Sophia Loren, il libro in edicola sabato gratis con il Mattino

Sophia Loren, il libro in edicola sabato gratis con il Mattino
di Valerio Caprara
Mercoledì 6 Aprile 2022, 12:00 - Ultimo agg. 7 Aprile, 14:42
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Sessant'anni - era il 9 aprile 1962 - trascorsi dopo aver vinto un Oscar sono tanti e specialmente per quanto riguarda il cinema, sottoposto a una serie di trasformazioni più ravvicinate delle altre arti, tantissimi. Ci sono almeno due ragioni, però, che rendono il libro allegato gratuitamente a tutte le copie di «Il Mattino» sabato nelle edicole, attualissimo: la stella caliente della Loren è ormai definitivamente assurta nell'empireo del divismo (le statuette nel frattempo sono diventate due) e la tematica centrale di «La ciociara», il film grazie a cui s'aggiudicò il massimo riconoscimento, è costituito dal leitmotiv del coraggio e il martirio delle donne nei tragici frangenti delle guerre. «Viva Sophia!» non rischia di confondersi con l'infinita pubblicistica esistente sull'argomento perché Titta Fiore e Federico Vacalebre ne hanno curato la redazione con particolari competenza e pertinenza: l'eterna ragazza di Pozzuoli è stata assiduamente seguita e valorizzata dal nostro quotidiano da sempre, la ricerca e la selezione effettuate nell'archivio del giornale hanno permesso di recuperare un vero tesoretto. Scorrendo l'indice del libro spicca, infatti, questa sezione a tutti gli effetti unica, nobilitata innanzitutto da quattro articoli firmati dalla stessa attrice (di cui uno per la scomparsa di Francesco Rosi e un altro per quella di Armando Trovajoli) compresa la chicca di un racconto autografo degli anni Cinquanta; poi concorrono all'originalità del regesto i servizi risalenti al momento della diffusione della buona novella losangelese, tra cui quelli di Sandro Svalduz «In salotto con la Loren per festeggiare l'Oscar» e di Adriaco Luise (il decano dei giornalisti campani scomparso nel 2019 a 97 anni) «L'euforia di Pozzuoli, l'altra faccia della vittoria». Pronti a sottoporsi al vaglio dei posteri anche gli interventi di Vittorio Ricciuti dai singolari titoli «Perché La ciociara supera anche La dolce vita» (la recensione) e e «Quando la bocciai al concorso di bellezza», per non parlare degli articoli più recenti di un'altra firma storica del giornale Franco Mancusi o di Emi de Sica, di Eleonora Brown, Titta Fiore e il sottoscritto, che non mancano di aggiornare il loro contributo di articoli dedicati alla diva. 

Che l'ultimo titolo antologico dell'ormai nutrita collana «Ieri oggi domani» voluta e coordinata dal direttore Federico Monga non comporti alcun handicap retorico lo certifica, del resto, il pezzo introduttivo del ministro Dario Franceschini determinato nel conferire alla diva la statura del «simbolo più potente» del nostro cinema, mentre Erri De Luca utilizza i flash più vibranti e fissati nell'immaginario collettivo del film di De Sica per ribadire la ripulsa di tutte le guerre.

Il collegamento con quel premio ancora un po' distante ed esotico, ancorché familiare per i maestri di Cinecittà del lungo dopoguerra, che contrassegnò un momento cruciale dell'evoluzione del nostro cinema scompaginato dall'avventurismo mussoliniano e le inopinate giravolte della monarchia, ma in grado di non disperdere il patrimonio creativo e comunicativo accumulato dall'epoca del muto sino agli anni Trenta - viene in ogni caso analizzato anche alla luce delle acquisizioni bio-bibliografiche ed esegetiche più aggiornate. Per l'artista Paladino la figura dell'attrice oggi ottantasettenne è identificabile come «icona pop sensuale e mediterranea»; per lo scrittore Montesano è indispensabile prima di ogni approccio mettere in piena luce la sua natura «libera e ribelle»; per il docente Saccone non sarebbe giusto disgiungere la fortuna del film (per la verità a suo tempo non molto apprezzato dalla maggioranza della critica) dalle peculiarità del romanzo di Moravia (1957) da cui è tratto; per lo storico Mascilli Migliorini è, se possibile, ancora più importante inquadrare le brutalità subite da madre e figlia nel contesto della tragedia nella tragedia toccata proprio al Sud negli spasimi dell'apocalisse mondiale. Considerando, infine, l'ascesa della bellissima per antonomasia come una sorta di partitura musicale mitopoietica, s'incastra perfettamente la trilogia composta dai tre sorprendenti ed esclusivi memoir scritti per l'occasione da tre popolarissimi e lucidi cantanti come Ranieri, D'Angelo e D'Alessio. 

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Il titolo rilancia il pittoresco auspicio del critico «ausiliario» Giuseppe Marotta che ebbe a scrivere entusiasta in tempi non sospetti: «Evviva Sofia Loren! E Dio ci conservi per un secolo questi futili ma placidi giorni». 

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