Sessant'anni - era il 9 aprile 1962 - trascorsi dopo aver vinto un Oscar sono tanti e specialmente per quanto riguarda il cinema, sottoposto a una serie di trasformazioni più ravvicinate delle altre arti, tantissimi. Ci sono almeno due ragioni, però, che rendono il libro allegato gratuitamente a tutte le copie di «Il Mattino» sabato nelle edicole, attualissimo: la stella caliente della Loren è ormai definitivamente assurta nell'empireo del divismo (le statuette nel frattempo sono diventate due) e la tematica centrale di «La ciociara», il film grazie a cui s'aggiudicò il massimo riconoscimento, è costituito dal leitmotiv del coraggio e il martirio delle donne nei tragici frangenti delle guerre. «Viva Sophia!» non rischia di confondersi con l'infinita pubblicistica esistente sull'argomento perché Titta Fiore e Federico Vacalebre ne hanno curato la redazione con particolari competenza e pertinenza: l'eterna ragazza di Pozzuoli è stata assiduamente seguita e valorizzata dal nostro quotidiano da sempre, la ricerca e la selezione effettuate nell'archivio del giornale hanno permesso di recuperare un vero tesoretto. Scorrendo l'indice del libro spicca, infatti, questa sezione a tutti gli effetti unica, nobilitata innanzitutto da quattro articoli firmati dalla stessa attrice (di cui uno per la scomparsa di Francesco Rosi e un altro per quella di Armando Trovajoli) compresa la chicca di un racconto autografo degli anni Cinquanta; poi concorrono all'originalità del regesto i servizi risalenti al momento della diffusione della buona novella losangelese, tra cui quelli di Sandro Svalduz «In salotto con la Loren per festeggiare l'Oscar» e di Adriaco Luise (il decano dei giornalisti campani scomparso nel 2019 a 97 anni) «L'euforia di Pozzuoli, l'altra faccia della vittoria». Pronti a sottoporsi al vaglio dei posteri anche gli interventi di Vittorio Ricciuti dai singolari titoli «Perché La ciociara supera anche La dolce vita» (la recensione) e e «Quando la bocciai al concorso di bellezza», per non parlare degli articoli più recenti di un'altra firma storica del giornale Franco Mancusi o di Emi de Sica, di Eleonora Brown, Titta Fiore e il sottoscritto, che non mancano di aggiornare il loro contributo di articoli dedicati alla diva.
Che l'ultimo titolo antologico dell'ormai nutrita collana «Ieri oggi domani» voluta e coordinata dal direttore Federico Monga non comporti alcun handicap retorico lo certifica, del resto, il pezzo introduttivo del ministro Dario Franceschini determinato nel conferire alla diva la statura del «simbolo più potente» del nostro cinema, mentre Erri De Luca utilizza i flash più vibranti e fissati nell'immaginario collettivo del film di De Sica per ribadire la ripulsa di tutte le guerre.
Il titolo rilancia il pittoresco auspicio del critico «ausiliario» Giuseppe Marotta che ebbe a scrivere entusiasta in tempi non sospetti: «Evviva Sofia Loren! E Dio ci conservi per un secolo questi futili ma placidi giorni».