Teatro a Napoli, a qualcuno piace piccolo

Le piccole sale partenopee, poche poltrone ma tante idee

La sala del Nest
La sala del Nest
di Giovanni Chianelli
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 09:47
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A qualcuno piace piccolo: diversi teatri napoletani non superano i 100 posti di capienza. Vetrine per nuovi talenti, spazi d'essai per gli irriducibili del teatro d'autore, presidi culturali nelle tante periferie della città. Quasi tutti usciti malconci dalla pandemia e alcuni, come La Giostra ai Quartieri spagnoli, costretti a chiudere.

Dai tempi del cabaret resiste il Sancarluccio, oggi Nuovo Teatro Sancarluccio. La sala di via San Pasquale, 80 posti, una volta lanciava Leopoldo Mastelloni, La Smorfia, Toni Servillo, negli ultimi anni ha tenuto a battesimo le Ebbanesis. Dopo la scomparsa di Franco Nico e Pina Cipriani è passato alla gestione della famiglia Tabacchini che alterna concerti (oltre al duo formato da Serena Pisa e Viviana Cangiano che tornano ogni anno, anche Francesco Forni), piccole produzioni («Mammamà» di Massimo Andrei con Daniela Ioia l'ultimo spettacolo andato in scena) e stand up comedy, come recentemente con Carmine Del Grosso.

Dai tempi dell'avanguardia provano a resistere e a trovare una nuova identità il teatro Instabile, l'Elicantropo e la Sala Assoli, che un tempo era il ridotto del Nuovo. Il Tin, fondato da Michele Del Grosso, scomparso nel 2018, nell'affascinante antro di palazzo Spinelli, ospita 70 spettatori; la stagione in corso è diretta da Gianni Sallustro e tra commedia, musica colta e drammaturgie sperimentali mette in scena Gino Curcione, Lino Musella, Rosaria De Cicco, Gianni Lamagna, Massimiliano Rossi; da venerdì a domenica in scena «Ladyem», libero adattamento da «Macbeth» di Shakespeare ad opera di Vincenzo Pirozzi e Rosalba Di Girolamo.
All'Elicantropo, 60 posti, si passa dal classico al contemporaneo, fino al 26 appuntamento «Cassandra» di Christa Wolf, il secondo dei due spettacoli del dittico «peep tragedy» con Cecilia Lupoli, per la regia del padrone di casa Carlo Cerciello; lo spazio vanta un'apprezzata scuola di formazione e ha lanciato gli «Studi eduardiani», approfondimenti mensili sull'opera del drammaturgo partenopeo nella sede della fondazione De Filippo a palazzo Scarpetta.

Igina Di Napoli presenta la Sala Assoli, parte integrante del progetto Casa del Contemporaneo: «Non direi che il nostro è un piccolo teatro, la grandezza non dipende dalla capienza, che è sulle 90 unità. Qui facciamo teatro e molto altro: proiezioni di film, mostre di fotografia, rassegne di musica dalla classica alla contemporanea». L'importante, spiega, «è che i progetti nascano dagli artisti, ci proponiamo come una cantiere in cui l'autore trova spazio per le sue idee. Ad esempio Enzo Moscato da noi è di casa». Da venerdì in scena «7 contro Tebe», l'ultimo paradossale capitolo della trilogia con cui i Sacchi di Sabbia hanno affrontato, insieme a Massimiliano Civica, l'immaginario greco.
Tra i teatri di periferia o inseriti in contesti difficili, il Nuovo Teatro Sanità compie 10 anni di vita; da Natale è chiuso per restauri - dovrebbe riaprire entro un mese - e ha sempre una stagione ricca di nomi: Marina Confalone, Enzo Moscato, Gea Martire, Renato Carpentieri, Nello Mascia, Toni Servillo hanno calcato il palco fondato da Mario Gelardi che conta una capienza di 100 spettatori. Intanto sabato e domenica propone al Chiaja Hotel De Charme il format «Do not disturb Il teatro si fa in albergo», che conduce gli spettatori in stanze segrete: 25 spettatori a replica (sabato alle 19 e alle 20.30, domenica alle 18 e alle 19.30) potranno accedere come discreti ficcanaso in luoghi privati normalmente inaccessibili , per conoscere quel che accade quindici minuti prima che i misteriosi avventori lascino le camere d'albergo. In scena due pièce teatrali, «Alberto», scritta da Mario Gelardi, una delicata dedica a Sordi, interpretata da Marina Cioppa, Gaetano Migliaccio, Giovanna Sannino, e «Due silenzi» di Claudio Finelli, con Carlo Di Maro e Francesco Ferrante. Ad accompagnare gli spettatori, nei panni del concierge, sarà Ciro Burzo.
80 sedute ha il Nest di San Giovanni a Teduccio, passato anche a produrre spettacoli e che allestisce un palinsesto, si legge, di «assi» come Alessandro Preziosi, Alessio Boni e Silvio Orlando.

Il prossimo appuntamento è il 18 e 19 febbraio con «Mamy blues», un progetto di e con Luna Romani. Restando in periferia, a Piscinola però, il Teatro Area Nord, o Tan, è diretto da Lello Serao e Hilenia De Falco che dice: «Facciamo i conti con l'esigenza di offrire al territorio una programmazione popolare e il desiderio di essere un punto di riferimento per il teatro di ricerca». Con 130 posti a disposizione, il 25 e 26 febbraio appuntamento con L'esperimento», di e con Monica Nappo.

Al centro della città sale con situazioni molto diverse. Tra quelle istituzionali il Ridotto del Mercadante (80 posti), per il direttore amministrativo dello stabile partenopeo Mimmo Basso «è sempre più il luogo consacrato ai giovani emergenti e alle produzioni contemporanee. Rispetto alla programmazione di San Ferdinando e della sala grande è il luogo della sperimentazione di linguaggi». Fino al 12 febbraio si replica «Personaecore», debutto nella scrittura e regia teatrale di Sandro Dionisio. Discorso simile per il Piccolo Bellini, 100 posti; il direttore artistico Gabriele Russo commenta: «La drammaturgia d'autore ha spesso bisogno di luoghi più intimi; nel Piccolo diamo spazio anche a rassegne di danza». Ma non è una sala marginale: «Chi entra nella sala grande attratta da spettacoli più noti conosce le proposte di ricerca del Piccolo, come quella recente di Vucciria Teatro». Fino a domenica è in scena «Dopodiché stasera mi butto» di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Andrea Panigatti, Luca Mammoli, regista e coautore Riccardo Pippa. Primo lavoro teatrale del collettivo Generazione Disagio, lo spettacolo è uno strano gioco dell'oca con l'intervento determinante del pubblico che porta uno dei quattro attori-pedine alla casella finale, quella del suicidio.

Devono fare i conti da soli realtà come il de Poche (50 posti) di via Salvatore Tommasi, diretto da Peppe Miale, Massimo De Matteo e Sergio Di Paola che da 20 anni fa corsi di recitazione, regia, canto, dizione, mimo, clownerie, commedia dell'arte. Il Tram, a Portalba, diretto da Mirko De Martino, ospita 60 spettatori e offre ogni anno spazio a produzioni emergenti con qualche chicca come «Groppi d'amore nella scuraglia» scritto in grammelot da Tiziano Scarpa. Addunuje lo ha creato Alan De Luca a via Tribunali: «La nostra capienza è di 50 posti: facciamo spettacoli ad indirizzo turistico con sciantose, ballerine di tarantelle e cantanti di giacca. A questo alterniamo corsi di teatroterapia per disabili e giovani a rischio» dice l'attore che nel suo ex spazio, ancora attivo, Lazzari felici, pure promuoveva un'offerta simile. Mentre Il Pozzo e il Pendolo ha trovato nelle «cene con delitto» una formula per attirare pubblico, al Piccolo di Fuorigrotta resistono le compagnie amatoriali e al CortèSe dei Colli aminei vanno in scena commedie leggere per famiglie.
 

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