whitman: «E tu puoi contribuire con un verso».

Sono passati 13 anni, oggi la Marotta&Cafiero pubblica su carta riciclata premi Nobel e scrittori di best seller come King (grazie all'aiuto dell'oncologo di Esposito), De Lillo, Pennac, Grass e poi Ramondino, Domenico Rea, Herling e La Capria. L'azienda ha inaugurato un museo del libro antico, rilevato il marchio siciliano Coppola, aperto una scuola di recitazione, un bar e una pizzeria che danno lavoro a ragazzi a rischio e disabili. Si è fatta promotrice di iniziative di successo come il libro sospeso e quello venduto 1 euro all'etto. Negli ultimi anni nel lotto K non si spara più. 

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