Chi scrive non nutre simpatia per il fenomeno mediatico, e ormai persino di costume secondo cui non c'è giorno in cui non si organizzi e si proponga al pubblico un convegno, una mostra, una qualsiasi iniziativa nel cui titolo appaia il nome di Caravaggio. Quando un'epoca vede riflesse le sue contraddizioni e le proprie visioni romantiche entro vite vissute quattro secoli prima compie un processo di immedesimazione in parte pertinente, in parte del tutto onirico, e il marketing fa impennare la comunicazione È, questo, ormai il caso di gran parte di quel che si dice e si scrive sul maestro lombardo, che come si suol dire «fa cassetta» come van Gogh, gli impressionisti, Leonardo da Vinci e poco altro.
Poi c'è la ricerca, quella vera, che di rado trova posto nelle pagine culturali dei media, e che ancor più raramente attrae l'attenzione dei lettori magari colti ma non specializzati. È da poco in libreria un volume di ben 740 pagine, senza neanche un'illustrazione, senza concessioni se non a un impaginato rigoroso e di semplice lettura, benché fittissimo. È la terza edizione di Michelangelo Merisi da Caravaggio. Documenti, fonti e inventari, di Stefania Macioce, pubblicato da Ugo Bozzi Editore.
La riedizione di un volume può essere un evento irrilevante nelle dinamiche editoriali di oggi, ma il libro di Stefania Macioce è un caso completamente diverso: dalla seconda edizione del 2010 al 2023 si sono accumulati 44 nuovi documenti su Caravaggio e 62 relativi a personaggi o situazioni in cui era coinvolto l'artista, e 150 nuove voci su fonti e inventari.
Un lavoro immenso, reso pressoché improbo dalla mole terrificante di notizie, e soprattutto dal proliferare delle pubblicazioni su Caravaggio che non mostra battute d'arresto, e rende il libro della Macioce un tour de force che con tutta probabilità nessuno più potrà superare individualmente, forse nemmeno la sua stessa autrice. La quale, infatti, apre la sua introduzione auspicando che proprio l'uscita del suo pone l'esigenza di riversare il materiale documentario e bibliografico in una banca dati accessibile sulla rete, e sembra che un accordo tra l'editore della Ugo Bozzi, Ulrico Bozzi, e l'università romana La Sapienza porterà a conseguire questo obiettivo.
L'arco di tempo di documenti, testimonianze, verbali giudiziari, inventari di collezioni, ma anche testi, poesie, giudizi critici va dal 1513 al 1875. È la più cospicua costruzione di una fortuna critica su Caravaggio, ed è un libro insostituibile per qualsiasi specialista. Ma qual è, invece, la sua utilità per il lettore colto o semplicemente curioso? La Macioce, che non è una semplice bibliografa (ammesso che questo sia un mestiere semplice) ma una consumata e stimata storica dell'arte, ha anteposto a ognuno dei materiali di più ostica comprensione note esplicative che guidano il lettore alla loro comprensione. Si apre così una finestra su ognuno dei 110 documenti (l'ultimo è del 1845) che punteggiano il percorso esistenziale, artistico, giudiziario, sociale di Caravaggio, e tracciano l'accumularsi di informazioni a 235 anni dalla sua morte.
Per chi non volesse rintracciare una ad una le fonti critiche sei, sette e ottocentesche, ben 66 sono comodamente disponibili, e fanno comprendere il mutamento delle opinioni su Caravaggio.
Un libro, quello della Macioce, che vale più di molti saggi e monografie, perché pone, per chiunque voglia attraversarlo, Caravaggio nel cuore della sua storia evenemenziale e critica.
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