Se le memorie di Adriano sono a colori. Forse Marguerite Yourcenar l’aveva pure immaginato, lei che di questo imperatore illuminato e della sua villa-cittadella delle meraviglie a Tivoli aveva colto nel profondo tutta la portata. Fatto sta che Villa Adriana va oltre il candore lattiginoso di marmi e stucchi. I suoi monumenti erano a colori. Sgargianti e raffinati, a orchestrare ornamenti naturali e scene mitologiche, ghirlande e festoni, motivi a grottesche a gareggiare con quelle della Domus Aurea, le stesse che avevano suggestionato Raffaello nella sua gita fuori porta. Ci sono le prove.
Lo testimonia un giacimento di intonaci e stucchi dipinti, un deposito sotterraneo di frammenti pittorici di tale quantità e raffinatezza da lasciare stupefatti gli stessi archeologi che li hanno trovati. Una scoperta degna di un romanzo. Che riscrive però, senza fiction, la storia di Villa Adriana. L’operazione è frutto del lavoro di un team di esperti guidato dal direttore Andrea Bruciati e da Giuseppina Enrica Cinque del Dipartimento di Ingegneria dell’Università Tor Vergata e di una campagna di indagini condotta anche con strumenti tecnologicamente innovativi. Strategica la collaborazione con gli speleologi de I Sotterranei di Roma, che si sono calati nella “grotta”.
Il ritrovamento è avvenuto in un ambiente ipogeo, profondo oltre tre metri, nascosto da strati di terra sotto un complesso di strutture d’età adrianea (II secolo d.C.) che languono in una parte esclusa dal circuito turistico della Villa.
LA SORPRESA
Ma è il loro ventre ad aver restituito la vera sorpresa. «Siamo di fronte ad un giacimento di pitture - spiega Bruciati - ad un vero e proprio tesoretto che ci permette oggi di apprezzare le fonti storiche, come gli encomiastici giudizi di Pirro Ligorio in merito alle “grottesche” di Villa Adriana». «I frammenti pittorici raccolti in questo deposito provengono dai vari complessi dislocati nell’area della Villa - continua Bruciati - Da tempo gli studiosi si interrogavano sugli apparati decorativi e, in particolare, su quelli pittorici, dei quali restano in situ solo parti irrilevanti: tanto esigue da non permettere studi esaustivi. Eppure, le notizie antiquarie ponevano in luce la ricchezza di tali pitture: grottesche, vedute e stucchi policromi, della cui presenza si ha memoria dagli albori del Rinascimento e fino all’800 inoltrato. Ora - sottolinea Bruciati - abbiamo le testimonianze della pittura adrianea».
IL PROGETTO "VALLE PICTA"
E si può misurare tutto il ruolo “ispiratore” dell’arte rinascimentale. Le cronache, d’altronde, parlavano di «portici sublimi», pavimenti come «tappeti dipinti» e «muri coperti di drappi tessuti in oro». Dai primi saggi si è accertato che il deposito sotterraneo si estende ancora di più. Intervenire però è rischioso. Per porre rimedio alla situazione riscontrata, Bruciati ha promosso il progetto “Valle Picta”: «L’obiettivo è ricercare fondi necessari per fermare il degrado, porre in sicurezza gli edifici e ampliare le indagini. E far rientrare tali edifici nel circuito turistico».