Morto Vittorio Paliotti, fu voce della storia di Napoli

Uomo di grande cultura e per questo umile, conosceva alla perfezione uomini e storie che hanno fatto di Napoli la città più misteriosa e affascinante del mondo

Vittorio Paliotti
Vittorio Paliotti
di Ugo Cundari
Lunedì 15 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16 Maggio, 07:34
4 Minuti di Lettura

Era orgoglioso, al contrario di altri, di definirsi uno scrittore napoletano, e adesso che se n'è andato, nella sua casa in via Carlo Poerio per un improvviso arresto cardiaco, mentre lavorava a un nuovo saggio su curiosità storiche della città, di Vittorio Paliotti sentiranno la nostalgia tutti quelli che hanno amato dei suoi innumerevoli libri tradotti in molte lingue l'anima candida partenopea, quella che contraddistingueva anche la sua persona.

Uomo di grande cultura e per questo umile (citava Anna Arendt, secondo la quale l'umiltà è «la prima dote di chi voglia essere seriamente attento a quello che succede nel mondo»), nato il 28 luglio 1930, conosceva alla perfezione uomini e storie che hanno fatto di Napoli la città più misteriosa e affascinante del mondo.

Chi ha avuto il privilegio di entrare nella sua casa ricorderà per sempre le lunghe scaffalature piene di libri di ogni genere che salivano fino al soffitto, e lui che si sedeva sulla sua poltrona preferita, al centro di una delle tante stanze biblioteche, e dopo aver ascoltato con serietà l'interlocutore diceva la sua, spesso consigliando il testo preciso dal quale trarre maggiori informazioni per continuare le ricerche.

Tra le sue più grandi collezioni c'erano quelle di fumetti, genere al quale pure ha dedicato studi appassionati, a cominciare dal suo amatissimo Tex Willer.

Giornalista, scrittore e commediografo, a lungo firma de «Il Mattino», esordì giovanissimo sulle colonne del «Candido» di Giovannino Guareschi per poi scrivere per i più venduti settimanali come «Oggi», «Gente», «Epoca», emigrando a Milano per fare carriera, ma poi tornando nella sua città, quasi il canto delle sirene lo avesse richiamato.

Nel 1973, a 43 anni, passò alla Rai come autore di documentari e, poco dopo, sceneggiatore televisivo, il suo primo lavoro fu «Storie della camorra» con protagonisti Massimo Ranieri, Luigi Vannucchi, Renzo Palmer e Mariano Rigillo. Alla camorra ha dedicato diversi saggi, saccheggiatissimi, come Storia della camorra dal 500 ai giorni nostri (Newton&Compton). Ma non solo di camorra ha scritto come saggista. La sua cultura erudita gli ha permesso di firmare opere dettagliate e ricche di aneddoti sui quartieri di Napoli, da Forcella a Santa Lucia, e poi ha scritto del Salone Margherita, della canzone napoletana, di San Gennaro, del Vesuvio, di Totò, di Capri.

Ci teneva a mettere in luce i primati nascosti della sua città, disseminati in tante sue opere, come la stampa del primo giornale italiano con disegni umoristici, il primo rotocalco e i primi fumetti, la prima fabbrica di dischi e i primi manifesti a colori. Paliotti studiava la storia dimenticata di Napoli e la raccontava, perché non si perdesse la memoria. Scrisse di Paola Riccora, una casalinga che con una sua commedia diede modo a Eduardo De Filippo di mettersi in luce; di Salvatore Ragosta, un ferroviere che con un testo teatrale lanciò Raffaele Viviani; di Alberto Della Valle, un illustratore che conferì un volto a Sandokan e agli altri eroi di Emilio Salgari. Paliotti è stato anche un prolifico romanziere (Spara amore mio, La luna fredda), e per il teatro ricordiamo «Casa con panorama» messa in scena da Giuseppe Di Martino con musiche di Roberto De Simone e protagonisti Angela Luce, Ugo D'Alessio e Vittorio Mezzogiorno, «Ho sposato la più grande» con protagonisti Luisa Conte e Pietro De Vico. 

Se Paliotti assomigliava a uno scrittore finemente napoletano come lui, questi era Giuseppe Marotta, del quale era amico e di cui ha curato alcune sue opere postume come Il teatrino del Pallonetto e Di riffe o di raffe.

I funerali si terranno, probabilmente, domani mattina, nella chiesa di santa Caterina a Chiaia. Signori napoletani come Paliotti si nasceva, un tempo, e come lui ne sono rimasti davvero pochi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA