The Jackal, ecco il primo libro: «Dobbiamo tutto a un prof delle scuole medie»

The Jackal, ecco il primo libro: «Dobbiamo tutto a un prof delle scuole medie»
di Stefano Prestisimone
Giovedì 1 Aprile 2021, 11:00
5 Minuti di Lettura

«The Jackal. C'è una spiegazione che diamo quando qualcuno ci chiede il motivo di questo nome. Diciamo di essere degli sciacalli perché ci piace fare a pezzi le sequenze dei film che amiamo, per poi rimontarle e remixarle con elementi esterni, arrivando così a creare qualcosa di nuovo. Proprio come gli sciacalli si nutrono delle carcasse che altri animali hanno cacciato e poi abbandonato, noi ci nutriamo di spezzoni di film e di serie tv per farle nostre. Ma la verità è che The Jackal è un nome figo, incredibilmente figo. Ecco perché l'abbiamo scelto». Comincia con un prologo riguardante il loro nome, il libro firmato dal collettivo comico napoletano più celebre d'Italia e intitolato, Non siamo mai stati bravi a giocare a pallone (Rizzoli, pagine 28, euro 17), che non è certo un manuale comico per videomaker ma innanzitutto una storia di amicizia nata alle scuole medie, a Melito, Napoli Nord, seconda metà degli anni '90 e ben prima dell'arrivo di Youtube e dei social network.

Video

Come è nata l'idea del libro, Ciro Capriello, aka Ciro Priello?
«Ci pensavamo da un po', dalla nostra community erano arrivate richieste in tal senso e allora ci siamo detti: perché non raccontare tutto il nostro percorso fin dalle origini? In fondo è una storia magica.

Io e Simone Russo, vero nome Simone Ruzzo, ci conosciamo fin dalle medie, anzi ci eravamo incrociati anche alle elementari. La scelta di far raccontare questa storia a Simone è per avere un solo punto di vista e per legare il tutto. Perché lui è stato sempre dentro, mentre io una piccola parentesi esterna a The Jackal l'ho vissuta, quando anni fa seguivo progetti personali che per fortuna mia non si sono concretizzati».

È una nuova esperienza. Che cosa vi aspettate?
«Come per tutti i video, per il film e per i nostri progetti ho imparato a non aspettarmi mai nulla. Abbiamo voglia di raccontare storie, che riguardano noi stessi e il tempo che viviamo. Il libro è un altro racconto, diverso, e forse è quello a cui teniamo di più perché ci ha dato modo di ripercorrere tutte le vicende che ci hanno portato fin qui. Spesso la vita di oggi ti fa guardare solo avanti con frenesia. Mentre guardare indietro è da saggi».

Colpisce il percorso che dal garage umido di casa Capriello a Melito, dove avete fatto le prime riprese con la telecamera di famiglia e le prime rudimentali parodie, vi ha portati fin qui.
«Al primo video stava per succedere la tragedia. Cancellammo inavvertitamente il saggio di danza di mia sorella. Panico. Ma per fortuna i miei non se ne accorsero. Rileggendo il libro mi sono reso conto che la noia è stato un fattore scatenante della nostra creatività. A Melito la noia imperava e ciò ci ha dato la spinta. Dovremmo imparare ad annoiarci di più. Perché oggi c'è troppo intrattenimento».

Il non essere tifosi di calcio e non essere bravi a giocare a pallone vi ha fatto avvicinare?
«Io, Simone e Francesco Capaldo, aka Francesco Ebbasta, il nostro regista, eravamo un po' isolati rispetto agli altri della classe perché morivamo dietro ai videogame e alla telecamera, per le nostre strambe parodie di film e telefilm. Da qui anche il titolo del libro, perché questo particolare ha una valenza. Come ce l'ha quel professore che ci cambiò la vita».

Ce lo racconta?
«Il nome è Demetrio Salvi e fu una rivoluzione. Perché in classe alle medie, nel gennaio del 99, entrò con un disco tra le mani. Fabrizio De Andrè era morto poche ore prima e ci fece ascoltare le canzoni di un suo disco per poi farci scrivere le nostre sensazioni. Una svolta, lui ci faceva anche vedere dei film d'autore. E noi avemmo il coraggio di far visionare a lui e alla nostra classe il nostro primo corto comico, Tre ladri, tre fessi».

Nel libro, tra i tanti aneddoti, tra cui quello del coinvolgimento di Alessandro Gassman per il video sul supereroe Gas-Man, o del neomelodico inventato, Manuele D'Amore, che fa il verso a Marco Marfè e al «Fragolone» si racconta di come sono entrati nel gruppo Fabio Balsamo e Fru.
«Fabio entrò sei anni fa, al tempo dei video Gli effetti di Gomorra sulla gente. Volevamo un attore esterno e Fabio era già stato provinato da noi per un altro progetto. Per Fru, ovvero Gianluca Colucci, cercavamo uno youtuber giovane per la serie 30 anni il sabato sera. Due scelte felicissime. Dopo di lui sono arrivate Claudia Napolitano e Aurora Leone, le new entry».

Libro a parte, con Fru siete nella squadra di «Chi ride è fuori!», su Amazon Prime.
«Esperienza speciale. Strana e dura per chi sta dentro come noi ed è un comico, perché devi inventarti cose assurde per far ridere gli altri competitor, che invece devono restare seri. Ma mi dicono sia straordinariamente divertenti per gli spettatori». 

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