Oltre duemila persone ieri pomeriggio al parco Giovanni Paolo II di Pomigliano D'arco hanno accolto l'arrivo di Roberto Saviano, ospite di «Flip», festival della letteratura indipendente. Lo scrittore è stato protagonista di un incontro moderato dal blogger Fabio D'Angelo e dalla libraia Maria Carmela Polisi, fondatori del festival insieme a Ciro Marino.
È la prima volta che l'autore di Gomorra fa un intervento pubblico a Pomigliano: l'arrivo è stato salutato da un lungo applauso. Ma quando D'Angelo lo invitò, qualche mese fa, aveva promesso: «Aggia veni'».
«Leggere è meglio di scrivere, io amo il mio lavoro ma continuo a considerarmi soprattutto un lettore», ha continuato: «Non è affatto un atto passivo: leggere costa più fatica proprio perché è si è creatore di ciò che si sta leggendo, si è anche sceneggiatore e regista. Un film esiste anche se non lo vedi, ma c'è. Un libro esiste solo se lo apri».
Poi si è soffermato sull'ultimo lavoro, Solo è il coraggio (Bompiani), la biografia romanzata di Giovanni Falcone: «La storia è nota, dunque più che dare informazioni cerco di mettere il lettore accanto ai protagonisti, alle loro ansie e le loro gioie, il loro battito cardiaco». Ci ha messo quattro anni e mezzo a scriverlo, ha raccontato. Per dare al pubblico l'idea «di una figura epica che sarebbe piaciuta a Dumas. Talmente dinamica da riuscire ad affrontare cose che 10 non sarebbero riusciti a considerare. Quindi è un supereroe? No, un uomo pieno di contraddizioni, difetti. Ma che ha scelto di avere coraggio, il coraggio è una scelta».
Il volume, ha precisato, è anche un omaggio: «A un'epoca in cui diversi uomini hanno creduto così profondamente nella possibilità di mutare il corso delle cose da impegnare ogni singolo istante nel provare a capire e svelare ciò che era considerato il più inviolabile dei poteri. Lo facevano perché era l'unico atteggiamento coerente al loro sistema di valori e da quel momento la narrazione sulla mafia cambiò per sempre».
Il discorso è andato sul discredito che il giudice palermitano ebbe in vita dal proprio ambiente: «Chi parla di queste cose viene accusato di diffamare il Paese, è un modo di abbellire l'omertà. Come chi apre una stanza e scopre un cadavere: la colpa non è di chi ha ucciso ma di chi ha aperto la stanza».
Ha parlato oltre un'ora, dopo è stato sommerso dagli abbracci del pubblico prima di un firmacopie lunghissimo. Non rinunciando a un commento sulle elezioni: «Il tema della criminalità organizzata è il grande assente di questa campagna elettorale. Scomparso, letteralmente. E nessun partito è escluso: a questa classe politica non conviene, discutere di mafie non porta voti e ai pochissimi che ci provano manca la cultura dell'analisi di queste dinamiche e la coscienza che possano cambiare il paese».
Poi ha concluso sull'importanza delle manifestazioni culturali come «Flip»: «Sono venuto perché Flip ha la letteratura al centro della sua proposta. Pensare che in Campania le cose possano ripartire dalla letteratura è un'emozione quasi erotica». Stasera «Flip» chiude, alle 21, con Antonio Moresco.
E stasera Saviano riceverà il Premio Casa Hirta alle 21 a Casertavecchia, ospite di «Settembre al borgo/Un borgo di libri». Con lui Raffaello Magi, magistrato, consigliere presso la Corte di Cassazione e giudice del processo Spartacus contro il clan dei casalesi.