Totò diventa Don Chisciotte in una graphic novel tratta dal soggetto di un film inedito

Totò diventa Don Chisciotte in una graphic novel tratta dal soggetto di un film inedito
di Salvatore De Rosa
Giovedì 14 Aprile 2022, 13:01 - Ultimo agg. 15 Aprile, 07:11
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Totò aveva un sogno, realizzare un film su Don Chisciotte, l’iconico protagonista del romanzo scritto dallo spagnolo Miguel de Cervantes. Sogno che, per un motivo o per un altro, non riuscì mai a coronare, almeno fino ad oggi.

Infatti, nell’anniversario dei 55 anni dalla sua morte, il principe della risata torna sulle scene protagonista di una graphic novel in cui finalmente veste i panni del cavaliere dalla triste figura. Al suo fianco il fido scudiero Sancio Panza interpretato da Aldo Fabrizi.

Panini Comics presenta il primo volume di «Totò, L’erede di Don Chisciotte», scritto e disegnato dall’autore milanese Fabio Celoni.

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L’opera è stata concepita a partire dal recupero di un trattamento cinematografico mai portato sul grande schermo. Una graphic novel sviluppata in due parti, cui sarà disponibile il primo tempo in libreria e fumetteria a partire da giovedì 21 aprile.

Questo incredibile lavoro nasce da un film perduto di Totò, un soggetto cinematografico originale scritto a più mani da grandi sceneggiatori del passato come Antonio Pietrangeli, Cesare Zavattini, Lucio Battistrada e altri ancora.

Fabio Celoni ha ritrovato questi materiali del 1948 e ha dato vita a un progetto unico, che unisce cinema e fumetto celebrando il grande umorismo di Antonio De Curtis. Il fumettista milanese ha lavorato su ogni dettaglio del volume avvalendosi della preziosa collaborazione della nipote del principe Elena Anticoli De Curtis, curatrice della postfazione del volume. 

Per l’occasione abbiamo intervistato Celoni, autore con una carriera ultratrentennale che lo ha visto collaborare, tra gli altri, con Disney e Sergio Bonelli editore.

Com’è nata l’idea di creare un fumetto con protagonista Totò?

«Avevo intenzione di creare un fumetto su Totò da molti anni, ma rifare un suo film mi sembrava inutile perché erano già perfetti così.

Poi sono venuto a conoscenza di questo soggetto inedito e mi sono messo subito a caccia di questo materiale che era stipato negli archivi del Centro del cinema di Cesena gestito da Antonio Maraldi e ho capito che potevo realizzare quest’opera».

Cosa unisce Totò alla figura del celebre Don Chisciotte?

«Don Chisciotte e Totò sono due personaggi entrambi allampanati, un po’ stralunati, poetici. Ad esempio, il Totò di Pasolini ha grosse similitudini con Don Chisciotte per dei tratti di malinconia e tristezza. E poi ovviamente la comicità perché il romanzo spagnolo è anche molto divertente. Alla fine, entrambi narrano l’essere umano in tutte le loro sfaccettature più profonde e sincere».

Quali sono state le maggiori difficoltà nel realizzare quest’opera?

«Approcciarsi a Totò non è stato facile. Mi ha aiutato il fatto che conosco a memoria i suoi film. La difficoltà più grande è stata quello di farlo parlare. Totò aveva una mente geniale, improvvisava molto sulle scene, aveva un dono unico, una comicità che nessun’altro può avere. Quindi ho cercato di avvicinarmi quanto più possibile al suo modo di parlare, lavorando molto sul senso delle frasi. Anche per il disegno è stato molto complicato. Pensavo che la sua faccia potesse essere più facilmente avvicinabile. Invece la sua grande mimica, data dal movimento delle sue espressioni, era complesso da realizzare ed è stata una bella sfida».

Quanto Napoli deve al suo principe e quanto Totò alla sua città?

«In questo soggetto non si accennava al fatto che Totò veniva da Napoli come quasi sempre accade nei suoi film. In quest’opera ho voluto inserire io questa parte che ritengo fondamentale. Il fatto che Totò sia una maschera universale non toglie il fatto che è profondamente legato a Napoli. La sua città deve molto a Totò e viceversa. Conoscendo bene Napoli capisco i motivi».

Questa può essere la prima di altre opere con protagonista Antonio De Curtis?

«Mi piacerebbe realizzare altre storie con Totò ma dovrebbero essere legate a qualcosa di inedito. C’è un soggetto di Zavattini «Totò il buono» che non si è mai realizzato. In questo caso sarebbe bello trasporre in futuro a fumetti la storia originale pensata per Totò».

A distanza di anni Totò resta un’insuperabile maschera del cinema italiano e mondiale. Esiste un suo erede in tal senso?

«Totò è probabilmente avvicinabile a Chaplin. Forse un po’ lo ha limitato la lingua. Il fatto che la sua sia una comicità molto verbale diventa impossibile da tradurre in altre lingue. La sua arte, però, va al di là dello spazio e del tempo. È riuscito a toccare corde dell’animo umano profonde ed eterne che colgono le varie sfumature del nostro cuore, dalla miseria alla gioia, dalla tragedia alla commedia.
Non esiste un erede di Totò. Come diceva anche Sordi noi siamo degli attori, magari grandi attori e poi c’è Totò che è un’altra cosa venuta dallo spazio».

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